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Google cerca un partner faccendo accordi con le tv

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Fonte: Corriere Economia

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Internet e Tv
  lunedì, 25 giugno 2007
 00:00

In occasione della prima giornata che Google, colosso mondiale delle ricerche su Internet, ha dedicato alla stampa europea, gli occhi dei 150 giornalisti presenti erano concentrati su Steve Chen e Chad Hurtley, ideatori di YouTube.

Il sito, nato quasi per gioco nel 2005, per favorire lo scambio di video clip attraverso il web, è diventato un fenomeno sociale che molti considerano come il primo esperimento - riuscito - di televisione del futuro.

Nel meeting di Parigi, YouTube ha annunciato l'apertura di nove versioni nazionali, inclusa quella in italiano. C'è grande delusione solo per i tedeschi, che dovranno attendere ancora qualche tempo per poter leggere nella loro lingua le istruzioni per la condivisione e la ricerca dei videoclip.

Chen calcola che «diverse centinaia di milioni di clip vengono prelevati ogni giorno e ogni minuto grazie alla nostra semplice interfaccia viene caricato in rete l'equivalente di sei ore di riprese».

La localizzazione comporta la traduzione completa dei comandi di navigazione del sito e delle istruzioni per il caricamento dei video personali. Ma anche una agguerrita campagna di YouTube per accaparrarsi, in Italia come in Francia, Olanda, Gran Bretagna, Spagna, Polonia, Giappone e Brasile i migliori partner per la realizzazione dei cosiddetti «branded Channel», canali curati direttamente da stazioni televisive e aziende.

Posto d'onore, all'evento di Parigi, per le demo del canale YouTube del Tour de France, ma Hurdley e Chen citano anche la presenza dei canali TV di due squadre di calcio prestigiose come il Milan e il Real

Nel novembre scorso, Google ha speso quasi 1,7 miliardi di dollari in azioni per rilevare YouTube e avviare ima massiccia campagna di rafforzamento e internazionalizzazione. «Uno dei vantaggi di questa operazione — ha dichiarato Chen, — è il fatto di poter contare su capacità senza confronti».

Prima del 2005, il taiwanese Chen lavorava insieme con il suo socio Hurtley per Paypal, il circuito di pagamento online che oggi fa parte di eBay. «Mi occupavo proprio di relazioni intemazionali, cercando di sviluppare le attività di Paypal in Cina. Un lavoro troppo faticoso».

YoutubeLa gestione dello sviluppo intemazionale di YouTube è stata affidata a Sakina Arsiwala, che fino a ieri si occupa degli affari di Google fuori dagli Stati Uniti. «Oggi il video rappresenta un linguaggio universale» — ha detto la giovanissima manager (anche Chen e Hurtley non superano i 30 anni, ndr.) — Anche il coinvolgimento in YouTube deve esserlo».

Ancora incerte sono le implicazioni di questo coinvolgimento a livello economico ma per Google, che ha sempre cercato di adattare i propri modelli di business ai nuovi prodotti (e non viceversa), non è una novità.

Un fenomeno così «antitelevisivo» che attira una massa enorme di giovani dovrebbe fare paura ai broadcaster tradizionali. Ma sono più di 150 gli accordi che YouTube ha già stipulato con partner come Bbc (che considera la piattaforma-di scambio di video un terreno ideale di sperimentazione) e, in Italia, Rai, La7 e Antenna 3.

Questo dimostra che le televisioni cominciano a credere in Internet: strumento, da un lato, per generare nuove opportunità di crescita; e, dall'altro lato, per recuperare l'interesse di spettatori che voltano le spalle al piccolo schermo. Senza contare le infinite opportunità legate alle sinergie con la forza pubblicitaria di Google.

Sull'altro piatto della bilancia c'è però il rischio legato alle possibili cause legali per la presenza su YouTube di video protetto da copyright. «Ci rendiamo conto del problema — risponde Chad Hurtley — e stiamo facendo del nostro meglio per controllare, rispettando le norme vigenti nei diversi Paesi. L'approccio può essere, ancora una volta, tecnologico: stiamo studiando dei sistemi capaci di costruire indelebili "filigran" digitali nei filmati, per individuare le copie non autorizzate».

Copyright, potenziale violazione dei diritti alla privacy e la crescente forza di Google come soggetto «politico», nuovo Grande Fratello del settore, sono state al centro della discussione con Eric Schmidt, amministratore delegato autorevole e visionario, chiamato a governare un'azienda fin troppo ispirata a una forma tutta californiana di anarchia creativa.

GoogleRispondendo a chi gli chiedeva se oggi Google è in grado di esercitare pressioni sui governi nazionali, Schmidt ha detto: «Siamo un'azienda, non abbiamo armi nucleari». La vera arma di Google, insieme con la grande liquidità, è la tecnologia di ricerca, che permette a milioni di persone di ottenere in pochi secondi informazioni utili da una mole sovrumana di dati disordinati.

Schmidt e i suoi collaboratori credono nell'esigenza di un rapporto sempre più personale tra i singoli individui e queste informazioni. E sottolineano il successo del nuovo Google, una pagina di partenza che chiunque può personalizzare con gli elementi estratti dalla galassia dei servizi del motore di ricerca.

L'Unione Europea ha recentemente imposto a Google un limite temporale ai dati che il motore può memorizzare sul comportamento online dei suoi utenti. «Dopo diciotto mesi cancelliamo ogni traccia — ha detto Schmidt —. Siamo gli unici ad avere preso questo impegno».

Andrea Lawendel
per "Corriere Economia"

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