«La famiglia prima di tutto». Di domenica, fa il moderatore su Raiuno, Massimo Giletti. Tiene a bada politici, psicologi, i codiddetti tuttologi. Stavolta è lui a esprimere un'opinione.
Argomento, quello del giorno: i Pacs. In un momento storico così oscurantista, il giornalista e conduttore, tre storie importanti per altrettante convivenze, ritiene che «il nucleo più a rischio sia proprio quello familiare: sta vivendo una crisi sia sociale che economica».
Dunque, in primis «andrebbero riconfermate le sue priorità, che nascono dal matrimonio, istituto sia giuridico che cattolico»
In quale modo?
«Prendendo esempio dal Governo Iranese, che sostiene la famiglia perché tiene al suo sviluppo e non alla sua regressione. E agevola chi si vuole sposare, dall'abitazione alle scuola dei tìgli passando per il latte in polvere».
Dunque, lei è contrario ai Pacs.
«Piuttosto, direi che sono schierato con la famiglia tradizionale».
E le unioni di fatto?
«Già esilono vari istituti di tutela, come donazioni, testamento...».
Spesso però vengono impugnati dagli eredi consanguinei
«Ma le ultime decisioni della Cassazione sono state a favore del convivente».
Scusi, ma lei perché non si è sposato?
«Per sposarsi è indispensabile la progettualità. Fattore evidentemente mancato, almeno in parte, nei miei rapporti. Potrei giustificarmi, dire che il lavoro - ed è vero - mi prende tantissimo. Ma, sinceramente, forse ho avuto paura di compiere un passo definitivo, perché credo davvero nel matrimonio».
Timore?
«Il ruolo dell'uomo è cambiato. Non siamo più quelli delle caverne, che cacciavano per sfamare moglie e figli. E nemmeno quelli che eravamo fino al Sessantotto. La donna si è emancipata, ha dato prova di essere capace, intelligente, come e forse più di noi. Sequesto da un lato suscita ammirazione e stima, dall'altro ci sottrae sicurezza, e quindi incute timore. Ma ciò non significa che non desideri sposarmi. Anzi, spero di farlo».
Che cosa pensa della Spagna di Zapatero. dove si celebrano matrimoni fra gay?
«Nutro un enorme rispetto per ehi vive la sessualità liberamente. Liberamente, appunto, quindi che cosa c'entra il matrimonio? Non capisco. E ancor meno comprendo chi desidera avere figli e li adotta. I bambini dovrebbero avere due punti di riferimento: in una coppia dello stesso sesso ehi è il padre, e ehi la madre? Da che mondo è mondo, famiglia significa un uomo, una donna. I! resto è soprattutto confusione. E mi sembra che in Italia ce ne sia già abbastanza»
In che senso?
«Famiglie allargate, dimezzate, figli sparsi, altri che spuntano ali improvviso».
Colpa di chi?
«Di una società consumistica, sempre più egoista. Imbarbarita. Di un'epoca in cui nessuno fa più caso a dieci, venti delitti al giorno, va però su tutte le furie se qualcuno gli graffia l'automobile. Quanto ai figli, sapeste le volle che sento dire: se la cavassero un po' da soli..».
Michela Urbano
per "Il Messaggero"