Le reazioni dei consumatori alla relazione annuale Agcom
News inserita da: Giorgio Scorsone (Giosco)
Fonte: Digital-Sat (com. stampa)
T
Televisione
martedì, 07 luglio 2009 | Ore: 00:00
Pubblichiamo quattro comunicati stampa di altrettanti diverse associazioni di consumatori che rispondono, in maniera molteplice, alla relazione annuale dell'Agcom presentata questa mattina dal commissario Corrado Calabrò e i cui tratti salienti potete leggere su Digital-Sat.
ADUC - La relazione annuale dell'Agcom è simile ad un rapporto di un osservatorio sullo stato dell'arte nelle comunicazioni italiane. Vengono elencate problematiche in essere, prospettive future e passi in avanti compiuti. Il tono della relazione è comunque improntato ad un moderato ottimismo: e, come osservava Victor Hugo, niente è più irresistibile di un'idea il cui tempo sia giunto. Così chiude Calabrò la sua relazione.
Il nostro osservatorio come Aduc, invece, non permette di predicare ottimismo. E' un punto di vista minimalista che guarda al quotidiano degli utenti italiani, grazie alle migliaia di segnalazioni giornaliere che per oltre la metà riguarda proprio gli operatori delle comunicazioni. Si va dai metodi paramafiosi della Rai per estorcere il canone, a Sky e Mediaset con problematiche contrattuali e disservizi. Per non parlare dei patemi quotidiani riservati dai gestori telefonici ai loro clienti, a cominciare dalle mancate attivazioni, non solo di servizi in banda larga, ma pure della linea base. Un panorama fatto di un'abnorme quantità di regole e sistematico mancato rispetto delle stesse (par condicio ignorata; quando partono gli spot in tv continua ad essere aumentato il volume di trasmissione; nonostante il divieto imposto da Bersani, continuano le richieste di penali per il recesso da un contratto; ecc.)
Codacons - In relazione alle dichiarazioni di Calabrò e del Viceministro alle Comunicazioni Paolo Romani, secondo i quali sarebbe possibile un anticipo dello spegnimento definitivo della tv analogica rispetto alla data del novembre 2012, il Codacons dice no al passaggio fino a che almeno la Rai non assicuri un grado di copertura del servizio pari al 99 per cento della popolazione per ciascuna delle tre reti televisive nazionali. Per il Codacons, cioè, bisogna garantire come minimo quanto era previsto nell’ultimo Contratto di Servizio con la Rai per il segnale analogico. Non è possibile, infatti, accorciare i tempi quando a pagarne le conseguenze sono solo ed esclusivamente gli utenti, sia perché costretti in tempi brevi a comperare il decoder, quando per i produttori di tv si è resa obbligatoria l’introduzione del digitale solo ad aprile, sia perché sono solo loro a pagare per le inefficienze dei produttori di decoder.
UNC - “La larga banda in Italia è una necessità, soprattutto per la pubblica amministrazione che deve informatizzarsi adeguatamente per offrire ai cittadini servizi degni di un paese realmente civile secondo il progetto preannunciato dal ministro Brunetta”. È quanto dichiara Massimiliano Dona, esprimendo vivo apprezzamento per la relazione del presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, Corrado Calabrò.
MDC - “Luci e ombre sulla relazione di Calabrò: siamo consapevoli che l’Autorità ha fatto molto nell’ultimo anno. Purtroppo, però, gli importi delle sanzioni sono risibili, se commisurate alle truffe perpetrate e ai bilanci dei grandi operatori di TLC, unitamente a una magistratura amministrativa troppo poco sensibile alle necessità e alle ingiustizie subite da milioni di utenti italiani, dimostrano che c’è ancora molto da fare”.

