Se dal calderone dei mitici Anni ’80 si pescassero parole come Pentapartito, Cernobyl, Margaret Thatcher, Live Aid, Muro di Berlino, terremoto (oggi in Abruzzo, allora in Irpinia), Vhs e Walkman, probabilmente ne avremmo soltanto una visione parziale.

 

Se invece lasciassimo spazio ai grandi e piccoli film di quel periodo, le immagini su celluloide non direbbero nulla di quanto accennato in precedenza, ma centrerebbero più facilmente il difficile compito di spiegare un’epoca sì complessa e problematica. Sicuramente un’età dell’oro per chi quei problemi non se li poneva.

 

Iris, il canale free del digitale terrestre Mediaset, dedica alla spensieratezza e alla spregiudicata ricchezza di quel decennio, un ciclo di film per ricordare il fascino tutto italiano della Milano da bere.

 

Cosa resterà di questi Anni ’80, dal 10 giugno 2009, ogni mercoledì, in prima serata ripercorre, con una rassegna di pellicole scanzonate e popolari, i sogni e i miti di un’intera generazione di teenager cresciuti con il mito del Self Made Man americano.

 

Una ventata di nostalgia e divertimento raccontata in produzioni diventate veri cult, come quelle di Carlo Vanzina che, grazie ad artisti oggi affermati ma trent’anni fa all’inizio della carriera, hanno dato corpo e voce alle grandi e piccole debolezze del popolo italiano, sempre un po’ sornione, talvolta greve, ma sempre nell’ambito della brava gente.

 

Tra gli interpreti, spiccano i Jerry Calà, che al grido di libidine, doppia libidine, libidine col fiocco, incarnavano lo stereotipo dello yuppie de’ noantri, modaiolo e strafottente o, come Carlo Verdone, maccheronico esponente di un’Italia un po’ pecoreccia e felicemente inconsapevole della propria mediocrità. Oppure Lino Banfi, involontario outsider del profondo Sud, quasi sempre al centro di situazioni al limite della volgarità più becera, lontano anni luce da personaggi più modaioli come quelli interpretati da Massimo Boldi, sempre ironico e menefreghista, forse il più radicale esponente di quella Milanotanto ostentata in quegli anni. E ancora Renato Pozzetto e Diego Abatantuono, eclettici quanto stralunati nei loro personaggi grotteschi, fuori dagli schemi e per questo esilaranti mosche bianche in grado di mostrare le mille incongruenze di un periodo tanto complesso da meritarsi appellativi autorevoli quanto dissonanti come anni di fango ed epoca dell’edonismo reganiano.

 

 

Il ragazzo di campagna (Franco Castellano e Giuseppe Moccia - 1984)

con Renato Pozzetto e Massimo Boldi

Acqua e sapone (Carlo Verdone - 1983)

con Carlo Verdone, Christian De Sica e Elena Fabrizi

L’allenatore nel pallone (Sergio Martino - 1984)

con Lino Banfi e Andrea Roncato

Ricchi, ricchissimi… praticamente in mutande (Sergio Martino - 1982)

con Pippo Franco, Edwige Fenech, Lino Banfi e Renato Pozzetto

Cane e gatto (Bruno Corbucci - 1982)

con Bud Spencer e Tomas Milian

Roba da ricchi (Sergio Corbucci - 1987)

con Laura Antonelli, Lino Banfi, Paolo Villaggio e Renato Pozzetto

Viuuulentemente mia (Carlo Vanzina - 1982)

con Diego Abadantuono e Laura Antonelli

 

Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio (Sergio Martino - 1983)

con Lino Banfi e Johnny Dorelli

Rimini Rimini (Sergio Corbucci - 1987)

con Jerry Calà, Laura Antonelli e Andrea Roncato

Com’è dura l’avventura (Flavio Mogherini - 1988)

con Paolo Villaggio e Lino Banfi

Italiani a Rio (Michele Massimo Tarantini - 1987)

con Mauro Di Francesco, Leo Gullotta e Silvio Spaccesi

In viaggio con papà (Alberto Sordi - 1982)

con Alberto Sordi e Carlo Verdone

Bianco, rosso e verdone (Carlo Verdone - 1981)

con Carlo Verdone e Elena Fabrizi

Il conte Max (Christian De Sica - 1991)

con Christian De Sica, Ornella Muti e Anita Ekberg

 

Da grande (Franco Amurri - 1987)

con Renato Pozzetto e Giulia Boschi

 

Mia moglie è una strega (Franco Castellano, Giuseppe Moccia - 1981)

con Renato Pozzetto e Eleonora Giorgi

 

Mi faccio la barca (Sergio Corbucci, - 1981)

con Christian De Sica, Laura Antonelli e Johnny Dorelli