Sanremo 2013, ecco la presentazione delle canzoni in gara tra i Campioni
News inserita da: Simone Rossi (Satred)
Fonte: Ansa
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Televisione
lunedì, 04 febbraio 2013 | Ore: 16:11
Ecco una presentazione delle canzoni in gara tra i Campioni del festival di Sanremo 2013.
RAPHAEL GUALAZZI
- Sai (ci basta un sogno) - Raphael ha già ampiamente dimostrato di essere uno dei talenti più originali della musica italiana ma questa è una canzone da applausi, un inizio quasi sospeso senza ritmica, poi un'apertura soul che fa pensare alle notti all'Apollo Theatre in un equilibrio perfetto tra groove e orchestra. Da inserire nelle specie musicali protette.
- Senza ritegno - Un curioso mix tra funk e latin, con un'atmosfera generale che fa pensare che il giovane Gualazzi ha già ben chiaro che, nella musica, non si va lontano se si rimane chiusi nelle formule. Avventuroso.
ELIO E LE STORIE TESE
- Canzone mononota - Signori giù il cappello. Questa è una canzone che andrebbe portata nelle scuole per diffondere il piacere della musica. Un concentrato di intelligenza, tecnica e irresistibile comicità. Come spiegato dal titolo, il brano è costruito attorno a una sola nota e potrebbe avere come sottotitolo «storia della canzone in tre minuti». Una storia che fa schiantare dalle risate ma che è un saggio di virtuosismo da brividi. Da assumere più volte al giorno in questa nostra epoca così difficile.
- Dannati forever - C'era da aspettarselo che «gli Eli» avrebbero giocato con la par condicio. Nella consueta (per la band) miscela di raffinatezze tecniche, scorre un testo che scherza con la masturbazione («continuamente pisello toccato»), manda all'inferno «onanisti, comunisti, Gengis Khan, sodomiti, giornalisti, esodati, nudisti, moderati», esclama «pergiove, perdinci, perdiana, perbacco» e maliziosamente racconta «dopo una cena elegante all'improvviso fornichi». Della serie: una risata vi seppellirà.
MALIKA AYANE
- Niente - Il pezzo l'ha scritto Giuliano Sangiorgi, la voce dei Negramaro. Si sente la sua personalità che porta Malika in un mood diverso dalle atmosfere felpate cui ci ha abituato. C'è molta intensità e un'apertura melodica che le offre la possibilità di colpire note difficili. Un abito chic per la tradizione.
- E se poi - Anche questa l'ha scritta Giuliano Sangiorgi. «E se poi» è una canzone più vicina allo «stile Ayane», con il suo andamento di un'eleganza vagamente indolente. La rivincita delle sfumature.
SIMONA MOLINARI con PETER CINCOTTI -
- Dr Jekyll Mr Hyde - Un inedito di Lelio Luttazzi che è uno dei fiori all'occhiello di questo festival. Con la preziosa complicità del piano di Cincotti (che si concede un assolo in 4/4 swing), Simona Molinari è perfettamente a suo agio in questo saggio di squisita ironia nonsensical («ti ho visto ridere di fronte alle disgrazie della gente ti ho visto piangere durante la cattura di un serpente ma tu chi sei? Verosimilmente non lo sai e la stessa sorte tocca noi che siamo tutti mezzi matti un poco Dr Jekyll a Little Mr Hyde»). La terapia del sorriso.
- La felicità - Simona Molinari canta con la voce filtrata dall'effetto «radio» in un brano dal gusto retro arricchito dalle note «stride» di Cincotti. Innocuo.
CHIARA
- L'esperienza dell'amore - Per diverse ragioni, c'è molta attenzione attorno alla vincitrice di X Factor. Chiara ha una bella voce e affronta con sicurezza e ammirevole confidenza con l'intonazione la canzone scritta da Federico Zampaglione insieme a suo papà Domenico. Una hit potenziale.
- Il futuro che sarà - Il testo è di Francesco Bianconi e in questo momento in Italia non sono in molti a scrivere versi in musica di questo livello. La struttura musicale è interessante, bella la coda con il bandoneon. Una modesta proposta: suonarla all'Ariston con Richard Galliano? Il fascino della parola scritta.
DANIELE SILVESTRI
- A bocca chiusa - Daniele (ahi, ahi) non ha finito i compiti e oggi si è ascoltato il provino piano e voce. Che va già bene così (non sarebbe poi tanto male se qualcuno scegliesse una versione così minimale). Un bel testo che parte dalla citazione della Società dei magnaccioni e si avventura con sguardo disincantato verso la cronaca dell'impegno militante («passa il corteo si riempiono le strade e semo tanti che quasi fa paura o solo tre sfigati come dice la Questura e le parole, si lo so, sò sempre quelle scuola lavoro che temi originali se non per quella idea de esse tutti uguali»). Semo romani ma la sappiamo lunga. Anche a bocca chiusa.
- Il bisogno di te - Ecco il Daniele Silvestri più scanzonato che fa rima con idea e Mennea. Il fratello di «Salirò».
