Rai Storia dedica uno speciale a 70 anni dalla nascita di Giorgio Gaber
News inserita da: Simone Rossi (Satred)
Fonte: Digital-Sat (com.stampa)

A rendergli omaggio, il neo direttore di Raitre Antonio Di Bella, nella inedita versione di chansonnier, che con la chitarra ripercorrerà musicalmente le tappe di quella Milano così affascinante: Antonio Di Bella: “Era la Milano di Paolo Grassi, del Piccolo Teatro, di Strehler, di Mamì, della mala. Era la Milano in cui cantava gente come Jannacci e Dario Fo' che, non tutti lo sanno, è un bravissimo cantante... E in questo clima arriva Gaber che ha varie fasi, quasi un Picasso, dalla fase blu, alla fase d'amore, fino alla fase dada di queste canzoni stralunate” afferma Di Bella.
Nel documentario Emanuele Bevilacqua, Edmondo Berselli, Paolo Dal Bon, Ombretta Colli, Dario Fo, Dalia Gaberscik, Sandro Luporini ed Enzo Jannacci sono ospiti fondamentali per capire il percorso di trasformazione di un acuto osservatore del costume, capace di prevenire e vedere oltre, mai banale, attento alle inquietudini della società. Una sintesi così originale di teatro, satira, musica, poesia, che pero’ oggi ha degli eredi? Di Bella: “Gaber è irripetibile però ci sono pezzi di gaberismo in molti cantanti. Ogni anno poi ci sono i grandi e i meno grandi che in Versilia cantano le canzoni più belle di Gaber al Festival... credo che Dalia Gaberscik abbia fatto una bellissima operazione”.
Il duetto indimenticabile di Gaber e Mina con "Il Signor G". Una televisione che riusciva ad essere popolare e colta a un tempo: Di Bella: “Di certo si è rotto qualcosa. Sembra che le cose popolari per essere di grande successo debbano essere basse. Invece questa televisione ci mostra come il sabato sera, cioè il massimo della popolarità, poteva coniugarsi con una qualità eccelsa. C'erano grandi autori, grandi registi e grandi uomini della televisione. Il compito di noi che facciamo televisione deve essere di riuscire ad avvicinarsi, se non a eguagliare, a questi esempi”.
Lo speciale di Rai Storia è un percorso a ritroso che fa scoprire prima l’ultimo Gaber, quello “politico” quello delle provocazioni letterarie, quello del “Non sono italiano”, quello furibondo di “Io se fossi Dio”, quello di “Un’idea”, “La libertà” quello che prende di mira la destra e la sinistra, quello per dirla con Berselli “anticiperà gli anni ’90 e mani pulite, un profeta del quotidiano” per passare agli esordi come chitarrista di Adriano Celentano con “Ciao ti dirò”.
Sarà il premio Nobel Dario Fo a raccontare gli inizi comuni e le storie di bar di periferia con i tipi come il Riccardo e il Truccamotori, poi l’incontro alla Statale con Ombretta Colli, sua futura moglie, al suo amore per il rock’n’roll fino al successo del sabato sera televisivo di “Come è bella la città”
Per poi arrivare al clamore dell’abbandono del piccolo schermo, per la ricerca di un teatro che lo faceva sentire libero, vicino al suo pubblico, con i testi scritti per oltre trenta anni insieme a Sandro Luporini, raccontati e vissuti dalla figlia Dalia.
E l’omaggio chiude con la sua ultima apparizione televisiva quaranta anni dopo, con gli amici di sempre Dario Fo, Adriano Celentano e Enzo Jannacci. Un commovente commiato dal suo pubblico che lo ama da sempre e che lo ha seguito con affetto e ammirazione.