
Ma anche l'anno delle accuse di collaborare col 'nemico' Mediaset, da cui il neologismo 'raiset', per il mancato rinnovo del contratto con Sky, utile a trasmettere i canali del servizio pubblico tramite la piattaforma satellitare.
E' questo e molto altro il 2009 della Rai. Un anno segnato dall'arrivo dei nuovi vertici, il direttore generale Mauro Masi e il presidente Paolo Garimberti, che, con un consiglio di amministrazione rinnovato anch'esso, hanno gestito il non facile passaggio dalla tecnologia analogica a quella digitale, riducendo il passivo aziendale (a chiusura bilancio la perdita dovrebbe essere di 'soli' 60 milioni di euro) grazie al drastico taglio dei costi a fronte del crollo pubblicitario.
Col passaggio al digitale di più della metà del Paese (62% delle famiglie e 36 milioni di cittadini) è andata in soffitta, con l'anno che finisce, l'era della tv con pochi canali generalisti ed è arrivata anche in Italia la televisione multicanale, tematica, per andare incontro ai gusti di un pubblico cresciuto, sia in termini numerici, sia di qualità. A questa crescita ha contribuito in questi anni la presenza sul piccolo schermo di Sky, la tv via satellite del magnate australiano Rupert Murdoch, protagonista di un boom di pubblico (quasi cinque milioni gli abbonati) e fatturato nonostante l'aumento dell'Iva del 100% varato dal governo.
Punto di svolta della 'rivoluzione' digitale, che si completerà nel 2012, il 16 novembre scorso, quando anche Roma - prima capitale europea ad affrontare il passaggio, e dopo Trentino, Piemonte occidentale e Alto Adige - ha spento il vecchio segnale adeguandosi alla direttiva europea che obbliga i paesi dell'Unione a trasmettere sulla nuova piattaforma. Si è proseguito poi con la Campania dove, al contrario che per i cinque milioni di cittadini laziali che hanno combattuto per giorni con problemi tecnici i più vari (decoder complicati o scadenti, canali spariti, immagini ferme, telecomando rivoluzionato, interferenze di ogni tipo), il passaggio è stato quasi indolore.
Nel 2010 toccherà a quasi tutto il Nord Italia. Nel 2011 spegneranno l'analogico Marche, Abruzzo, Molise, Basilicata e Puglia (incluse le province di Cosenza e Crotone). Nel 2012 sarà la volta di Toscana e Umbria (incluse le province di La Spezia e Viterbo) e di Sicilia e Calabria. La Sardegna e la Val D'Aosta sono digitali già dal 2008. Secondo questo calendario il 70% della popolazione italiana nel 2010 sarà raggiunta dal nuovo segnale televisivo.
Un impegno enorme per la Rai che, come servizio pubblico, è obbligata a consentire a tutti la ricezione dei suoi nuovi 13 canali. Per le zone impervie, che hanno difficoltà anche con la tv analogica, viale Mazzini ha varato, con Mediaset e La 7, la piattaforma satellitare ad hoc e gratuita (a parte il costo del decoder) Tivùsat, che consente a chi non riceve il segnale di vedere il digitale via satellite. Questo, anche per la decisione, a metà anno, di 'scendere' da Sky, non rinnovando il contratto che la legava alla tv di Murdoch e permetteva agli abbonati Sky di vedere il bouquet di Raisat tramite quella piattaforma.
Decisione, questa, per qualcuno influenzata dal fatto che presidente del Consiglio è Silvio Berlusconi, proprietario di Mediaset e concorrente di Murdoch, che decide pure, in ultima istanza, le nomine in Rai, ma che, secondo la direzione generale e il dipartimento delle Comunicazioni del ministero dello Sviluppo economico,è stata presa in chiave puramente economica (siderale la distanza tra quanto richiesto dalla Rai e quanto offerto da Sky per il rinnovo). Tanto da far bollare 'raiset' come ''una banalizzazione giornalistica, efficace - sono parole di Masi - per chi vuole denigrarci ma assolutamente inverosimile e infondata''.