Qualitel, costo o investimento per la Rai? Scambio di opinioni sul Corriere
News inserita da: Giorgio Scorsone (Giosco)
Fonte: Il Corriere della Sera
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Televisione
mercoledì, 22 ottobre 2008 | Ore: 00:00

Proponiamo qui di seguito i due interventi in forma integrale:
Vorrei intervenire sul «caso qualitel», opportunamente posto dal Corriere del 21 ottobre. Da circa un anno presiedo il comitato di esperti incaricato di elaborare il progetto di monitoraggio della qualità dei programmi Rai e della corporate reputation dell'azienda nel suo Insieme. Una qualità non indistinta, ma intesa come «valore pubblico» dei programmi, dall'intrattenimento alla fiction, all'informazione. Il progetto è adesso nelle mani dell'azienda e il comitato ha contribuito anche, con le strutture Rai, alla redazione del capitolato che ne è scaturito perché gli istituti del settore possano fare la loro offerta per la sua realizzazione. È prematuro parlare quindi di cifre, finché non ci saranno state le relative proposte dei soggetti interessati. Quanto all'operazione in sé, il punto è se il qualitel debba essere considerato un costo o un investimento della Rai. lo ritengo che sia un investimento. Il comitato che ha lavorato sul problema (con passione e gratuitamente), nell'elaborare il progetto ha fatto molte verifiche e ascoltato molti operatori della comunicazione. Il favore verso il qualltel è stato unanime, non solo da parte del pubblico e del mondo degli artisti e degli autori, ma anche degli inserzionisti pubblicitari: molti di loro hanno chiesto esplicitamente di poter disporre di un riferimento più selettivo, oltre al dato degli ascolti offerto da Auditel, per poter indirizzare meglio i propri investimenti in tv. Infine la scommessa di fondo che è dietro il qualitel: esso, se a valle è una misurazione del gradimento del pubblico, a monte può diventare un orientamento editoriale per l'azienda a fare meglio: e se farà meglio la Rai, saranno costretti a fare meglio anche gli altri competitori del grande mercato televisivo. Per questo vale la pena di tentare.
Giuseppe Sangiorgi
Con tutto il rispetto, ma ci sarà pure una ragione perché a nessuno è mai venuto in mente di elaborare un Qualitel per l'editoria. È proprio necessario un comitato di esperti per giudicare la qualità di un libro? Ci vogliono comitati e istituti di ricerca per giudicare un programma tv? Se i direttori di rete fossero scelti non in base alla loro appartenenza politica ma secondo criteri di professionalità, il problema della qualità sarebbe risolto. Quanto agli inserzionisti pubblicitari, a loro Auditel basta e avanza.
Aldo Grasso