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Teo Mammuccari da domani conduce 'Cultura Moderna Slurp'

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Fonte: sorrisi.com

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Televisione
  martedì, 30 gennaio 2007

Promosso. Teo Mammucari, il ragazzaccio della tv, irrompe addirittura nella prima serata della rete ammiraglia Mediaset, e in diretta, con il suo «Cultura moderna» (che per l’occasione diventa «Cultura Moderna Slurp»), già ampiamente testato in preserale.

Teo, che cosa cambia?
«Nella formula sostanzialmente nulla, ma il programma diventa un vero show. Avrò a disposizione una band di otto elementi e, quando il concorrente non azzeccherà la risposta giusta, sarà il pubblico da casa che avrà la possibilità di vincere. Il vip misterioso, poi, sarà di livello internazionale e non sarà più recluso nella cabina, ma arriverà a bordo di una limousine».
 
Una bella scommessa...
«Eccome! La diretta è tutta un’altra storia. Finora le cose più belle, più pazze, più folli, me le hanno sempre tagliate. E poi rischio: se le cose non dovessero andare bene sono tutti pronti a dire: “Visto che Mammucari funziona solo la notte? D’altra parte ho 42 anni. È questo il momento di osare».
 
Ma la fama di «pasoliniano ragazzo di vita», come recita la cartella stampa, non comincia a pesarle?
«Guardi che io sono cambiato molto. Dicono che sono cattivo, ma non è vero. Mi sono sempre adattato al programma che facevo. In fondo noi siamo un po’ come gli attori. A “Distraction”, per esempio, ero molto diverso che a “Velone” o a “Cultura moderna”».
 
Ormai lei è una sorta di feticcio di Antonio Ricci. Come è nato il vostro rapporto?
«Un giorno mi dicono che Ricci vuole conoscermi. Così sono andato a trovarlo e ho capito che era più pazzo di me. Lui dice che io so’ psicolabile, ma il vero squilibrato è lui. Mi sono detto: “Che mi può succedere?” Sa che io e lui non abbiamo mai parlato seriamente?».
 
Lui è un personaggio temuto nell’ambiente.
«Lo so bene. Io però mi sono tutelato: ho i miei autori».
 
Perché, non si fida di quelli di Ricci?
«No, è che se io dico a un autore di Ricci “sta cosa nun me piace”, Antonio arriva e mi dà un calcio. Invece io faccio una scenata ai miei in modo che gli altri sentano».
 
Lei si chiama Teodoro. Confessi: da piccolo le ha procurato un sacco di angherie.
«Tantissime. Ma più che Teodoro l’oggetto di scherno era il cognome. Da bambino mi chiamavano mucca. A otto-dieci anni c’avevo il complesso. Anche la Ventura, quando facevo “Le iene” diceva che uno che si chiama Mammucari questo lavoro non lo può fare. Io mi sono detto se non erano stati penalizzati En-ri-co-Ma-ria-Sa-ler-no o Diego A-ba-tan-tuo-no, ce la potevo fare anche con ’sto cognome. Tempo dopo, con “Distraction”, a Simona ho dato di quelle legnate... Una dolce, leale, vendetta!».
 
A proposito: uno che si chiama Mammucari come è entrato in quest’ambiente?
«Ho accompagnato due amici a fare i provini per “Scherzi a parte”, ma ho detto agli autori che il migliore di tutti ero io. M’hanno risposto che ero presuntuoso e allora sono uscito fuori, ho strappato una pianta da un’aiuola e ho fatto finta d’essere il fioraio: preso immediatamente».
 
Il primo scherzo?
«A Marta Flavi. Che stress, sembrava che andassimo a fare l’assalto alle torri. Io ho fatto 20 scherzi, ma non mi sono divertito per niente. Sapesse quante umiliazioni. La verità è che questo mestiere è fatto di umiliazioni. Quando non sei nessuno ti trattano da cani».
 
Detto da lei che ha la fama di maltrattare i concorrenti...
«Ma io ho cominciato a 20 anni e sono venuto fuori a 35. Mi esibivo al “Fellini” di Roma e avevo un minuto per fare ridere altrimenti s’accendeva una luce verde e il pubblico ti tirava sacchetti di sabbia in faccia. Il tutto per 40.000 lire. La prima serata ho fatto in tempo a dire buonasera e sono stato sommerso di sacchetti. Insomma, il minuto l’avrò superato due o tre volte. Immagini quanta sabbia ho magnato».
 
Oggi, invece, grazie alla storia con la velina Thais è diventato addirittura un personaggio da gossip. Che effetto fa?
«Strano, non c’ero abituato. Comunque ho detto a Thais di non parlarne, vorrei che restasse una cosa solo nostra. Viviamo una bella relazione, lei è giovane, solare... A volte ho paura che qualcuno mi batta sulla spalla e mi dica: Teo, aho, svegliate!».
 
Il futuro come lo immagina? Non potrà fare il «pasoliniano» a vita.
«Se tutto andrà bene ci sarà un’evoluzione del mio personaggio. Ma il mio sogno è smettere a 50 anni, fare una conferenza stampa e dire: “Grazie italiani, vi saluto e vado a vivere in Brasile”. Mancano ancora otto anni: so’ cavoli vostri».

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