News inserita da: Giorgio Scorsone (Giosco)
Fonte: Il Corriere della Sera
Sono nove minuti di battutine tra un ministro già molto visibile e una conduttrice apparentemente di nicchia (seconda serata, share del 14 per cento). Ma il pubblico continua a litigare. E Bignardi, partita avendo torto - aveva chiamato il sindacalista Giacomo Brodolini «Brandolini», e non sapeva chi fosse - sta uscendo dall’improbabile minirissa come icona femminile anomala. Anzi normale: «Forse si ritrovano in me delle donne normali, che lavorano tanto e crescono dei figli, come me», minimizza Daria Bignardi in persona; e forse anche a loro viene voglia di fare domande perfide come fa lei, con voce da dopocena, con l’aria di chi non maneggerebbe mai un mitra ma infilza con una forchetta. Le interviste tv - è a quota 400 - sono la cosa che le viene meglio; però dopo il caso Brunetta si sente un po’ «come un gatto spiaccicato». L’altro maschio italiano rappresentativo della puntata di venerdì scorso, Fabrizio Corona, le ha ingentilito la serata dicendo che se facesse una vita tristanzuola come la sua (di Bignardi) «si sparerebbe»: «Ma lì ho riso, e credo sia l’unica cosa sincera che abbia detto in tutta la chiacchierata».
In compenso, «mi dispiace di aver ferito la sensibilità del ministro, per lui Brodolini era una persona cara». Certo, «può darsi che abbia fatto impressione vedere una signora che dice a un ministro 'sa che lei è antipatico?'. Gliel’avesse detto, mettiamo, Enrico Mentana, nessuno si sarebbe stupito». D’altra parte, la sua tecnica da intervistatrice passivo-aggressiva l’ha resa un caso a parte tra le conduttrici della tv italiana; nei programmi su libri di Canale 5 (sì, ce n’erano, e lei si fece notare), nel Grande Fratello 1 e 2 (la presentatrice laureata e minimal diede un tono all’ambiente), e poi nei programmi «suoi», Le invasioni barbariche (memorabile un duetto con Barbara Palombelli, senza smettere di sorridere si dissero di tutto) e ora L’era glaciale. «Ma io non mi sento cattiva! Parto sempre con pregiudizi positivi verso l’intervistato. Spesso non l’ho mai visto prima che entri in studio, faccio quattro interviste a puntata e gli ospiti entrano quando sono già in onda. E poi sì, a volte mi esce la zampata, è di famiglia. Mia madre, quella di cui parlo nel mio romanzo 'Non vi lascerò orfani', diceva sempre 'voi Bignardi siete delle bestie, cattive ed egoiste'. Non so, per me rimango un’emiliana schietta, quando stavo a Ferrara volevo diventare una professoressa di lettere, poi sono venuta a Milano, per anni sono stata una delle mille precarie da ottocento battute a pezzo. Ho cominciato a fare tv per caso, chiesero a Gianni Riotta che mi aveva avuto come redattrice a "Milano, Italia" di segnalare una ragazza adatta ai collegamenti esterni, e alla fine eccomi qui».