Medici flop in tv: tre serial italiani ''uccisi'' dall'audience
News inserita da: Giorgio Scorsone (Giosco)
Fonte: Il Corriere della Sera
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Televisione
lunedì, 03 novembre 2008 | Ore: 00:00

Ed è così che in breve tempo importanti investimenti sono andati persi, inesorabilmente falciati dalla mannaia dell'Auditel che ha costretto le reti (Rai e Mediaset) a caramboleschi cambi di palinsesto e a improvvise variazioni di canale e di orario. Oppure alla chiusura. In un solo mese, le fiction ospedaliere sospese sono state tre. Tutte e tre nuove produzioni.
Il 24 ottobre l'ultima interruzione: «Terapia d'urgenza». «Si ritiene - spiegava la nota di Raidue - che il prodotto abbia reso molto meno delle sue potenzialità». Che tradotto, significa otto puntate trasmesse sulle diciotto previste, con una media tra il 6 e il 7% di share, scesa al 5,83% dell'ultimo episodio. Anna Mittone, la sceneggiatrice, ammette la debacle: «Abbiamo cercato di discostarci dal melo-tragico stile "Capri", cercando di fare un passo verso prodotti più autoriali. Ma il pubblico adulto ama lo stile di Raiuno e quello più giovane si è raffinato». Quindi, un coraggioso mea culpa: «Siamo lontani dalla fiction americana. Poi, con la crisi, la gente è meno disposta ad incupirsi. Una signora mi ha detto: già assisto mia suocera malata, non voglio ritrovarmi in ospedale anche guardando la tv».


Ma scorrendo l'elenco delle ultime serie mediche italiane, il triste copione della disfatta è tutt'altro che infrequente: «Nati ieri» è stata sospesa nel 2007 da Canale 5; «Medicina Generale», andata in onda su Raiuno a febbraio 2007, con una media vicina al 22%, fu sospesa e ritrasmessa lo scorso maggio, scendendo sotto il 17%. Nel frattempo, la criptica scelta della Rai di avviare la produzione della seconda serie. Pare lecito parlare di accanimento terapeutico.
Ma non si spiega il successo duraturo delle molte serie tv mediche «d'importazione»: da «E.R.», alla 15esima edizione, a «Doctor House» alla quinta come «Grey's Anathomy» e «Nip/Tuck». E poi ancora «Scrubs», all'ottava. Non si spiega. O forse sì?
Chiara Maffioletti
per "Il Corriere della Sera"
per "Il Corriere della Sera"