News inserita da: Giorgio Scorsone (Giosco)
Fonte: AGI

«Rifarei tale e quale la vignetta sull’aumento delle cubature dei cimiteri»; ha ribattuto alla Santanché, che gli ha rimproverato di non aver avuto rispetto per le vittime del terremoto: «Cosa avrebbe fatto se suo figlio fosse rimasto sotto le macerie?». E poi: «Vorrei che lei mostrasse le palle e facesse una bella vignetta contro Maometto e gli islamisti ma non lo fa perchè lei è servo di una parte politica, lei è abituato a farsi mantenere come servo da una parte politica. Mi quereli, per me sarebbe un onore. Lei è un giullare che prende in giro i morti».
«Ritengo che la satira, come anche l’informazione, non dovrebbe avere limiti, dovrebbe andare a fondo delle cose. Se il potere costituito diventa l’arbitro dei limiti, potrebbe accadere che i famosi paletti via via arretrino fino a determinare un piccolo campo di concentramento», ha detto Vauro. Alla Santanché che gli contestava di essere iscritto a un partito della sinistra, il vignettista ha ribattuto: «Non sono più nel partito dei comunisti italiani da quando quel partito non ha preso una posizione ferma, cioè non ha fatto cadere il governo Prodi, nel momento in cui rifinanziava la missione italiana in Afghanistan, ma sono ancora comunista».
«Bertinotti è uno dei più permalosi, mi ha dato del barbaro e del nocivo per la sinistra». Parola di Vauro, che a Otto e mezzo risponde a una domanda di Lilli Gruber su come reagiscano i politici alle sue vignette. E prosegue: «Mi sono sempre vantato che nessun politico ha mai chiesto in omaggio una mia vignetta, e questo significava che era satira e non piaggeria».
«Io gliel’ho chiesta», interloquisce Daniela Santanché, sua antagonista in studio. «Ma io non gliel’ho data», ribatte Vauro. «Confesso una eccezione: Crosetto, che era presente alla trasmissione di Annozero, mi ha chiesto l’originale di una delle vignette che avete mostrato, e io gliel’ho regalata: forse ora l’avrà nascosta sotto un materasso, era quella della via crucis, il corpo del reato. E poi, come li chiamate al Billionaire?, qualche pervenu della politica...», punzecchia, scatenando nuovamente le ire della Santanché: «Dottoressa Gruber, mi sembra ora di far tacere questi piccoli uomini! Il Billionaire dà da lavorare a 150 persone, anziché rubare i soldi come fa lei, Vauro; quando parla di me i suoi argomenti sono o il Billionaire o il silcone».
«Ritengo che lei mi stia rubando i soldi», proclama; «se riuscissi a rubare i suoi soldi mi sistemerei», replica lui, che per tutta la trasmissione lascia cadere le ripetute provocazioni della sua antagonista, mantenendo un invidiabile aplomb (a parte l’evidente rossore alle gote e gli occhi che di tanto in tanto sgranava, di fronte alle bordate più massicce).
E di nuovo Vauro si difende dall’accusa della Santanché di non avere il coraggio di attaccare Maometto, «mentre è facile prendersela con il papa che non spara»: «Nella Kabul dei talebani, dove ogni forma d’arte era vietata, ho affrescato quattro pareti per l’ospedale di Emergency: quei disegni ci sono ancora, erano le pareti dell’ospedale pediatrico». «Domani (oggi, ndr) farò un altro sit in contro questa vergogna - proclama la Santanché, - lei è una persona che mortifica la nostra cultura cristiana, che andrebbe censurata non dal potere politico ma dagli italiani. Il Movimento per l’talia protesterà domani davanti alla Rai».
«È una incitazione al linciaggio», ribatte Vauro. «Ringrazio di cuore i tanti italiani che in questi giorni mi hanno dimostrato affetto e solidarietà: ieri ho ricevuto la telefonata di volontari della protezione civile che non avevano creduto a una parola di quello che si diceva contro di me, e un telegramma dell’Associazione partigiani d’Italia». «La parte politica di cui è servo», taglia corto la Santanché.