Nulla che al momento muova la Borsa, dove Mediaset prosegue sostanzialmente stabile poco sotto la quota di quattro euro in attesa di novità su possibili intese con Vivendi, che a Parigi si è mossa allo modo. Qualche movimento al rialzo si era registrato solo a inizio settimana sulla conferma da parte di Silvio Berlusconi che «gli accordi sono sempre sempre benvenuti», ma anche che possono avvenire solo dopo aver rispettato i patti, cioè l'acquisto di Mediaset Premium. In realtà la vicenda sembra ancora lontana da una soluzione, con alcune date certe che possono fornire le scadenze per l'avvio delle trattative. Il 21 marzo, con necessità di costituzione di Vivendi entro i 20 giorni precedenti, è fissata la prima udienza civile a Milano della causa avviata da Mediaset e Fininvest per l'esecuzione del contratto e i relativi danni.
E non presto (il termine formale è attorno a metà aprile) l'Agcom fornirà il risultato ufficiale della sua istruttoria sulla questione, con precedenti probabili udienze delle parti, anche se è quasi scontato il divieto per i francesi di detenere sia la quota di controllo di Telecom sia quella di 'blocco' in Mediaset. E nemmeno l'altra scadenza di aprile (cioè la possibilità per Fininvest di acquistare azioni Mediaset) sembra obbligatoriamente sbloccare la situazione: dopo lo 'shopping' di dicembre, in primavera l'holding dei Berlusconi potrà infatti comprare solo poco più dell'1,2% del gruppo televisivo, un pacchetto di azioni utile ma che non sposta gli equilibri sostanziali, non rendendo obbligate le mosse di Vivendi.
Tempi non immediati, insomma, come quelli dei possibili movimenti nelle Tlc francesi che, a cascata, potrebbero avere effetti sulle partite italiane. Sullo sfondo c'è sempre l'ipotesi che Bolloré possa cedere a Orange la quota in Telecom per avere le mani libere sulla televisione, magari in un accordo societario che in fasi diverse coinvolga anche il Biscione. Ma prima delle elezioni presidenziali è ben difficile che si muova qualcosa, compreso il riassetto disegnato dalla stampa tra Orange, Bouygues e Altice. La smentita dei protagonisti ha infatti allentato una prima tensione sui titoli in Borsa, cresciuti in chiusura tutti attorno al punto percentuale.
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