Promosso. Teo Mammucari, il ragazzaccio della tv, irrompe addirittura nella prima serata della rete ammiraglia Mediaset, e in diretta, con il suo «Cultura moderna» (che per lâoccasione diventa «Cultura Moderna Slurp»), già ampiamente testato in preserale.
Teo, che cosa cambia?
«Nella formula sostanzialmente nulla, ma il programma diventa un vero show. Avrò a disposizione una band di otto elementi e, quando il concorrente non azzeccherà la risposta giusta, sarà il pubblico da casa che avrà la possibilità di vincere. Il vip misterioso, poi, sarà di livello internazionale e non sarà più recluso nella cabina, ma arriverà a bordo di una limousine».
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Una bella scommessa...
«Eccome! La diretta è tutta unâaltra storia. Finora le cose più belle, più pazze, più folli, me le hanno sempre tagliate. E poi rischio: se le cose non dovessero andare bene sono tutti pronti a dire: âVisto che Mammucari funziona solo la notte? Dâaltra parte ho 42 anni. à questo il momento di osare».
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Ma la fama di «pasoliniano ragazzo di vita», come recita la cartella stampa, non comincia a pesarle?
«Guardi che io sono cambiato molto. Dicono che sono cattivo, ma non è vero. Mi sono sempre adattato al programma che facevo. In fondo noi siamo un poâ come gli attori. A âDistractionâ, per esempio, ero molto diverso che a âVeloneâ o a âCultura modernaâ».
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Ormai lei è una sorta di feticcio di Antonio Ricci. Come è nato il vostro rapporto?
«Un giorno mi dicono che Ricci vuole conoscermi. Così sono andato a trovarlo e ho capito che era più pazzo di me. Lui dice che io soâ psicolabile, ma il vero squilibrato è lui. Mi sono detto: âChe mi può succedere?â Sa che io e lui non abbiamo mai parlato seriamente?».
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Lui è un personaggio temuto nellâambiente.
«Lo so bene. Io però mi sono tutelato: ho i miei autori».
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Perché, non si fida di quelli di Ricci?
«No, è che se io dico a un autore di Ricci âsta cosa nun me piaceâ, Antonio arriva e mi dà un calcio. Invece io faccio una scenata ai miei in modo che gli altri sentano».
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Lei si chiama Teodoro. Confessi: da piccolo le ha procurato un sacco di angherie.
«Tantissime. Ma più che Teodoro lâoggetto di scherno era il cognome. Da bambino mi chiamavano mucca. A otto-dieci anni câavevo il complesso. Anche la Ventura, quando facevo âLe ieneâ diceva che uno che si chiama Mammucari questo lavoro non lo può fare. Io mi sono detto se non erano stati penalizzati En-ri-co-Ma-ria-Sa-ler-no o Diego A-ba-tan-tuo-no, ce la potevo fare anche con âsto cognome. Tempo dopo, con âDistractionâ, a Simona ho dato di quelle legnate... Una dolce, leale, vendetta!».
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A proposito: uno che si chiama Mammucari come è entrato in questâambiente?
«Ho accompagnato due amici a fare i provini per âScherzi a parteâ, ma ho detto agli autori che il migliore di tutti ero io. Mâhanno risposto che ero presuntuoso e allora sono uscito fuori, ho strappato una pianta da unâaiuola e ho fatto finta dâessere il fioraio: preso immediatamente».
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Il primo scherzo?
«A Marta Flavi. Che stress, sembrava che andassimo a fare lâassalto alle torri. Io ho fatto 20 scherzi, ma non mi sono divertito per niente. Sapesse quante umiliazioni. La verità è che questo mestiere è fatto di umiliazioni. Quando non sei nessuno ti trattano da cani».
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Detto da lei che ha la fama di maltrattare i concorrenti...
«Ma io ho cominciato a 20 anni e sono venuto fuori a 35. Mi esibivo al âFelliniâ di Roma e avevo un minuto per fare ridere altrimenti sâaccendeva una luce verde e il pubblico ti tirava sacchetti di sabbia in faccia. Il tutto per 40.000 lire. La prima serata ho fatto in tempo a dire buonasera e sono stato sommerso di sacchetti. Insomma, il minuto lâavrò superato due o tre volte. Immagini quanta sabbia ho magnato».
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Oggi, invece, grazie alla storia con la velina Thais è diventato addirittura un personaggio da gossip. Che effetto fa?
«Strano, non câero abituato. Comunque ho detto a Thais di non parlarne, vorrei che restasse una cosa solo nostra. Viviamo una bella relazione, lei è giovane, solare... A volte ho paura che qualcuno mi batta sulla spalla e mi dica: Teo, aho, svegliate!».
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Il futuro come lo immagina? Non potrà fare il «pasoliniano» a vita.
«Se tutto andrà bene ci sarà unâevoluzione del mio personaggio. Ma il mio sogno è smettere a 50 anni, fare una conferenza stampa e dire: âGrazie italiani, vi saluto e vado a vivere in Brasileâ. Mancano ancora otto anni: soâ cavoli vostri».