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Quante tasse... Dal canone Rai alla nuova rivista Sky!

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Fonte: Il Giornale di Brescia

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Televisione
  sabato, 29 dicembre 2007
Se l'Ici è «la tassa più odiosa» universalmente riconosciuta, il canone Rai rischia di tallonarla nella corsa all'impopolarità. L'aumento di 2 euro deciso prima di Natale, che porta la somma complessiva a 106 euro per il 2008 («allineamento ai tasso d'inflazione» si sono giustificati a Viale Mazzini), non è stato accolto molto bene dalle organizzazioni dei consumatori. L'Abusbef e la Federconsumatori; per esempio, hanno espresso «la più netta contrarietà annunciata disinvoltamente nonostante i gravissimi scandali che hanno segnato la gestione di una azienda leader che, invece di fere cultura, continua ad erogare "pacchi", non certo all'altezza del servizio pubblico ed alle attese dei cittadini».
 
Adusbef e Federconsumatori parlano rincarando la dose, sottolineando che si aspettavano «una diminuzione di un canone che non ha più ragione di esistere a fronte di un servizio pubblico che sembra aver perso la sua missione, di informare e fare cultura a prescindere dal feticcio dell'Auditel e della schiavitù degli ascolti»; e sottolineano che il rincaro «farà incassare circa 33 milioni di euro in più ad un servizio pubblico, per finanziare programmi diseducativi e pacchi, che non aiutano specie le giovani generazioni, alla formazione di una coscienza che non può essere basata sull'effimero e sulle scorciatoie dei facili guadagni». Ora, pur facendo la tara a quel briciolo di demagogia che in Italia non ci facciamo mai mancare, non c'è dubbio che chiedere più soldi per «certa» televisione pubblica, è un azzardo da guasconi che non tengono in minimo conto l'opportunità del momento. È anche vero che in Italia si paga il canone più basso dell'Europa occidentale. Ma è altrettanto oggettivo che la Rai incassa in pubblicità cifre che in altri Paesi europei non osano incassare e non si mettono in condizione di incassare perché non fanno troppi programmi mirati soltanto ad acchiappare audience da vendere agli inserzionisti pubblicitari (come invece fa la nostra tv di Stato).
 
Ma a proposito di «tassa» odiosa, neanche sul fronte della modernissima e libera pay-tv pari si va meglio. Nell'ultimo giornalino dei programmi di Sky, infatti, si è riusciti a fare quel che - che io ricordi - finora nessuno aveva fatto; far pagare un house organ, una pubblicazione mirante a propagandare i propri prodotti e a fare da servizio a chi è già proprio cliente.
 
Allegato al numero di gennaio di Skylife (con Scarlett Johansson in copertina) - nuovo titolo del vecchio Sky Magazine, nuovo formato, grafica modernissima, contenuti ben sviluppati, ma pur sempre il «giornale dei programmi di Sky» che finora arrivava a casa gratis - c'era infatti allegata una letterina che ricorda agli utenti che «i numeri dì gennaio e febbraio sono gratuiti», ma «se vorrai continuare a riceverlo non dovrai fare nulla: a partire da marzo te lo invieremo al prezzo di 0,90 € al mese che ti verrà indicato in fattura». Naturalmente c'è pure la possibilità di rinuncia telefonando a un numero verde o sul sito web Sky.it o di chiedere in alternativa la sola guida sintetica alla programmazione Sky.
 
Non mancano dunque, sia chiaro, le alternative. Né la rivista è fatta male, anzi. Però mi sa tanto che questo è un modo indiretto per aumentare il canone mensile degli abbonamenti. A meno che, tra poco, non arrivi anche la notizia dell'aumento pure di quelli. Sky, benemerita per la quantità e qualità offerta, aveva proprio bisogno di quegli 0,90 euro in più al mese? Beh, se si moltiplicano per 4 milioni di abbonati, si capisce che il gioco vale la candela. Anzi che la «furbata» vale la figura inelegante. Ma si sa: business is business. A Sky come in Rai.
 
Articolo tratto da
"Il Giornale di Brescia"

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