A sottolinearlo è stato il presidente dell'Antitrust, Antonio Catricalà, nella sua audizione di fronte alle Commissioni parlamentari Cultura e Trasporti di Montecitorio all'indomani della 'bufera' sollevata dalla sua presa di posizione contro il 'tetto' alla pubblicità fissata dal ddl Gentiloni al 45%. Catricalà ha ribadito la sua convinzione, citando anche l'indagine conoscitiva dell'Antitrust sul settore del novembre 2004, che esprimeva contrarietà ''alla definizione di limiti ex ante al fine del raggiungimento di obiettivi di carattere antitrust''.
''L'Autorità - ha detto il presidente - non può che confermare il giudizio espresso allora sull'assetto complessivo dei mercati della raccolta pubblicitaria televisiva e le conclusioni indicate. E' principalmente sull'apertura dei mercati da un punto di vista di promozione della concorrenza che si deve puntare per risolvere i deficit sopra indicati''.
La fissazione di 'tetti' alla raccolta pubblicitaria nel mercato televisivo, che si risolvono in ''limiti alla capacità di crescita delle imprese'', rischiano da un lato di non riuscire nell'obiettivo di rendere più efficiente il mercato ''dall'altro di costituire un freno alle potenzialità di sviluppo degli operatori''.
Le modalità di tutela del pluralismo informativo, ''costituzionalmente garantito'', sono ''di competenza del legislatore'': tuttavia per quanto attiene un'ottica di efficienza del mercato la fissazione di un 'tetto' alla pubblicità tv, contribuendo ad aumentare la ''forte simmetria'' già esistente tra i due operatori leader del mercato, Rai e Mediaset, avrebbe come effetto di deprimere ''anziché sviluppare'' la concorrenza.
Inoltre, secondo Catricalà, tra gli effetti ipotizzabili di un tetto come quello fissato dal ddl Gentiloni ci sarebbe il rischio di ''ridurre l'offerta degli spazi di pubblicità televisivi''. Infatti vi è la forte possibilità che le scelte delle aziende si dirigano verso altri mezzi di marketing, ''ciò diminuirebbe le risorse del sistema televisivo durante una fase di transizione che richiede - spiega - cospicui investimenti''.