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Mediaset non rinuncia alle frequenze analogiche

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Fonte: La Repubblica

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Digitale Terrestre
  lunedì, 05 marzo 2007
 00:00

Da giovedì scorso, le famiglie di Cagliari e di 122 Comuni della Sardegna meridionale possono guardare Rai Due, Rete 4 e il canale QOOB (proprietà di Telecom) solo a patto di avere un decoder per il digitale terrestre.

Dal primo aprile, funzionerà così anche ad Aosta. Poi, a seguire, il digitale terrestre si allargherà all'intera Sardegna e all'intera Valle d'Aosta, regioni che faranno da apripista alla nuova tecnica. Così ha voluto il ministero delle Comunicazioni.

A Cagliari e negli altri 122 Comuni sardi, la Rai, Mediaset e Telecom interrompono quindi le trasmissioni nella ingombrante tecnica analogica, puntando tutto sulle nuove emissioni in digitale terrestre.

Questo significa che i tre colossi tv - visto che trasmettono ormai in digitale terrestre - non hanno più bisogno delle vecchie frequenze analogiche. Almeno non di tutte. Se ora queste vecchie frequenze tornassero allo Stato, e se lo Stato le assegnasse a nuovi editori televisivi, potrebbe realizzarsi un pluralismo editoriale pieno, intanto in terra sarda.

In questo senso, lavora l 'Autorità delle Comunicazioni (con il suo censimento nazionale delle frequenze) ; in questo senso va la riforma tv delineata dal ministro Gentiloni.

Sentenze e pronunciamenti, anche in sede europea, chiedono una distribuzione non discriminatoria delle frequenze.

Mediaset però non è dell'idea di restituire alcuna frequenza. E anzi sembra creare le condizioni perché la restituzione sia impossibile. A Cagliari, il gruppo Berlusconi ha preso una delle sue due frequenze storiche e ha cominciato a sperimentare delle trasmissioni in alta definizione. E lo stesso potrebbe fare per qualsiasi vecchia frequenza analogica si libererà in Sardegna o Valle d'Aosta.

Un portavoce di Mediaset rivendica la legittimità di questa mossa: «Intanto nessuna norma in vigore ci impone la restituzione di alcuna frequenza. Sperimentare l'alta definizione inoltre è una nostra esigenza prioritaria. Questa tecnologia non può essere appannaggio solo di alcune aziende».

Il riferimento è a Sky, che trasmette già in alta definizione ed offre ai suoi clienti un apposito decoder. Il portavoce, infine, rilancia: «Dopo Cagliari, si punta a convertire l'intera Sardegna alle trasmissioni in digitale terrestre. Riteniamo impossibile questa conversione su scala regionale se prima non ci sarà un tavolo dove concordare una pianificazione e una ottimizzazione nell'uso delle frequenze. Un tavolo aperto sia presso l'Autorità italiana e sia presso l'Unione internazionale delle telecomunicazioni di Ginevra».

Aldo Fontanarosa
per "La Repubblica"

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