
Â
Dunque “orizzonte internazionale, pluralismo, completezza, deontologia professionale, devono costituire tratti distintivi dell’informazione di servizio pubblico, che deve essere, pertanto, aperta sul mondo, pluralistica, equilibrata e diversificataâ€. In quest’ottica, poiché “la tv ha funzione di validazione della realtà e, conseguentemente, i fatti esclusi dall’agenda televisiva vengono dequalificati d’importanza nell’opinione pubblica, compito prioritario del servizio pubblico è quello di ’sprovincializzare’ l’informazione, dando ad essa orizzonti e incisività rispondendi ai bisogni informativi propri della realtà attualeâ€.
Dunque la qualità dell’informazione, il cui “miglioramento va perseguito, in primo luogo, sul terreno del rispetto dei principi di completezza e correttezza, obiettività , lealtà , imparzialità , pluralità dei punti di vista e osservanza del contraddittorio, da raggiungere prioritariamente nelle trasmissioni di informazione quotidiana e nelle trasmissioni di approfondimento, data la rilevanza che esse assumono nella formazione dell’opinione pubblicaâ€.
Su questo fronte, si legge ancora nelle linee guida sul contratto di servizio, “la Rai è soggetta ad un concetto di pluralismo più stringente, in considerazione di particolari obblighi connessi alla prestazione di un pubblico servizio sostenuto da risorse pubbliche e del vasto numero di soggetti raggiunti dalle sue trasmissioni. Ciò esige un’applicazione attenta della deontologia professionale del giornalista†che deve coniugare “il principio di libertà con quello di responsabilità , nel rispetto della dignità della persona, rendendo imprescindibile la funzione di garanzia della qualità dell’informazione da parte dei giornalisti del servizio pubblico radiotelevisivoâ€.
Per questo le trasmissioni devono “essere caratterizzate in special modo da canoni di correttezza, lealtà e buona fede dell’informazione ed essere rispettose dell’identità valoriale e ideale del Paese e della sensibilità degli spettatoriâ€. Inoltre “la Rai dovrebbe mirare ad un incremento delle trasmissioni di approfondimento informativo e all’equo bilanciamento di tali trasmissioni in tutte le reti generalisteâ€.
Sul fronte della qualità dei programmi la Rai, secondo le linee guida, deve “rafforzare il proprio marchio nel contesto nazionale attraverso una più evidente caratterizzazione qualitativa dell’offerta di servizio pubblico. L’appiattimento dei generi televisivi causato dalla rincorsa all’audience, fenomeno che non ha uguali negli altri Paesi europei, ha infatti portato negli anni alla perdita di alcuni generi tipici del servizio pubblico radiotelevisivo e un generale appiattimento delle trasmissioni su un livello di corrività â€.
La qualità dei programmi, appunto, il cui implemento richiede “un’offerta complessiva gratuita che sia in grado di rivolgersi alla società nel suo insiemeâ€. In quest’ottica occorre “assicurare un’offerta articolata e diversificata per rete canale†e puntare ad un’offerta non ‘appiattita’ e basata sulla “rincorsa all’auditelâ€, favorendo “la trasmissione di programmi che per lo più non rientrano nell’offerta delle emittenti commercialiâ€, recuperando “generi di ‘nicchia’ compresi il teatro, la musica sinfonica, la lirica, nelle tre reti generaliste, diversificando e segmentando l’auditelâ€. Elemento necessario “anche in relazione alla tendenza sempre più accentuata verso l’interattività delle trasmissioni televisive".
Nelle linee guida si prevede quindi un sistema di valutazione della qualità dell’informazione “che deve impegnare la Rai in maniera adeguata ed effettiva, anche sotto il profilo di un corrispondente finanziamento mediante l’utilizzazione delle risorse derivanti dal canone di abbonamentoâ€. Il sistema di valutazione, realizzato “sulla base degli appositi indicatori previsti dal contratto di servizio, dovrà essere sottoposto alla vigilanza di un organismo esterno all’azienda, composto da esperti particolarmente qualificati nella materia, scelti dall’Autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni d’intesa con il ministero e nominati dalla Rai entro tre mesi dall’entrata in vigore del contratto di servizio. I risultati delle rilevazioni periodiche dovranno essere resi pubblici dall’azienda nelle forme stabilite dal contratto di servizioâ€.
Un capitolo è dedicato anche allo sviluppo delle nuove tecnologie, perché “il servizio pubblico ha l’obbligo di farsi promotore dei benefici prodotti dalle tecnologie emergenti†e “dotarsi tempestivamente delle tecnologie occorrenti attraverso l’utilizzazione di parte delle risorse derivanti dal canone di abbonamentoâ€. Sul fronte dello switch off “la Rai dovrà adeguatamente coinvolgere gli utenti di volta in volta interessati alla transizione†e in generale “dovrà arricchire la propria offerta anche attraverso la sperimentazione di nuovi formati di trasmissione adottando, al riguardo, scelte strategiche conformi a quelle delle migliori televisioni pubblicheâ€.
Tra i punti delle linee guida anche il capitolo dedicato ai minori, la cui tutela è perseguita dalla Rai, che deve adottare “un sistema di segnaletica della propria programmazione relativa ai film, alle fiction, ai cartoni animati e all’intrattenimento basaro sulle seguenti fasce di visione, programmi per tutti, sconsigliati ai minori di anni 12, sconsigliato ai minori di anni 16″, e questo “previa consultazione con l’Autorità e con il Comitato ‘media e minori’. Il nuovo sistema di segnalazione è avviato entro sei mesi dall’entrata in vigore del contratto di servizioâ€. Resta la “fascia protetta†dalle 16 alle 20 per la tramissione dei programmi per minori.
Infine “l’Agcom verifica che il servizio pubblico radiotelevisivo venga effettivamente prestato dalla Rai†ai sensi del testo unico, del contratto nazionale di servizio e dei contratti con le regioni e le province di Trento e Bolzano. L’Authority “vigila sul rispetto, da parte della Rai, degli indirizzi†impartiti dalla Commissione di Vigilanza e dà conto dei risultati del controllo nella relazione annuale al Parlamento.