Esperimento negli Usa, lucchetto alla Tv per smaltire i chili
News inserita da: Simone Rossi (Satred)
Fonte: Corriere.it

L'ESPERIMENTO – Quella della Otten è una tecnica drastica: la ricercatrice infatti ha pensato di accorciare il tempo passato di fronte al teleschermo con un congegno elettronico che spegne la TV se si supera il monte-ore concesso. Il metodo è stato impiegato in una sperimentazione che ha coinvolto 36 adulti sovrappeso o obesi, con indici di massa corporea fra 25 e 50, che riferivano di guardare in media 3 ore di TV al giorno (la media degli adulti si aggira attorno alle 5 ore quotidiane). Per tre settimane la ricercatrice li ha osservati per capire come e quanto guardavano la televisione; poi, 16 hanno continuato a vederla liberamente, gli altri solo per metà del tempo (ad esempio, chi di solito guardava la TV per 3 ore non poteva oltrepassare un'ora e mezza, perché allo scattare del tempo concesso il congegno elettronico gliela spegneva sotto il naso impedendo un nuovo accesso). A tutti è stata applicata una fascia al braccio per misurare l'attività fisica e la spesa energetica.
BRUCIARE CALORIE – Ebbene i risultati, pubblicati sugli Archives of Internal Medicine, parlano chiaro: tutti continuavano a mangiare allo stesso modo e introdurre calorie come prima, ma chi aveva il lucchetto alla TV bruciava in media 119 calorie al giorno in più, chi aveva libero accesso allo schermo ne consumava 95 in meno. Considerando che un centinaio di calorie in meno al giorno fanno perdere senza sforzo 4, 5 chili in capo a un anno, l'aggeggio spegni-TV sembra un'invenzione interessante. Al di là dell'attraente congegno elettronico, il vero messaggio però è un altro: «Piccoli cambiamenti quotidiani sono più sostenibili e soprattutto più efficaci per arginare l'epidemia di obesità», scrivono gli autori. Pienamente d'accordo Francesco Leonardi, segretario dell’Associazione Nazionale di Dietetica e Nutrizione Clinica, che spiega: «Va bene fare attività fisica tre volte alla settimana per un'ora, per carità, ma sono pur sempre tre ore a fronte delle 168 che ci sono in una settimana: poca cosa, a ben guardare. Bisogna in altre parole imparare a fare più movimento nella quotidianità, lasciando la macchina un isolato più lontana, dandoci al giardinaggio o scegliendo il ballo come hobby. E se la TV piace proprio tanto, si può trovare un escamotage perché guardarla non diventi occasione per essere sedentari: c'è chi di fronte ci piazza un tapis-roulant, in quel caso la televisione non fa certo male».
BAMBINI – La ricercatrice americana osserva che nei bimbi analoghi esperimenti hanno portato a risultati altrettanto buoni, sebbene nei più piccoli l'effetto positivo sul bilancio energetico non dipenda da un incremento del movimento quanto piuttosto da una riduzione del consumo di schifezze. La televisione, insomma, nei bimbi farebbe da catalizzatore per sgranocchiare patatine, merendine e simili. Dato confermato da un recente rapporto di Children Now, un movimento statunitense di tutela dei bambini, secondo cui la televisione è proprio una cattiva maestra in termini di educazione alimentare. Monitorando ciò che passa sullo schermo, gli autori del rapporto si sono accorti che la pubblicità di cibi salutari è appena l'1 per cento degli spot destinati ai minori. Questo nonostante la Children's Food and Beverage Advertising Initiative del 2007, un progetto di autoregolamentazione dei produttori statunitensi di cibo per bambini che si erano impegnati a migliorare qualità di cibi e bevande oggetto delle pubblicità. Macché: il 72.5 per cento di quel che viene reclamizzato in TV lascia a desiderare dal punto di vista nutrizionale e secondo Richard Carmona, docente di salute pubblica all'Università di Tucson in Arizona, «queste pubblicità continuano a rappresentare un fattore significativo di promozione dell'obesità infantile». Pure in Italia le pubblicità televisive per bambini non scherzano, meglio allora che grandi e piccini spengano la TV: si consumano più calorie e si evita che i bimbi imparino a mangiare «schifezze» al posto di cibi sani e nutrienti.
Elena Meli
per "Corriere.it"