Massimo De Luca, direttore di Rai Sport, come sarebbe, televisivamente parlando, una partita a porte chiuse?
«Premesso che per noi non cambierebbe nulla, visto che non possediamo i diritti delle "dirette", raccontare una gara senza pubblico è un po' come descrivere un acquario. Cambia il ruolo stesso del telecronista: da spettatore e narratore privilegiato, tanto per rendere l'idea, a testimone unico».
Secondo lei, a fronte di una sterzata cosi radicale il campionato ne risulterebbe falsato oppure no?
«Un po' sì, anche se le porte chiuse sono diventate la sanzione classica dell' Uefa. Penso all'edizione passata della Champions League, alle quattro partite casalinghe dell' Inter. In linea dì massima, ne verrebbe di sicuro alterato il fattore campo. Mi auguro che sia un rimedio provvisorio».
La Raì tifa per la ripresa del campionato?
«Nel rispetto assoluto del lutto e delle esigenze di sicurezza determinate dalla sconvolgente guerriglia di Catania, è chiaro che prima si ricomincia e meglio sarà. Se è vero che l'orientamento del Governo è quello di stare fermi anche il prossimo week-end, auguri... Già un turno sarebbe stato diffìcile da recuperare, figuriamoci due. Senza dimenticare gli impegni della Nazionale. La qualificazione agli Europei 2008 è ancora lontana».
La sua ricetta anti-violenza?
«I problemi sono due. Il primo, lo chiamerei di pronto soccorso. II secondo coinvolge la terapia a lungo termine. Per pronto soccorso intendo i provvedimenti urgenti, un po' di porte chiuse, se proprio non se ne può fare a meno, e un'applicazione più rigorosa del "dimenticato" decreto Pisanu».
Quanto, viceversa, alle cure a più ampio raggio?
«Non va trascurato il discorso della cultura sportiva, materia nella quale noi italiani siamo molto carenti. Ciò premesso, bisogna ripensare lo stadio come luogo e come filosofìa. E, soprattutto, fissarne la titolarità. Lo snodo obbligato è, sarà, l'acquisizione dell'impianto da parte delle società. Come in Inghilterra, Paese che nei momenti di difficoltà citiamo sempre ma non imitiamo (quasi) mai».