
Anche stavolta infatti i club sono arrivati a votare, ma con il risultato ormai scontato: 11 voti (da Atalanta, Cagliari, Fiorentina, Hellas Verona, Inter, Juventus, Lazio, Milan, Napoli, Parma e Udinese) a favore di Dazn, mentre gli altri 9 club (Benevento, Bologna, Crotone, Genoa, Roma, Sampdoria, Sassuolo, Spezia e Torino), che puntano a tenere ancora aperto l'affare con la cordata Cvc-Advent-Fsi, si sono astenuti. Non sono bastati a smuovere le acque né l'intervento degli stessi fondi nei giorni scorsi (chiedendo di votare sui diritti e poi tornare sul tema Media Company) né le indiscrezioni sulle operazioni che Dazn sta svolgendo per assicurare la migliore copertura possibile per trasmettere la Serie A.
La piattaforma da un lato infatti starebbe lavorando sul tema streaming, svolgendo tutte le operazioni tecniche necessarie per garantire il traffico simultaneo sui grandi numeri tipici dei grandi incontri di calcio. Dall'altro lato, come ipotesi di 'backup', Dazn starebbe per chiudere un accordo per l'acquisto di frequenze da Persidera per assicurare ulteriore copertura DTT, ovverosia sul digitale terrestre. L'ipotesi vedrebbe così Dazn garantirsi una seconda strada per trasmettere la Serie A, il digitale terrestre appunto, con la replica di quanto sta avvenendo già oggi con il canale satellitare di Dazn su Sky.
Lo stallo quindi resta, un'impasse che ha portato anche all'intervento, dopo la votazione, del presidente della Lega Serie A Paolo Dal Pino, che ha chiuso l'assemblea invitando le società a ritrovare l'unità di intenti che per molti mesi ha caratterizzato l'assemblea e a lavorare con spirito costruttivo ripartendo da quanto deciso poche settimane fa. Una richiesta che arriva anche dopo il botta e risposta a colpi di lettere dei giorni scorsi, prima con le accuse di sette club verso le altre società di ostruzionismo su fondi e diritti tv con minacce anche di richieste di danni, poi la replica ieri delle altre squadre. Il 29 marzo, giorno in cui scadranno le offerte di Sky e Dazn, tuttavia si avvicina: il rischio, se la spaccatura dovesse rimanere tale, è che si debba ripartire da zero o quasi, con proposte però al ribasso.