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Murdoch contro Branson per il controllo di Itv

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Fonte: Il Manifesto

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Satellite / Estero
Antony Blair, premier agli sgoccioli della regina Elisabetta, ha sempre contato su due alleati molto forti. Il primo era il sindacato.

In sostanza le Trade Unions hanno costruito il partito laburista, per agire in politi­ca e quindi il legame tra sindacato e partito, quali ne siano il leader e la linea politica, è forte e inscindibile.

Il secondo alleato se lo è conquistato Blair, con le sue forze ed è Rupert Murdoch, con la sua News corp. e l'immenso patrimonio mediatico che ne di­pende.

Giornali, televisioni di ogni genere e forma, ma soprattutto la BSkyB satellitare, internet, cinema, editoria, musica, hanno abbandonato una decina di anni fa i conservatori per appoggiare il new labour del vero erede di Margaret Thatcher. Il risultato ha consentito all'amico di Murdoch di tenere Downing Street, ovvero tutto il potere in un palazzetto solo, per i successivi 10 anni. Ora è finita.

Servono tre passi indietro per osservare un po' age­volmente il quadro. Il primo riguarda l'impero di Murdoch. Il debutto è avvenuto oltre 50 anni fa, quando Rupert, ragazzo australiano di vent'anni, ha preso il controllo del giornale di famiglia, Ì'Adelaide News. Poi ha raddoppiato con il Perth Sunday Times e infine ha fatto incetta dei giornali aussie delle gran­di città.

Nel 1961 prima svolta: compera Festival Records, una casa discografica. Nel 1962 altra svolta: in­veste in una catena di emittenti televisive.

E' ormai l'uomo forte, o meglio il ragazzo forte d'Australia,   visto che non ha ancora trent'anni.

Nel 1969 sbarca nel Regno unito acquistan­do il Sun, diffuso tabloid e il News of the world,  domenicale.

Mancano poco meno di quarant'anni ai nostri giorni, ma da allora la crescita è continua: l'impero si,
allarga ed entra in sempre nuovi settori. L'Atlante del Monde diplomatique edito dal manifesto documenta l'incredibile espansione di Murdoch con una delle sue tavole migliori.

Il secondo passo riguarda le nostre storie. Murdo­ch gioca anche in Italia tra Silvio Berlusconi e Telecom, Letizia Moratti e le squadre di calcio. Alla fine si assicura Sky e l'intero campionato. E' un modello sperimentato altrove, ma del quale possiamo capire anche noi la forza distruttiva.
L'ultimo passo è per ricordare i fatti di fine anno.

Abbiamo trovato in rete una buona ricostruzione di Paola Iiberace e la seguiremo. C'è una televisione via cavo, Ntl, che vuole acquistare la rete commercia­le britannica Itv, in un momento critico. Ntl non sta tanto meglio, ma sceglie di assorbire Telewest, un al­tra cavo, e poi Vìrgin Mobile, una delle tante società di Richard Branson. E così è Branson che diventa il padrone della tv via cavo ed eredita il tentativo di comprare Itv.

A questo punto, Murdoch si accorge che c'è finalmente un avversario con il quale può scontrarsi quasi alla pari. Mette a Branson un basto­ne tra le ruote e compera il 17,9% di Itv, un po' meno del massimo consentito che è il 20%. Paga 135 pence per azione, mentre l'offerta di Branson per tutta Itv è di 122 pence. Itv rifiuta l'offerta e Branson allora de­nuncia Murdoch all'antitrust e all'Ottoni, una specie di autorità garante britannica.


Ora tocca al governo. L'Ofcom che dipende dal mi­nistero del commercio, non può che notare la posi­zione dominante di chi controlla BSkyB e ha inoltre una quota maggioritaria nella principale televisione commerciale sua concorrente e giornali molto diffu­si e autorevoli come Sun e The Times.

D'altro
canto Branson, anch'egli potente, strepila contro il gover­no e lo accusa di voler favorire un proprio alleato sto­rico.

Tocca al governo scegliere, senza sapere cosa fa­rà davvero Murdoch: appoggerà o lascerà cadere al­l'opposizione il successore di Tony Blair?
 
Guglielmo Ragozzino
per "Il Manifesto"

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