Il nostro osservatorio come Aduc, invece, non permette di predicare ottimismo. E' un punto di vista minimalista che guarda al quotidiano degli utenti italiani, grazie alle migliaia di segnalazioni giornaliere che per oltre la metà riguarda proprio gli operatori delle comunicazioni. Si va dai metodi paramafiosi della Rai per estorcere il canone, a Sky e Mediaset con problematiche contrattuali e disservizi. Per non parlare dei patemi quotidiani riservati dai gestori telefonici ai loro clienti, a cominciare dalle mancate attivazioni, non solo di servizi in banda larga, ma pure della linea base. Un panorama fatto di un'abnorme quantità di regole e sistematico mancato rispetto delle stesse (par condicio ignorata; quando partono gli spot in tv continua ad essere aumentato il volume di trasmissione; nonostante il divieto imposto da Bersani, continuano le richieste di penali per il recesso da un contratto; ecc.)
Questa è la giungla delle comunicazioni italiane. E temiamo rimanga tale nonostante l'avvento del digitale terrestre, il sempre maggiore peso di Sky (che in questi giorni sta aumentando il costo dei pacchetti), il calo della quota di mercato di Telecom Italia nella telefonia fissa e nonostante gli investimenti promessi dal Governo per stimolare la diffusione della banda larga.
In questo quadro l'opera dell'Agcom sembra di retroguardia, nel senso che oggi risolve i problemi di ieri (o tenta di metterci un tampone). Ma allora cosa serve un'Autorità (pseudo) indipendente? Conviene cambiare o chiudere!
In questo quadro l'opera dell'Agcom sembra di retroguardia, nel senso che oggi risolve i problemi di ieri (o tenta di metterci un tampone). Ma allora cosa serve un'Autorità (pseudo) indipendente? Conviene cambiare o chiudere!
Per cambiare, facciamo due proposte concrete all'Agcom:
1 - chieda al Governo di decuplicare le sanzioni comminabili a tv e gestori telefonici che non rispettano le normative. "Moral suasion" e multe mignon non servono a combattere il malcostume imperante tra gli operatori;
2 - prenda atto dell'impossibilità di recidere il cordone ombelicale tra Rai e partiti, e porti avanti, per quel che sono le proprie responsabilità, l'unica proposta potenzialmente risolutiva: la privatizzazione della tv di Stato.
2 - prenda atto dell'impossibilità di recidere il cordone ombelicale tra Rai e partiti, e porti avanti, per quel che sono le proprie responsabilità, l'unica proposta potenzialmente risolutiva: la privatizzazione della tv di Stato.

Per questo il Codacons chiede a Governo ed Authority di stabilire precise garanzie per i consumatori:
1) Obbligo per le case produttrici di decoder di introdurre la funzione di aggiornamento automatico del software via etere, senza dover ricorrere all’assistenza tecnica. Sono migliaia i consumatori che hanno acquistato in anticipo decoder orami tecnicamente superati.
2) Obbligo per i produttori di vendere solo decoder che prevedono la possibilità tecnica di registrare un programma digitale mentre se ne sta vedendo un altro (attualmente possibile solo per pochissimi decoder).
3) Ritiro immediato dal mercato di tutti i decoder con una sola presa scart.
4) Obbligo per la Rai di mettere in chiaro tutti i suoi programmi satellitari e digitali. Gli italiani pagano già il canone alla Rai, non si capisce perché alcuni canali debbano essere visibili solo per gli abbonati Sky. Inoltre saranno in molti i consumatori che, in assenza del segnale digitale, saranno costretti ad acquistare parabole satellitari per ovviare ai disguidi dello switch-off. Una ragione in più perché ci sia una nuova piattaforma Rai, alternativa a Sky, con tutti i programmi in chiaro. No, però, all’ennesimo modulo esterno per adeguare i decoder satellitari free to air.

“L’Italia - conclude Dona - non può restare immobile ed aspettare che i venti della recessione si plachino: deve scuotersi ed avviare un radicale processo di ammodernamento per essere in grado di competere con gli altri paesi industrializzati”.

Commenta così Francesco Luongo, responsabile del Dipartimento Nuove Tecnologie e Servizi a rete del Movimento Difesa del Cittadino (MDC), la relazione annuale dell’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni.
“Per il 2009 – continua Luongo del Movimento Difesa del Cittadino - sarà essenziale procedere nell’opera di vigilanza e repressione degli abusi sul fronte dei servizi non richiesti, nonché della number portability e potenziare la trasparenza delle offerte dando il via a motori di ricerca delle tariffe certificati su cui la nostra associazione di consumatori ha espresso un giudizio più che positivo in sede di consultazione”.