Il direttore generale della Rai Gubitosi ci crede: ''L'Azienda può risalzarsi''
News inserita da: Simone Rossi (Satred)
Fonte: Adnkronos
«È un anno difficile. Quando sono arrivato a luglio è apparso subito evidente che il pareggio di bilancio previsto era assolutamente irrealizzabile. Perderemo qualcosa di più di 200 milioni. Se dicessi di non essere preoccupato sarei un irresponsabile, ma si può essere ottimisti. Io vedo le potenzialità per rialzarsi e ricominciare a crescere».
A parlare così in un'intervista a la Repubblica è il direttore generale della Rai, Luigi Gubitosi che, in relazione alle prossime nomine, a partire dal Tg1, chiarisce subito una questione in via preliminare: Maccari non sarà rinnovato perchè «non rinnoviamo contratti scaduti a chi è andato in pensione. Vale per tutti. Con il massimo rispetto per l'ottimo lavoro svolto da Maccari».
Si cambia dunque anche se manca poco al voto? «La Rai non deve essere influenzata dalle elezioni. Fa parte del servizio pubblico saper gestire queste situazioni. Lo abbiamo appena fatto in Sicilia dove la redazione regionale è stata molto brava». E se in Cda non c'è unanimità sulla scelta del nuovo direttore del Tg1? «Dobbiamo fare la cosa giusta. Sarebbe importante avere consenso generalizzato, ma se non fosse possibile valuteremo altre ipotesi, anche un voto a maggioranza».
C'è un'altra cosa che Gubitosi ci tiene a precisare in tema di nomine: «Tutte quelle che abbiamo fatto sono state decise da me e dalla presidente. La sfido - dice rivolto al giornalista - a trovare una nomina che abbiamo deciso perchè me lo ha chiesto qualcuno. E ho intenzione di continuare così. Francamente da anni sono abituato a lavorare sotto pressione, ma non sotto pressioni».
Gubitosi si esprime anche sul confronto nel centrosinistra in vista delle primarie, andato in onda su Sky Tg24: «Noi lo avremmo voluto ospitare. La scelta è caduta su altri, ognuno può scegliere di essere ospitato dove vuole. Ma spero che la prossima volta vengano da noi, anche perchè la Rai garantisce il massimo dello share»
Gubitosi, infatti, ha una convinzione di fondo: «Aspiro al massimo consenso possibile come è mio dovere. ma non lo considero un pre-requisito indispensabile. C'è l'alternativa del voto a maggioranza, la ricerca del consenso generale non deve portare a non decidere o a una decisione non ottimale». Tornando ai conti, «la perdita è importante perchè i trend del mercato pubblicitario hanno penalizzato tutti. Per la Rai pesa il fenomeno dell'anno pari cioè i costi per diritti sportivi dei grandi eventi. Ma - ribadisce - ho buoni riscontri sulle possibilità di ripresa dell'Azienda».
Quali sacrifici in vista? «Sgombriamo il campo, non ci saranno tagli lineari. Sono sbagliati concettualmente. Chiunque voglia fare un turn around non fa tagli lineari perchè non avrebbe la possibilità di selezione. Noi faremo investimenti. Ossia taglieremo il superfluo ma investiremo in maniera importante. A partire dal processo di digitalizzazione dell'informazione. La Rai è indietro ma entro fine anno il Tg2 sarà digitale e partiranno subito dopo Tg1 e Tg3. Stiamo riaprendo le sedi estere e andremo per la prima volta in Brasile. La Rai deve fare da ponte tra l'Italia e il resto del mondo. Faremo più fiction nel 2013. Per quanto è possibile quindi gli aggiustamenti non riguarderanno il prodotto».
E il canone aumenterà? «Non lo so, è una decisione che non compete a noi». Ma «sicuramente cercheremo di render la vita difficile a chi non paga». Come? «Sono in fase di elaborazione una serie di proposte. A fine anno le porteremo all'azionista».
Tredicimila dipendenti sono troppi? «Posto così - torna a ripetere Gubitosi - il tema è sbagliato. In Rai la prima cosa da fare è ragionare sull'organizzazione del lavoro, sul modello produttivo. Dobbiamo utilizzare primariamente risorse interne e sono su questo un pò talebano. Abbiamo competenze dentro l'Azienda e tanto talento tra i dipendenti. E occorre impegnarsi a garantire l'occupazione» spingendo «al massimo la produzione interna a scapito delle produzioni esterne. Guardi, da qualche settimana abbiamo cominciato le trattative sul contratto scaduto nel 2009. Il nostro obiettivo è ottenere una maggiore flessibilità contrattuale a fronte degli aumenti salariali che sono stati chiesti a inizio anno, quando la situazione economica si presentava molto diversa. Voglio mantenere gli aumenti ma con una maggiore flessibilità».
E «noto un atteggiamento costruttivo. Abbiamo detto ai sindacati: 'aiutateci a utilizzare di più le strutture interne'. Stiamo cercando, infatti, di specializzare i centri di produzione di Torino, Napoli, Milano» e di utilizzare «appieno le capacità produttive» di tutti i centri di produzione.