«O l'informazione abbandona liturgie e certezze ormai sgretolate, e umilmente cerca nuove strade per parlare con la gente, per comunicare il mondo in cui viviamo in una lingua coerente con questo mondo, oppure si consegnerà da sola a una progressiva e pericolosa irrilevanza». È questo uno dei passaggi principali dell'intervento del direttore editoriale per l'offerta informativa Rai, Carlo Verdelli, reso noto durante il convegno 'InformeRai' in svolgimento presso la Camera dei deputati e organizzato dall'Area popolare. Un convegno al quale Verdelli doveva partecipare ma che poi non lo ha visto presente a causa di impegni improvvisi con il direttore generale in viale Mazzini. Un'assenza la sua, spiegata ai presenti dal capogruppo alla Camera Maurizio Lupi e alla quale si è rimediato leggendo le circa tre pagine distribuite alla stampa e agli altri ospiti.
CARLO VERDELLI (DIRETTORE EDITORIALE OFFERTA INFORMATIVA RAI) «Questo cercherò di mettere al centro del mio lavoro in Rai -ha subito aggiunto Verdelli- dovessi fallire, non ci sarà bisogno che qualcuno me lo faccia notare. Me ne accorgerò da solo e toglierà rapidamente il disturbo». Secondo Verdelli, innanzitutto, occorre partire da una questione: «Se la prima funzione del servizio pubblico è quella di tenere costantemente informati i cittadini, la Rai è l'unica azienda strutturata per assolvere (Bene? Male? Così così?) questo 'obbligò con un impiego di persone e risorse che è assolutamente fuori dalle regole vigenti del mercato privato». Detto questo, però, il direttore Verdelli ribadisce (come già fatto in commissione di Vigilanza di recente) che la Rai «l'orologio dell'informazione Rai dà l'impressione di essersi fermato alla fine del '900, nel senso che l'approccio, gli stilemi narrativi, il linguaggio, la generosa ma un pò caotica rincorsa al digitale (si è arrivati a 250 siti variamente riconducibili al marchio Rai, che non è una ricchezza ma una dissipazione di rilevanza) risentono in generale di una certa inconsapevolezza del nuovo che intanto è avanzato».
«Chiunque auspica che la Rai sia equilibrata, sobria, educata e financo educativa -dice Verdelli- Diciamo che tutte le volte che ciò non accade si appanna la mission fondante dell'azienda, che è quella di rappresentare tutti gli italiani. È vero oggi, era vero ieri, sarà vero se alla Rai sarà affidato il compito di rappresentare il servizio pubblico». «La commissione di Vigilanza vigila -sottolinea Verdelli- è il suo compito istituzionale; i politici vigilano pure e spesso protestano, tutto lecito visto che sono i rappresentanti scelti da quel popolo a cui la Rai appartiene. È un loro diritto, non mi sogno di contestarlo -scandisce il direttore dell'offerta informativa Rai- anzi va benissimo che ci si 'tocchi il tempò ove mai si ravvisassero eccezioni acclarate, spudorate, rispetto alla regola fondativa della ditta. Ma, consentitemi di ribadirlo, questo è un tema eterno, e va comunque affrontato e gestito con sempre maggiore attenzione e cura. Non è, però, questo il tema in cima all'agenda. Non è questa l'urgenza più urgente».
MARIO ORFEO (TG1) - «Fra referendum sulle trivelle, elezioni amministrative e referendum sulle modifiche costituzionali ci aspetta un periodo in cui dovremo lavorare con il bilancino e allora come faremo a fare informazione di qualita'?». La domanda arriva dal direttore del Tg1 Mario Orfeo. Una domanda che richiama l'attenzione sulla legge della par condicio. Una legge per la quale, ricorda Orfeo, l'Agcom ha auspicato una riforma e un aggiornamento. Aggiornamento che, chiede il direttore del Tg1 «e' rimasto lettera morta? Si continuano a fare solo calcoli quantitativi come fa l'Osservatorio di Pavia» ma forse sarebbero necessari anche criteri qualitativi. Orfeo pone anche l'accento sul miglioramento registrato negli ultimi due anni e mezzo dalle testate Rai e in particolare da quella da lui guidata: «Dopo sette anni di ascolti in calo consecutivo, dall'inizio del 2013 il Tg1 ha recuperato mezzo milione di spettatori e due punti percentuali di share». Infine Orfeo insiste sulla necessita' di garantire il pluralismo che significa «garantire le diverse idee, dare loro la giusta rappresentazione che equivale quindi al diritto di accesso all'informazione da parte di tutti, considerando non derogabili obiettivita', completezza, indipendenza».
