Il Venerd�toriale - Ecco a voi ''Il pi� Grande Fratello'' di tutti i tempi

 

Inizio con una citazione: «Tre ore di vuoto. Però, confezionato bene. Tre ore di niente. Però, impacchettato con i nastri di raso rosso». Secondo voi a quale dei due programmi si riferiscono queste parole? Per chi li ha visti entrambi forse tale definizione potrebbe essere adeguata sia per il “Grande Fratello” (lunedì, Canale 5) che per “Il più grande” (mercoledì, Raidue). In realtà, le ha scritte Maurizio Caverzan sul Giornale di mercoledì per descrivere l’evolversi del reality più famoso d’Italia e che, ahinoi, continua a vincere, anche se non convince.

 

L’ultima puntata ha visto l’ennesimo capitolo della love story (?) tra George e Carmela con tanto di anello di fidanzamento e promessa di matrimonio. E non parliamo delle urla di Daniele (nella foto in copertina) all'indirizzo di Veronica, da lui invitata a darsi ai film porno, e della sua reazione scandita da una serie di parolacce tranquillamente proferite in diretta su Canale 5 con moltissimi minori davanti allo schermo, per la felicità del Moige.

 

Caverzan parla di «pornografia dei sentimenti», descrivendo la deriva reality-soap del programma, ancora una volta più vicino all’irreality che non alla realtà di tutti i giorni, come invece ci voleva far credere sin dalla sua prima edizione, datata 2000. Ve la ricordate? Conduceva Daria Bignardi, gli “idoli” erano Pietro Taricone, Marina La Rosa, Cristina Plevani (la vincitrice), Salvo il pizzaiolo, Sergio Volpini "Ottusangolo" e tanti altri.

 

Un programma che cambiò per sempre (non diciamo se in meglio o in peggio) la storia della tv italiana, vincendo proprio quell’anno anche un Telegatto nella categoria “Costume e Cultura”. Vi ricordate anche questo? Se la memoria non vi aiuta, Youtube fa al caso nostro.

 

 

Adesso vi sarà sicuramente tornato alla mente: Alessandro Cecchi Paone non aveva gradito l’abbinamento nella stessa categoria della sua “Macchina del tempo” con un “reality” andando in escandescenze davanti alla platea del Teatro Ventaglio Nazionale di Milano. La cultura e il costume (in salsa reality) messi affianco in effetti non andavano bene all’epoca e ancor meno vanno bene oggi, dieci anni dopo.

 

Questa settimana però un programma che ha accostato questi due elementi c’è stato e il suo nome è “Il più grande” (almeno nel titolo): la sfida per eleggere il più grande italiano di tutti i tempi doveva per forza essere un programma di cultura, almeno per spiegare al pubblico – anche quello meno colto – per quali opere vengono ricordati i vari Puccini, Pirandello, Caravaggio o, nelle prossime puntate, Enrico Fermi, Giotto o Rita Levi Montalcini. Non sarebbe potuto essere il solito programma con il televoto a culmine di una esibizione come in anni di X-Factor o Amici (anche se qualche ispirazione l’hanno presa da qui…).

La cultura dunque, ma anche il costume: perché nei 50 personaggi selezionati ci sono anche alcuni contemporanei, come Benigni, Fiorello, Valentino Rossi e Laura Pausini che sta ancora dominando il sondaggio via web, come fatto notare da alcuni giornali ben prima dell’inizio del programma.

 

Ma il costume – o forse qualcosa di peggio – è anche nel programma stesso, nel suo impianto narrativo (basti pensare agli ospiti della prima puntata, tutti cantanti), nei suoi conduttori come il fin troppo energico Francesco Facchinetti e la invece troppo spenta Martina Stella. Deludono anche gli autori solitamente di successo, come Giovanni Benincasa e Bibi Ballandi, alquanto imprecisi nella produzione e nella gestione della diretta che si dilunga a più non posso. Complice anche la comparsata di Fiorello, pagata a peso d’oro con l’acquisto della pagina sul Corriere, che non è però servita a dare nuova linfa al programma, anzi…

 

Sono bastati infatti pochi minuti al grande mattatore siciliano per mettere a segno delle critiche che nemmeno Aldo Grasso sarebbe forse in grado di fare in modo così netto: «Voi siete fuori di testa! Vi siete giocati tutto il budget. Con un invito così pure a Guantanamo sarei andato… (…) Ma non potete fare come ad Amici con Giovanni XXIII che sembrava Marco Carta». E le battute sono andate avanti fino all’ingresso di un letto matrimoniale e con Facchinetti e la sua ‘chitarrina’ a voler cantare a tutti i costi Albachiara come ad una di quelle scampagnate estive tra amici, con la piccola differenza di essere in diretta su Raidue.

 

Mentre scrivo queste righe non so ancora come la critica accoglierà questo programma, ma il primo giudizio – quello degli ascolti – è stato impietoso: 1.858.000 spettatori e l’8,76% di share per l’ultimo programma della serata, a fronte di un forte investimento made in Ballandi recentemente visto solo su Raiuno. Proprio l'ammiraglia Rai sarebbe stata forse la sede ideale per un programma del genere ma con una forma decisamente diversa (a partire dalla conduzione dove avrebbe potuto benissimo cimentarsi il solito Carlo Conti, che nelle “sfide” multigenerazionali ha già dimostrato di saperci fare).

 

Quello che però si può fare subito è ridurre lo sbandamento apportato dal programma che ha di certo commissionato un po’ troppi generi: ridare spazio alla cultura (relegata ad alcune clip da meno di un minuto per ogni personaggio) e togliere spazio al cazzeggio. O almeno darlo in mano a chi lo sa fare, ma per un vero e proprio one man show. Si è capito di chi parlavo? Ah no? Guardate allora quest’altro video e avrete la risposta. E “stasera paga lui”…

 

per "Digital-Sat.it"

 

 
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