«Sembra di non andare mai avanti». Marco Bassetti, 49 anni, membro dell'International Board di Endemol, rilancia il ruolo strategico della produzione indipendente per il sistema Paese.
«Le tv pubbliche, come quelle commerciali, scelgono l'outsorcing per essere più competitive. In Europa la quota di programmi realizzati esternamente aumenta. Quella della Rai è una delle più basse. Il numero delle ore prodotte all'esterno è il 10% di quelle totali, pari al 20% del budget complessivo».
La Rai vuol riprendere il controllo dei programmi.
Ci si dimentica che ha sempre il controllo editoriale. In Gran Bretagna Channel Four, di proprietà pubblica, fa realizzare il 95% dei programmi dai produttori indipendenti e il restante 5% è in coproduzione. Sempre oltre Manica, il governo e la Bbc hanno creato un sistema virtuoso dove competono alla pari laproduzione interna e i produttori indipendenti, attraverso un Codice ad hoc, su una quota del 25% dei programmi. In Gran Bretagna, non a caso, ci sono cinque società di produzione esterna quotate in Borsa.
Perché si va sempre di più verso la produzione esterna?
In tutto il mondo cambiano i sistemi di produzione. A fronte di cinquanta dipendenti fissi, come Endemol Italia ne abbiamo 340 a tempo determinato e girano di produzione in produzione. E una struttura flessibile ma che non crea precarietà, in grado di premiare con rapidità il merito e il talento.
Qual è l'apporto di Endemol e degli indipendenti per la Rai?
Nessun servizio pubblico europeo ha il 43% dell'audience. Se la Rai ha mantenuto tale quota è perché ha al suo interno grandi professionalità ma anche perché si è affidata a produttori esterni. Nell'intrattenimento leggero, la quota degli indipendenti è di 130 milioni su una quota Rai di 500, concentrata soprattutto nel prime time. Sul nostro contratto da 40-45 milioni di euro annui, la Rai paga uno e incassa sei, ovvero circa 330 milioni, pari al 20-25% degli introiti Sipra. È giusto che la Rai trovi una struttura creativa interna in grado di competere con quelle esterne.
Qual'è la chiave del vostro successo come produttori esterni?
È un settore dove la creatività è fondamentale. Così come accade nella pubblicità, nella moda, nel design, dove la creatività va all'esterno. Gli Studios di Hollywood comprano dai produttori indipendenti. Perché la Cbs non produce internamente il David Letterman Show? Fabio Fazio e Daria Bignardi sanno che un produttore esterno non è solo il format ma una struttura che mette a disposizione il meglio del mercato. Fazio ha triplicato la media di rete, Daria è leader di ascolti su La7.
Dopo l'operazione Mediaset-EndemoI siete ancora indipendenti?
Nbc/Universal produce Dr. House, che va in onda su Fox. Noi in Gran Bretagna lavoriamo con Channel Five, collegata a Freemantle, uno dei maggiori produttori indipendenti. Mediaset nella prossima stagione sostituirà il nostro La pupa e il secchione, un successo, con un programma di un altro produttore.
Ha senso l'alleanza tra broadcaster e produttore?
In tutte le cordate che puntavano a Endemol c'era un broadcaster. Lo sfruttamento dei contenuti è più facile da realizzarsi da parte del produttore, che non ha vincoli rispetto a chi ha una sola piattaforma e può sfruttare la catena del valore su tutte le piattaforme.
L'acquisto di Endemol è stato un caso politico.
Non si può dire che un punto di share è un problema politico, casomai di business. La politica deve capire che questa è un'opportunità di crescita del Paese.
Marco Mele
per "Il Sole 24 Ore"