«Mi piacerebbe inserire nel mio talk-show un po' di varietà ». Massimo Giletti sta trascorrendo le vacanze di Pasqua a Marrakech, in attesa di tornare nella sua Arena, il salotto che apre il pomeriggio domenicale di Raiuno.
«Finora è stata una stagione eccellente», dichiara il conduttore. «Siamo riusciti a conquistare fino a sette milioni di telespettatori con la puntata dedicata alla richiesta di risarcimento avanzata dai Savoia nei confronti dello Stato italiano», sottolinea Giletti.
«Ma vorrei che all'Arena fosse concesso più spazio per mettere in scaletta anche qualche momento di intrattenimento puro», confessa. «Sono stanco di fare solo il giornalista. In passato ho presentato anche degli show divertenti come Beato tra le donne. Ma le mie prospettive sono tutt'altro che rosee. Facendo un po' di calcoli, Sanremo riuscirò a condurlo nel 2038, e cioè a 76 anni com'è successo a Raimondo Vianello. Anche Mike mi riempie di speranza, visto che è salito sul palco di Miss Italia a 84 anni».
La vacanza non attenua la vis polemica di Giletti.
«Non esiste un altro programma interamente prodotto dalla Rai che faccia gli stessi ascolti dell'Arena. L'azienda dovrebbe investire di più su risultati come questo e sugli uomini capaci di realizzarli, invece di affidarsi solo ai format stranieri. Da quando il genio degli autori olandesi supera quello degli italiani?».
In quattro anni di programmazione, l'Arena ha saputo adattarsi ai gusti del pubblico.
«I nostri riflettori ormai puntano solo sull'attualità , ma non celebriamo processi mediatici. In moltissimi hanno seguito il dibattito su delinquenza e immigrazione, o quello sulla violenza nel mondo del calcio scatenato dalla morte del giovane tifoso laziale Gabriele Sandri. Ma la cronaca nera è solo uno spunto, non la sfruttiamo per fare ascolti».
Quest'anno l'Arena va in onda al posto della Domenica in... Rosa condotto da Lorena Bianchetti, che ha traslocato a metà pomeriggio.
«Ero contrario allo spostamento», racconta il giornalista-conduttore. «E mi sbagliavo. Ho guadagnato telespettatori, specie fra i giovani universitari. La par condicio m'imporrà di non ospitare uomini politici, ma il linguaggio dell'Arena rimarrà lo stesso, con filmati sempre coinvolgenti e grafica chiara».
Paola Manciagli
per "Il Giornale"
(23/03/08)