Renzo Arbore: ''In tv? Ci tornerei, ma solo per lavorare''
News inserita da: Giorgio Scorsone (Giosco)
Fonte: Il Messaggero
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Televisione
martedì, 07 ottobre 2008 | Ore: 00:00

Renzo riceve, commosso ringrazia, specifica ironicamente che il riconoscimento per lui vale per "celebrazione" e non come "commemorazione" per l'opera svolta, ma sa che l'offerta è un atto insieme di stima e di rottura. «Si tratta di meravigliose voci clamanti nel deserto, non prese in considerazione neppure per scherzo dal Palazzo, non c'è stato neppure un uomo politico che abbia pensato dì riprenderle. Credo che a suscitare repulsione sia l'idea di un tecnico alla guida della Rai».
L'osservazione vale in quanto tale, nel senso che Renzo il presidente della Rai non lo farebbe mai e poi mai ma l'idea, anche da parte di Minoli, ha il sapore della provocazione contro quella che il dirigente Rai chiama «l'ignavia e l'irresponsabilità dei dirigenti del servizio pubblico». E aggiunge: «Da quindici anni la scelta cade su vertici qualunque, senza specificità professionale e paralizzato l'evoluzione della tv di qualità proprio nel momento in cui la crescita esponenziale dì Sky (i cui intrioti sono aumentati di dieci volte) segnala una richiesta di contenuti da parte del pubblico».
Insomma, Arbore come simbolo della tv intelligente in un momento in cui è proprio l'intrattenimento a segnare i guasti maggiori, la crisi più forte. Questi tre giorni di premio, fra dibattiti, proiezioni, incontri sono serviti anche a lui per riprendere confidenza. Minoli lo ha stuzzicato in privato: «Ma se qualcuno mi invitasse a lavorare non direi di no», ha risposto Renzo.
E che ne abbia voglia lo dimostra un'improvvisata rievocazione di Quelli della notte e non solo, realizzata nella Sala Ibsen, con una nutrita pattuglia di reduci arboriani. Marisa Laurito, Maurizio Ferrini, Gegè Telesforo, Mario Marenco, Gegè Telesforo, Dario Salvatori, Gianni Mazza, persino il suo capoufficio dei tempi di via Asiago, Maurizio Riganti. Renzo li schiera accanto a sé sul palco e comincia a dirigere l'orchestra. Senza prove, senza rete, secondo la sua regola dì improvvisazione della parola, come se si trattasse di fare del jazz. E i "ragazzi" rispondono come se non fosse passato qualche decennio. Ferrini tutto pelato ha la solita faccia di romagnolo sveglio e esilarante, Marenco è sempre un architetto stralunato che per l'occasione tira fuori dalle tasche un foglietto degno dei tempi di Alto gradimento. Lo battezza "il completo", lista assurda e insensata di cose, nomi, numeri, tram detta a suo modo. Formidabile, tutti a ridere. E Renzo stesso è il primo a restarne stupito: «Però abbiamo ancora tanta energia» commenta. Chissà che questo viaggio ad Amalfi, città di Flavio Gioia, non sia servita a fargli ritrovare la bussola della tv (sperando che la trovino anche quelli che decidono).
Marco Molendini
per "Il Messaggero"
(06/10/08)
per "Il Messaggero"
(06/10/08)