Primo interrogativo. E’ autorizzata la nascita del gigante? Al momento sembra proprio di no. Trattandosi di una “operazione di concentrazione” tra soggetti operanti nel sistema integrato delle comunicazioni, l’operazione Tivusat è stata notificata (con ritardo) ad Agcom, come previsto dall’art. 43 comma 1 del testo unico sulla tv, e (presumo) all’Antitrust. Ha avuto un via libera da queste Autorità? Non risulta. E come si può far partire la piattaforma visto che, come è noto, la notifica senza un via libera equivale a una condizione sospensiva? E all’Antitrust europeo è stata notificata? E con quali esiti? Sarebbe bene che nella cerimonia di domani i promotori di Tivusat dessero qualche risposta.
Secondo interrogativo. Obiettivo del gigante sarebbe quello di muovere guerra a Sky. E fin qui nulla di male, se la concentrazione sarà approvata. Al più avrà qualche conseguenza sugli obblighi imposti a Sky dall’Ue al momento della fusione Stream-Telepiù. Il guaio è che la guerra a Sky comporterebbe, prima o dopo, l’uscita dei canali generalisti Rai dalla piattaforma Sky. Per vederli, alcuni milioni di abbonati a Sky, che pure pagano il canone, dovrebbero munirsi di un nuovo decoder che appunto verrebbe presentato domani. Questa scelta non è compatibile con l’art.26 del contratto di servizio tra Rai e Governo che prevede un obbligo di offerta dei programmi Rai in tutte le piattaforme. Che questo obbligo sussista lo ha detto anche l’ultima relazione Agcom (a pag. 197). Oltre che violare il contratto di servizio, imporre un nuovo decoder a milioni di famiglie che pagano il canone sarebbe comunque uno schiaffo all’idea stessa di servizio pubblico. Anche su questo aspetto risposte dalla cerimonia di domani.
Paolo Gentiloni