Non sembra ancora matura una soluzione del caso Vivendi. Uno stallo confermato anche dalle parole del fondatore Silvio Berlusconi che ieri, in una intervista a Repubblica, ha sottolineato l'intenzione di Fininvest di non perdere il controllo del gruppo televisivo. «La mia famiglia considera Mediaset assolutamente incedibile», ha detto l'imprenditore in merito allo scontro con Vivendi che ha portato dapprima il gruppo francese a non completare l'acquisto della pay-tv Premium e poi a lanciare un'offensiva salendo fino alle soglie del 30% nel capitale di Cologno Monzese.
«Gli accordi sono sempre benvenuti», ha aggiunto l'ex premier sulla possibilità che si trovi un'intesa con Vivendi senza andare allo scontro in tribunale (il 21 marzo la prima udienza sull'azione civile promossa per il rispetto del contratto su Premium mentre prosegue l'inchiesta della Procura di Milano sulla presunta manipolazione del mercato e abuso di informazioni privilegiate da parte dei francesi).
Ma l'apertura di Berlusconi è, come già in passato, condizionata al rispetto dei contratti siglati: «Noi non abbiamo mai voluto la guerra. Ma è necessario che tutti stiano ai patti, alle regole e alle leggi». «L'apertura a possibili accordi con Vivendi - è il commento di una casa di investimento - sembra essere considerata possibile solo a condizione che venga rispettato il contratto già siglato lo scorso anno che comprendeva uno scambio azionario e la cessione di Mediaset Premium».
Secondo gli osservatori è difficile che lo stallo (che vede Fininvest socio di controllo in Mediaset e Vivendi secondo azionista con poco meno del 30%) sia superato prima del pronunciamento dell'Autorità garante nelle comunicazioni sulla normativa vigente in materia di concentrazione media-tlc: la fine dell'istruttoria (21 aprile il termine entro il quale completare il procedimento) è ancora lontano e l'iter sta proseguendo con l'esame della documentazione depositata dalle parti.
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