MARCELLO MASI (TG2) - «I Tg hanno mantenuto invariati i loro livelli di gradimento, mentre ogni anno ci sono milioni di spettatori in meno sulle tv generaliste e per di più l'informazione non ha un costo esorbitante». Il direttore del Tg2 Marcello Masi, intervenendo al convegno organizzato da Area popolare alla Camera, 'InformeRai', ha sottolineato l'importanza dell'informazione nel servizio pubblico, citando anche le ore dedicate al referendum sulle trivelle da parte del Tg2, in particolare (nel mese di marzo ci sono stati 49 servizi) e da parte degli altri Tg Rai che hanno dedicato al capitolo 'petrolio' 3 ore, mentre le altre televisioni non hanno raggiunto nemmeno di 60 minuti. Questo per dire «che l'Italia sarebbe peggiore senza il servizio pubblico. Perche' il servizio pubblico -si chiede Masi- dovrebbe essere stato da una tv privata che fa interessi privati?». «Io lavoro sette giorni su sette incluso Natale e Pasqua e ho uno stipendio adeguato ma sarei anche disposto a ridurlo se servisse -fa notare il direttore del Tg2- uno show di intrattenimento Rai corrisponde più o meno ai costi di un telegiornale per un intero anno», come a dire che non solo l'informazione e' centrale nell'ambito di cio' che e' il servizio pubblico ma non e' neppure una voce di costo cosi' onerosa. Insomma la mission della Rai e' fondamentale e la Rai, per di più e' «la tv più virtuosa d'Europa ma questo non vuol dire che si debba restare come si e' ora. La Rai, infatti, deve essere più credibile, più autorevole e più originale: i giovani infatti non la vedono non perche' abbiano qualcosa sul mezzo in sé ma perche' cercano qualcosa di originale, di curioso ed io credo che si possa fare un prodotto migliore con i giornalisti che ci sono» aumentando la credibilita' che abbiamo con i fatti e con le idee.
BIANCA BERLINGUER (TG3) - «Il servizio pubblico deve continuare ad esistere, ma penso anche che tutti noi dobbiamo meritarci il rinnovo di questa concessione». Lo ha detto Bianca Berlinguer, direttore del Tg3, durante il convegno-confronto 'InformeRai' in svolgimento presso la Camera dei deputati e organizzato dall'Area popolare tra direttori Rai e commissione di Vigilanza. «Il rapporto con i telespettatori è molto cambiato -ha proseguito il direttore del Tg3- e deve essere rinnovato al di là del risultato d'ascolto. Chi lavora dentro la Rai e la classe politica devono interrogarsi su come deve essere il servizio pubblico in Italia. L'informazione non deve essere né conformista né omologata, bisogna indagare la complessità. Il vero ruolo dell'informazione è rappresentare un dibattito tra soggetti e soluzioni alternative».
ANTONIO DI BELLA (RAI NEWS 24) - «La sfida dell'all news collegata al web è una sfida in prospettiva. Scomettere sul futuro è fondamentale perchè sempre di più la gente si informa dal web». Lo ha detto Antonio Di Bella direttore di Rainews 24 durante il convegno 'InformeRai' in svolgimento presso la Camera dei deputati e organizzato dall'Area popolare. «Quindi dobbiamo contestualizzare, approfondire con dei richiami al web. In questo momento storico essere lasciati dominio del mercato ci renderebbe tutti più poveri. Non basta raccontare un fatto ma capire, spiegare e andare al di là degli stereotipi».
FLAVIO MUCCIANTE (RADIORAI1) - «I radioascoltatori -ha dichiarato Fabio Mucciante direttore di Radiouno- non si accontentano più ma pretendono di ascoltare in diretta i grandi fatti della scena internazionale. La nostra difficoltà sta nel saper coniugare la velocità di dare notizia con la velocità di verifica della notizia. Ma siamo convinti di poter cavalcare il cambiamento di comunicazione in atto perchè capaci di rinnovare il nostro linguaggio, di presidiare diverse piattaforme, anche digitali, perchè capaci di integrazione con i social network, fondamentali per il sistema informativo».