
News inserita da: Giorgio Scorsone (Giosco)
Fonte: Digital-Sat (original)
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Televisione
venerdì, 05 febbraio 2010 | Ore: 00:00
La settimana scorsa avevamo parlato della crossmedialità sul lato principalmente delle nuove tecnologie e dei relativi nuovi meccanismi di fruizione del prodotto televisivo. Oggi – nel consueto spazio del VENERDÃŒTORIALE di Digital-Sat – vogliamo trattare il tema dal punto di vista dei contenuti prendendo ad esempio due trasmissioni che, in diversi modi, cercano di essere “crossmedialiâ€.
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Già oggi infatti ogni mattina intorno alle ore 10 quando l’Auditel rilascia il resoconto puntuale sugli ascolti del giorno precedente, si fa presto ad individuare il programma più visto e conseguentemente preferito dal pubblico. Conta poco il mezzo di accesso, se con una tv a tubo catodico vecchia di trent’anni o se con un apparecchio ultrapanoramico e in Alta Definizione. Quello che importa è che il pubblico, da sempre e per sempre giudice, abbia gradito quella trasmissione e abbia deciso che valesse la pena guardarla.
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Sui metodi di rilevazione ci sarebbe da discutere in separata sede (e non è detto che prima o poi ci torneremo), ma continuando il ragionamento la domanda diventa: è possibile sfruttare le nuove tecnologie anche sul piano dei contenuti? Ovvero, come fare per avvicinare il pubblico attivo di internet al mezzo televisivo? Forse cercando una commistione tra i due (e anche più) media oppure importando parte di quei meccanismi di aggregazione che tanto spopolano in rete?
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Lasciando da parte la questione definitoria, passiamo ad una veloce analisi del grado di crossmedialità dei due programmi presi in esame, ovvero “Il più grande†e “Barbareschi Sciockâ€.
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In questi programmi nel programma si offre la possibilità di seguire l’evento tv da un’altra ottica, meno istituzionale e più “mediata†grazie alla presenza di ulteriori due conduttori. E, cosa fondamentale, si sviluppano fenomeni di interazione degni di nota. Alla radio grazie alle chiamate del pubblico e con gli sms, mentre via web con la chat e addirittura la web-cam: con quest’ultima è successo che uno spettatore, che stava seguendo il programma dal suo pc e che stava esprimendo il suo parere sul personaggio preferito, venisse catapultato in onda a tutto schermo su Raidue nell’apoteosi della multimedialità .
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Diverso invece il lavoro di “Barbareschi Sciock†(ogni venerdì in prima serata su La7), partito tra le polemiche proprio per un presunto furto di battute ai danni del blog satirico Spinoza.it. Non volendo entrare nel merito della questione (almeno per il momento) fa sorridere la risposta che lo stesso Barbareschi ha dato a chi gli chiedeva conto di queste accuse: «Ma sono anni che prendete tutto dalla tv generalista senza pagare una lira e voi che fate? Una volta che siamo noi a prendere spunto da voi, vi lamentate? Io sono stato tra coloro che hanno aiutato internet a entrare in Italia, come potrei schierarmi contro in web? Vi ho voluto provocare e ci siete cascati come dei polli».
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A parte questo però è all’interno del programma che il vanto di essere “crossmediali†diventa anche questa una provocazione: più volte nelle tre ore di trasmissione vengono mostrate nel vidiwall le pagine del blog, di Twitter, di Facebook, di Youtube, e via dicendo, senza che sia mai possibile leggere (perché la dimensione del carattere è onestamente troppo piccola) alcun commento inviato dagli utenti che, numerosi, seguono il programma e cercano di interagire.
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Ci sarebbe anche una persona preposta alla scansione continua della rete, tale Angelo Ruoppolo, fenomeno esso stesso generato dal web (chi non lo conoscesse provi a inserire il suo nome su Youtube) ma che non svolge pressoché mai il suo compito. Si limita invece il più delle volte ad interrompere bruscamente il conduttore per lanciare filmati, a volte anche deliranti presi dalla rete (per quello che è l’uso forse più abusato che si fa di internet).
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«È una miscela», per prendere in prestito una risposta di Ruoppolo, che non mantiene i propositi della vigilia: lo spazio per il web c’è, la volontà pure, ma l’applicazione pratica si rivela non adeguata. Speriamo in un miglioramento sotto questo aspetto e, già che ci siamo, anche per l’intero programma, ancora alla ricerca della sua vera identità .
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Giorgio Scorsone
per "Digital-Sat.it"
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