Caro Direttore,
vorrei intervenire sul tema caldissimo delle frequenze televisive del digitale terrestre. Spiego in breve -perché 3 Italia è parte in causa in questa vicenda: nel 2005 abbiamo acquistato, per circa 230 milioni di euro, MIT Spa e la sua licenza nazionale televisiva in tecnica digitale (DVBT), rilasciata dal ministero delle Comunicazioni.
Per dare vita a una rete a copertura nazionale, abbiamo acquistato in tutto il Paese frequenze e impianti per trasmettere in DVBT, in applicazione della legge 66/2001.
Questa iniziativa fu salutata come una scelta coraggiosa e innovativa, perché incarnava i nuovi modelli di business della convergenza digitale e aumentava il pluralismo del sistema televisivo.
Nel 2006 la società da noi acquisita è diventata slettronica Industriale e ha formalizzato l'intenzione di trasmettere anche verso i cellulari DVBH, così come previsto dalla delibera 266/06/CONS, senza rinunciare alla possibilità di trasmettere anche in DVBT.
Nel 2008, il ministero delle Comunicazioni ha convertito la licenza di 3lettronica in un'autorizzazione generale, valida sia per il DVBT che per il DVBH. Per farla breve, il sistema normativo italiano, sia con Prodi che con Berlusconi al governo, ha riconosciuto in modo inequivocabile che le frequenze acquistate da elettronica sono utilizzabili per il DVBT e per il DVBH. Nonostante questo, abbiamo chiesto più volte ai soggetti competenti l'autorizzazione a trasmettere e siamo sempre stati rassicurati sulla possibilità di farlo nell'ambito dei due titoli (DVBT e DVBH) detenuti.
Lo scorso 16 novembre il ministero dello Sviluppo economico ci ha autorizzato a trasmettere provvisoriamente in DVBT, riconoscendo ancora una volta il nostro titolo, mentre il 23 novembre l'Agcom ha fatto sapere di non avere ultimato il parere chiesto dal ministero, che il giorno dopo confermava l'autorizzazione provvisoria. Anche in Europa, la direttiva 149 del 2009 ha affermato il principio della «neutralità tecnologica e dei servizi», disciplinando le frequenze come un fattore abilitante a 360 gradi.
In questo contesto, 3 Italia punta a mettere a frutto gli investimenti fatti e l'expertise maturata come operatore di rete e ospitare sulle proprie frequenze programmi di altri soggetti editoriali. Da più parti si chiede ora di azzerare la procedura di assegnazione delle nuove frequenze tv digitali, mettendole all'asta: dubito che questo cambio in corsa rispetti il principio di affidamento e sia compatibile con le attuali condizioni di mercato, anche se comprendo l'opportunità di rivederne i termini alla luce dei sacrifici richiesti dalla manovra. Nei mesi scorsi, peraltro, ci siamo pronunciati pubblicamente contro il trattamento differenziato delle nuove frequenze per le tic e per la tv, ma ora il rischio è quello di un dietrofront che non aiuta la percezione di serietà e di correttezza del nostro Paese. I miliardi investiti in Italia dai nostri azionisti cinesi potevano essere solo l'inizio di quell'afflusso di investimenti esteri così necessari al Pil del nostro Paese.
Tutti si riempiono la bocca con la Cina e con la necessità di convincere i grandi investitori dei Paesi col Pil in crescita grazie alla domanda interna. Noi li abbiamo convinti e attraverso il più grande investimento straniero in Italia dopo il piano Marshall, abbiamo creato in 10 anni occupazione, concorrenza sulla banda larga mobile, infrastrutture, innovazione. E questo nonostante il sistema Italia, in cui imperversano grandi lobby e piccoli funzionari dallo smisurato potere.
Vincenzo Novari
amministratore delegato di H3G