MARTA SUI TUBI
- Dispari - Sono la presenza più sorprendente del cast ma da anni una realtà di spicco del panorama indie italiano. E all'Ariston si presentano con questo bell'esempio di fusione tra tempi dispari e la comunicativa di una canzone che ha momenti molto coinvolgenti e un testo che cita Oscar Wilde, Sonic Youth, Motorpsycho, Mallarmè. Se Povia fosse in ascolto e prendesse appunti ...
- Vorrei - Ecco a Sanremo il suono del neo folk che sta conquistando il mondo del rock, molto originale e tecnicamente complesso. Da non perdere il verso: «chiedo perdono alla pastorizia perchè con la mia condotta ho umiliato la reputazione della pecora nera». L'intelligenza dell'indie.
MARIA NAZIONALE
- Quando non parlo - Anche questa è una scelta coraggiosa, perchè Maria Nazionale ancora non ha ottenuto fuori da Napoli l'attenzione che merita la sua voce. Enzo Gragnaniello ha firmato questa rilettura in chiave partenopea del Fado, speziata di etno pop. Il suono del teatro.
- È colpa mia - Peppe Servillo e Fausto Mesolella (Avion Travel) sono gli autori di questo brano con un testo in napoletano. Un sapiente omaggio alla tradizione con una metrica sofisticata e qualche eco di «My Way». Evocativa.
ALMAMEGRETTA
- Mamma non lo sa - Raiz ha già dimostrato che con l'orchestra può fare cose splendide. Mamma non lo sa è in puro stile Almamegretta, un sound che sa anche sfidare l'oscurità. Se esiste la tradizione sanremese, questa è l'altra faccia della luna.
- Onda che vai - Anche Onda che vai è stata firmata da Federico e Domenico Zampaglione che, sulla spinta di un bel basso synth, hanno consegnato agli Alma« una bella canzone popolare che poi ha indossato gli abiti della modernità. Il sound del meticciato.
SIMONE CRISTICCHI
- Mi manchi - È una sorta di mix tra una canzone popolare romana e Sergio Endrigo questo pezzo che ha qualche passaggio tecnicamente non facile. Un Baedecker delle possibili immagini per indicare la mancanza della persona amata. L'amore ai tempi di Twitter.
- La prima volta (che sono morto) - Un testo densissimo di parole, per pubblicarlo su carta ci vorrebbe un supplemento. Ma l'idea è bella come la storia raccontata, musicalmente ci sono lo swing cantautorale e un sapore vagamente retro. Fa pensare a Zavattini.
MAX GAZZÈ
- Sotto casa - Spiega Gazzè: »il brano è un inno al dialogo tra persone, tra religioni, culture diverse, tra pensieri: la metafora della porta chiusa indica, in senso lato, la «chiusura» che oggi c'è tra credi diversi, il non ascoltarsi tra persone, il nascondersi dentro casa, dentro se stessi». Aggiungiamo un pò di patchanka e il menu è servito. Ecumenico.
- I tuoi maledettissimi impegni - Un saggio del pop in stile Gazzè, soluzioni musicali sofisticate ma senza spigoli, echi di Battiato e una musica che scorre lieve. La rassicurante leggerezza del pop.
MARCO MENGONI
- L'essenziale - Evidentemente qualcuno che ne sa più di lui, ha spiegato a Mengoni la lezione di Nanni Moretti: »ma che ti gridi, a togliere!«. E lui ha preso in parola il titolo del brano e ha confezionato un hit potenziale. Rinnovato.
- Bellissimo - Il testo è di Gianna Nannini e Pacifico, la musica della Nannini e Davide Tagliapietra. Qui tra ritmiche afro e un groove aggressivo l'orchestra può far danni e Marco potrebbe lasciarsi travolgere dal Mengoni che è in lui. Istruzioni per l'uso. Ricordarsi di Moretti.
MODÀ
- Come l'acqua dentro il mare - Uno dei fenomeni pop del momento. Nelle ultime edizioni in un modo o in un altro Kekko Silvestre e la sua band hanno dovuto dividere onori e oneri con Emma. Ora che mammà li manda soli se la giocano con le carte che conoscono meglio: il pop da melodramma. Fedeli alla linea.
- Se si potesse non morire - Visto che non è ammesso il copia incolla con le righe precedenti, si può aggiungere che i Modà hanno una chiara abilità nell'intercettare i gusti radiofonici. E già Kekko: se si potesse non morire. Diccelo a noi!
ANNALISA
- Non so ballare - C'è qualche eco di Malika in questo inno alla normalità del pop che ha questi versi: »no io non so ballare, ma riesco a sentire farfalle danzare in me«. E pensare che una volta di farfalle, e zebre e raggi di luna e storie di fate, parlava Jimi Hendrix.
- Scintille - Lo swinghettino è un genere che si porta molto a Sanremo. Qui la pupilla di Amici lo interpreta con qualche modulazione armonica e il chiaro obiettivo di non uscire dal seminato della palestra di Maria De Filippi. Anche qui c'è una farfalla ma, soprattutto, ci sono l'arcobaleno dal finestrino, le rondini che tornano dall'uragano e, last but not the least, il verso »scivola scivola un brivido sulla mia schiena«. Tranquilli: ci sono anche »quegli occhi di diamante che ora scintillano«. È uno sporco lavoro ma qualcuno dovrà pure farlo.