Nel cda di metà aprile sui conti annuali, Mediaset annuncerà un 2016 in pesante rosso. Sarà uno dei bilanci peggiori degli ultimi anni: potrebbero essere contenute svalutazioni, ma peseranno soprattutto i 'danni' della vicenda Premium e del mancato acquisto da parte di Vivendi. È quanto emerso durante l'incontro tra azienda e il coordinamento dei Cdr del Biscione, mentre la Borsa non dà peso alle ipotesi di accordo con i francesi che vengono studiate dagli advisor. Nella riunione tra i vertici del gruppo televisivo e i rappresentanti dei giornalisti sono state smentite le voci di esuberi e trasferimenti, con lo spostamento del Tg5 da Roma a Milano che sarebbe stato studiato senza che al momento siano state prese decisioni. In tutto i giornalisti Mediaset con sede a Roma sono 120, dei quali 55 al Tg5, mentre gli altri sono distribuiti tra News Mediaset, Tgcom24 e Videonews. Confermati nel prossimo quadriennio investimenti per circa 250 milioni, prevalentemente sulla tecnologia, e per circa 500 milioni all'anno in diritti e contenuti.
È stata nuovamente smentita qualsiasi trattativa con Sky per la cessione di Premium e i diritti della stagione 2017-2018 della Champions league dovrebbero venir esercitati. Mediaset ha inoltre confermato di voler partecipare alle aste per i diritti della serie A, dell'Europa League e anche per la Champions League, anche se su questa competizione - che ha appesantito i conti di Premium e di tutto il gruppo - in realtà non si punterà più. Intanto la Borsa si è mostrata indifferente alle ricostruzioni delle proposte di accordo con Vivendi che gli advisor stanno proponendo, con la speranza di ricavarne le laute commissioni nel caso queste proposte vengano poi concretamente utilizzate.
Mediaset ha infatti chiuso piatta la vivace seduta di Piazza Affari e Telecom - che potrebbe venir indirettamente coinvolta in intese a tre con Vivendi, che la controlla - ha segnato un modesto rialzo. Il quadro infatti è ancora molto fluido: le parti al momento non si parlano e l'attesa, più che per l'udienza del 21 marzo sulle cause intentate da Mediaset e Fininvest, è per il pronunciamento dell'Agcom sul divieto per i francesi di mantenere quote rilevanti in entrambe le società. A quel punto si cercherà effettivamente un'intesa, lo scenario considerato dagli analisti più probabile, ma i rapporti sono deteriorati e la fiducia reciproca assente. Se non si trovasse un accordo, la strada per Vivendi - oggi più interessata al gruppo televisivo rispetto a quello Tlc - potrebbe essere quella di scendere sotto il 10% di Telecom e lanciare l'attacco decisivo a Mediaset. Un attacco, dopo il miliardo abbondante speso per salire a sfiorare il 30% nei diritti di voto del Biscione, che per il gruppo francese controllato da Bolloré sarebbe comunque dispendioso e incerto.