
Lo spunto per questa riflessione è un ricorso del leader dell’Idv Antonio Di Pietro che aveva chiesto un risarcimento danni di circa 25mila euro all’on. Vittorio Sgarbi e alla RTI per i suoi “ripetuti attacchi” durante la trasmissione “Sgarbi Quotidiani” che il parlamentare conduceva qualche anno fa su Canale 5.
Accolta la richiesta in primo grado, nel 2001, la Corte d’Appello di Roma, nel 2005, aveva invece dichiarato l’improcedibilità per l’immunità parlamentare di Sgarbi. Il ricorso di Di Pietro, è stato accolto in parte, dalla Terza Sezione Civile della Cassazione. Nella sentenza n.16382, i supremi giudici chiedono una nuova valutazione dalla Corte d’Appello. Occorre rigore, quindi, secondo i giudici, per valutare “l’eventuale lesione del diritto della dignità della persona che trova fondamento nell’art 2 e 3 della Costituzione e nell’art.1 della Carta di Nizza, come valore giuridico europeo che appartiene alla tradizione costituzionale comune agli stati membri”.
E tutto nel rispetto “di quella tolleranza e civiltà giuridica - scrivono i giudici - che le nostre tradizioni comuni devono evidenziare come regole di una comunità coesa da un fascio di valori giuridici ed etici non rinunciabili”.