La televisione generalista sta invecchiando per certi suoi programmi
News inserita da: Simone Rossi (Satred)
Fonte: La Repubblcia

Lo sbadiglio che ha sottratto pubblico all'amatissima gloria nazionale Pippo Baudo, e il singhiozzo che non ha smosso neppure un fan dall'ancor più amata diva epocale Maria De Filippi, triplicando gli ascolti di Canale 5 rispetto a quelli di RaiUno (il sabato sera poi, momento di scontro frontale tra i canali Rai e Mediaset) ha riproposto l'antica e irrisolta discussione tra qualità e trash, con la lacrimosa conclusione che essendo il popolo italiano portato al trash, al punto di non ribellarsi alle drammatiche quotidiane esternazioni Cicchitto-Gasparri, è ovvio che la qualità non paghi.
Con tutto il rispetto per la passione creativa di Baudo, ci si chiede perché il suo programma Serata d'onore venga definito di qualità: non basta evitare risse, parolacce, freddure, volgarità, assalto di scorpioni, finti amorazzi, talpe e isole, tronisti e mamme che ritrovano le nonne, non basta invitare Giannini, Sandrelli, Spaak e i De Sica, per evitare la barba e fare qualità.
È il tipo di programma, il varietà anche elegante, con presentatore in smoking che invita personaggi che dicono due cose veloci tutti contenti, e magari balletti e cantanti e comici, un tempo appassionante, che non regge più: trattandosi di uno spettacolo che rifulgeva negli anni 60, e al pubblico bonario dell'epoca appariva o era davvero, sofisticato e intelligente, e che per forza ora risulta invecchiato e neanche precocemente, da testamento biologico. Quella qualità che in questo caso rivendicano i responsabili della Rai, non è neanche modernariato ma addirittura archeologia: e si aspetta con un senso di horror il nuovo Festival di Sanremo, tra le trasmissioni più antiche della televisione, e come l'eroico e temerario Bonolis riuscirà a ringiovanirlo, dandogli quel tocco di trash che gli restituisca la vitalità, quindi la qualità, perduta nel rigor mortis delle ultime edizioni chic.
Anche il fior fiore delle trasmissioni spazzatura teme che si arrivi alla raccolta differenziata se non addirittura agli inceneritori della cancellazione, anche se alcune di queste continuano ad essere viziate da alti ascolti ottenuti aumentando la dose dell'horror: vedi sabato sera, mentre il bon ton baudiano naufragava nel minuetto incipriato, Emanuele Filiberto di Savoia, apparendo come Madonna di Medjugorje a una povera signora molto malata, riusciva a strapparle un mesto sorriso, e solo la mente da Torquemada della grande De Filippi poteva arrivare a tanto.
Perché anche il trash sta invecchiando, come i pur giovani (di età) conduttori-dittatori, e pure l'informazione, superficiale, incompleta spaventata e talvolta addirittura mendace dei telegiornali, e farraginosa nei talk show in cui non si arriva mai a capo di nulla, non solo per i troppi chiacchieroni (va meglio quando sono uno solo o al massimo due) ma anche per l'opinionismo scemo di alcuni e per la rigorosa distribuzione maggioranza-opposizione, per di più con sempre le stesse facce, decrepite a furia di mostrarsi.
Eppure è proprio nell'informazione e in qualche trasmissione di intrattenimento, che s'incontra ancora la buona televisione, la televisione di qualità: purtroppo soprattutto in quella rete, RaiTre, contro cui si scaglia minacciosamente il premier e che è il rifugio di quella minoranza (di sinistra? Mah!) che pure paga il canone e avrebbe quindi il diritto di avere almeno dalla Rai un po' di teledivertimento, senza dover abbonarsi, altra spesa che non tutti si possono permettere, a Sky, dove fiction e serial sono di altissimo livello.
Il problema è che invecchiano anche quelli che non si vedono, funzionari, direttori, programmisti, consiglieri, massimi capi, più o meno sempre gli stessi spostati qua e là per ragioni solo politiche, salvo poi eleggere alla presidenza della commissione di vigilanza una persona dell'opposizione certo di grande valore però ottantacinquenne e comunque impossibilitato a insediarsi per occupazione della poltrona che gli spetta da parte di uno svelto 52enne, però evidentemente di pratica quanto mai bacucca. Se la televisione tende alla decrepitezza tenendo alla larga tutto ciò che è nuovo, personaggi e trasmissioni e idee e sperimentazioni e azzardi, asservita alla politica, anche lei sempre più vecchia, che ne teme l'eventuale qualità per lasciarla libera di imporre la sua povertà intellettuale, è ovvio che anche il pubblico passi direttamente dall'infanzia alla senescenza. Magari, per i giovani, potrebbe essere non una privazione ma un grande vantaggio.
Natalia Aspesi
per "La Repubblica"
(25/11/08)