«Qual è la prima persona singolare dell'indicativo presente del verbo cessare?» «Cesso!». «Bravoooo!» Era proprio entusiasta, l'altra sera, Enrico Papi. Deciso a dedicare la vita a smentire l'aggettivo che gli fu appiccicato da Franca Ciampi, che l'aveva bollato come «un cretino» per le spiritosaggini volgarotte in diretta da Sanremo che avevano indignato gli italiani d'Argentina, il bullo di Italia 1 ha dato davvero, con l'ultima puntata di «Distraction», il meglio di sé.
Riassunto per chi non l'ha vista. Tre concorrenti insozzati al punto di sembrare usciti da una porcilaia della bassa padana si sfidavano in un quiz demenziale con domande come quella su citata o giocate su doppi sensi da caserma, stando chiusi non dentro tre cabine ma tre gabinetti, con le braghe calate che si vedevano sotto le porte e loro seduti sulle tazze col presentatore che non stava nella pelle e ridacchiava cose tipo: «Ce la fai? Te la tieni?». Seguiva un gioco in cui i tre spiritati, inforcati occhiali dalle lenti spessissime che facevano loro vedere tutto sfocato, dovevano recuperare ciascuno la propria coccarda adesiva appiccicata sul corpo di una ventina di uomini e donne completamente nudi e sbattevano qua e là palpeggiando poppe e natiche, schiene e cosce di questi sventurati esibizionisti che pur di andare in televisione sono disposti a tutto. Anche a togliersi pancere, reggipetti e mutande esponendosi per tutta la vita alle risate dei vicini: «Ustia, Giuann! Che bele ciapp!». Il tutto in attesa del gran finale, dove il vincitore poteva portarsi a casa una macchina luccicante ma solo se fosse riuscito a rispondere esattamente a una serie di quiz (roba fine: «Escluso Paperino, mi dica i nomi di sei paperi»), a evitare che gli altri concorrenti gliela sfasciassero con mazze e incudini.
Il tutto nella più strafottente indifferenza verso l'Autority che aveva censurato già queste cose per i «possibili effetti negativi di emulazione per i ragazzi». Era stata appena celebrata la Giornata della Memoria. Di cui è probabile che Enrico Papi sia del tutto ignaro. In soccorso della memoria sua, gli ricordiamo quanto aveva detto rispondendo alla moglie dell'allora capo dello Stato che l'aveva accusato di «volgarità» e aveva detto che lei e Carlo Azeglio, davanti a certe trasmissioni che «imbastardiscono» spegnevano la tivù. Disse: «Sono profondamente offeso. La mia non è tivù spazzatura. Non dico mai parolacce e, anche nella vita privata, essendo un uomo felicemente sposato e padre di una bimba, esalto sempre i valori della famiglia. Gli attacchi della moglie del presidente possono riguardare altri, ma non me». Anni lontani? Val la pena di ricordargli ciò che aveva giurato venti giorni fa: «"Distraction" sarà adatto ad adulti e bambini e pertanto ho voluto eliminare il gioco in cui i concorrenti venivano circondati da persone nude. E poi non si farà ironia con i doppi sensi, come avveniva l'anno scorso. Il mio show avrà una comicità semplice e diretta, come quella di Stanlio e Ollio». Sic.
Più ancora che al coatto-showman, però, vai la pena di ricordare a Piersilvio Berlusconi le promesse intorno a una tivù di qualità, a Fedele Confalonieri il fastidio con cui bollò le critiche sulla volgarità da parte di Amato come «sorprendentemente bigotte» e al Cavaliere, che di Mediaset è il fondatore, ciò che disse un giorno difendendo il suo impero: «Le mie televisioni non hanno nulla da imparare dalla televisione pubblica in fatto di moralità. I nostri valori sono sempre stati chiari. Io per primo glosso gli interventi di Giovanni Paolo II». Glossa, lui. Faccia gli scongiuri che Ratzinger, l'altra sera, non facesse zapping davanti alla tivù.
Gian Antonio Stella
per "Il Corriere della Sera"