Tutto rinviato. Bisognerà aspettare il 2 giugno per capire quali prestazioni artistiche potranno essere escluse dal limite di 240 mila euro annui. Occorrerà attendere, invece, la prossima riunione del 4 maggio per un chiarimento sulla vicenda delle assunzioni, che hanno spinto il presidente Anac Raffaele Cantone a trasmettere gli atti alla procura della Repubblica. Questo l'esito del cda Rai, convocato in via straordinaria dopo la lettera del ministero dello Sviluppo economico che invitava a definire i criteri per l'applicazione del tetto alle remunerazioni delle figure non dipendenti.
Nelle prossime settimane si capirà anche se il rapporto di fiducia tra il dg Antonio Campo Dall'Orto e il cda si è definitivamente spezzato o se ci sono i margini per andare avanti fino alla fine del mandato il prossimo anno. Il clima tra i consiglieri resta teso, anche se la riunione di oggi è stata definita 'meramente tecnicà. Sono diversi ad aspettare al varco il dg sul tema dell'Anac, dopo le dure dichiarazioni di Cantone sul 'fallimento' della sua azione nei confronti di Viale Mazzini. La tv pubblica ha inviato la proprie risposte ad alcuni chiarimenti chiesti dall'Autorità e nei prossimi giorni dovrebbe svolgersi anche un incontro. Poi il 4 maggio il dg dovrà portare un rapporto puntale su quanto accaduto. C'è attesa in cda. Il consigliere Paolo Messa ha presentato una relazione sulla vicenda ed oggi, in Vigilanza, il senatore del Gruppo Misto, Luigi D'Ambrosio Lettieri, ha invitato il presidente della commissione Roberto Fico a trasmetterla alla procura della Repubblica.
Nel frattempo il cda ha nominato all'unanimità come responsabile per la Prevenzione della corruzione Delia Gandini, attuale direttore dell'Internal Auditing, che riunirà dunque sotto un'unica posizione i due incarichi. Per quanto riguarda i tetti, il cda ha dato mandato al dg di presentare entro il 2 giugno un piano organico con i criteri e i parametri per l'individuazione dei contratti con prestazioni di natura artistica, nonché i meccanismi di determinazione della relativa retribuzione al fine di definire una autoregolamentazione in materia. Una strada che si sta vagliando è quella della distinzione tra programmi di servizio pubblico, per i quali sarebbe sempre presente il tetto, e commerciali, che consentirebbero deroghe in base alle entrate pubblicitarie.
Ad astenersi il solo consigliere Carlo Freccero.
«Un mese di tempo - afferma - mi sembra una forma di perdita di tempo che mette a rischio la definizione dei palinsesti. Credo si possa elaborare una teoria in pochi giorni».
Di diverso avviso il collega Arturo Diaconale, secondo il quale si tratta
«di un compito molto complicato».
Secondo Franco Siddi e Rita Borioni sarebbe auspicabile una norma interpretativa da parte del Parlamento.
«È un compito complesso - sottolinea la presidente Monica Maggioni - e non ho una certezza di soluzione, ma cercheremo di tenere insieme il parere dell'Avvocatura, le intenzioni del legislatore e il bisogno di mantenere in vita la Rai nel contesto attuale».