Con la riforma della governance aziendale, approvata al Senato e ora assegnata alle Commissioni riunite Cultura e Trasporti della Camera, Matteo Renzi puntava ad avere un uomo forte alla Rai. Il nuovo direttore generale Antonio Campo Dall'Orto non avrà i poteri previsti per l'ad nel ddl (almeno fino a quando questo sarà approvato e, in virtù di una disposizione transitoria, scatterà la clausola di estensione di quelle prerogative al dg) e dovrà fare i conti con le lungaggini del consiglio di amministrazione. Non per questo, però, le aspettative sul suo mandato sono ridimensionate. Dopo tre anni di gestione Gubitosi che, come più volte sostenuto da esponenti governativi, ha razionalizzato le spese e lavorato bene sull'innovazione tecnologica, ma ha inciso poco sul fronte editoriale, al nuovo vertice toccherà disegnare una nuova Rai.
Una Rai - quella delineata nelle linee guida dell'esecutivo sulla riforma - che sappia acquisire un profilo internazionale, aprirsi alla lingua inglese e fungere da traino per tutto il sistema dell'audiovisivo italiano. In sostanza, trasformarsi da broadcaster a media company che, al di' la delle astratte parole, significa cambiare il modello produttivo, aprirsi a internet e alle sfide della multimedialità. Compito di Dall'Orto sarà rivedere il numero dei canali e dare una nuova impronta ai tre generalisti, magari arrivando alla terza rete dedicata alla cultura e senza pubblicità, auspicata da Renzi.
Tra i primi impegni ci sarà anche la riduzione delle testate, con l'attuazione del piano dell'informazione già avviato dalla precedente gestione, che prevede la creazione di due newsroom e un risparmio di 70-80 milioni l'anno. Non è escluso, però, che Dall'Orto decida di accelerare, arrivando alla creazione di una testata unica, che è l'obiettivo di Palazzo Chigi. Anche dal punto di vista tecnologico, la sfida non è da poco, perchè dovrà portare alla completa digitalizzazione dei suoi archivi, completando il lavoro già avviato. Il vero campo di battaglia, però, per il nuovo vertice, che tornerà a riunirsi il 2 settembre, saranno i conti aziendali.
Renzi non ha fatto mistero di voler arrivare all'abolizione del canone, finanziando la tv pubblica con la fiscalità generale, e ha chiesto agli uffici ministeriali di verificare la fattibilità dell'operazione, che si è rivelata complessa, anche passando da un innalzamento dei tetti pubblicitari. È possibile quindi che alla fine la soluzione sia un abbattimento della tassa, eventualmente con meccanismi per favorire la riduzione dell'evasione. Comunque vada, le ricadute sulle finanze di Viale Mazzini non mancheranno ed è facilmente pronosticabile che Dall'Orto debba andare avanti sulla strada della spending review già avviata da Gubitosi. Soprattutto se Renzi confermerà i prelievi sui trasferimenti a Viale Mazzini.