Tregua armata Sky - Mediaset che tratta con Rai per piattaforma free
News inserita da: Simone Rossi (Satred)
Fonte: Repubblica Affari e Finanza
«Mediaset l’ha scampata bella», deve essersi detto Piersilvio Berlusconi la sera del 14 aprile, guardando i risultati del voto e pensando alla legge Gentiloni che non pende più come una spada di Damocle sulla testa del Biscione.
I mercati però non sono stati dello stesso avviso, e il titolo che stava sopra i 6 euro alla vigilia del week end elettorale, il 15 aprile è calato fino a 5,80. Il ritorno di Silvio a Palazzo Chigi stavolta non risolve i problemi di Mediaset, che infatti si trova al centro di una complessa trattativa che la condurrà a due diversi accordi con i suoi ‘nemici’ storici, la Rai da una parte e la Sky di Murdoch dall’altra. Non è la «pax televisiva» ma una tregua armata. Una specie di Yalta, più che altro.
La sfida e i problemi che Mediaset si trova davanti volano oggi ben più alti dei palazzi della politica italiana. E i mercati l’hanno capito. Dopo il 15 aprile infatti il titolo del Biscione ha continuato a scendere ancora, poco alla volta. Tanto che quando, mercoledì scorso, Goldman Sachs ha diffuso il suo «sell», «vendere» su Mediaset, è andato ancora un po’ più giù, ma alla fine neanche poi tanto.
«La verità è che i mercati hanno già scontato da tempo il fatto che il disegno di legge Gentiloni non sarebbe mai passato commenta un analista finanziario e ora a preoccuparli è che al rallentamento del mercato italiano potrebbe sommarsi anche quello spagnolo, dove la controllata TeleCinco non sembrerebbe in grado di ripetersi ai livelli tenuti finora».
Il fatto è che il gruppo ha decisioni importanti da prendere sul suo futuro. Il suo predominio nell’ambito del duopolio tv con la Rai non è in discussione. E’ in discussione il fatto che quel mercato è a termine. Per tre ragioni.
Perché nel 2012 la tv analogica non ci sarà più: al posto degli 11 canali nazionali che hanno fin qui garantito il duopolio ce ne saranno una sessantina almeno, che frantumeranno l’audience.
Perché nel frattempo il pubblico della tv generalista si assottiglia progressivamente, perdendo proprio le fasce pubblicitariamente più appetibili.
Perché infine, ed è forse la minaccia più pressante, proprio un anno prima, nel 2011, terminerà la quarantena che l’Ue ha imposto a Sky in cambio del vantaggio di essere diventata l’unica piattaforma satellitare italiana: la proibizione di andare su altre piattaforme. Vuol dire che Sky potrà gestire direttamente una Iptv (e di qui le voci che la danno interessata a Tiscali) e anche affittare frequenze sul digitale terrestre, portando così la concorrenza direttamente in casa Mediaset.
Il 2011 è qui, tra due anni e mezzo. E in questi due anni e mezzo si gioca una partita complicatissima e piena di incroci tra i due maggiori contendenti. Che sembrano destinati a farsi concorrenza ma che sono anche costretti a trovare la strada di un accordo per evitare una guerra che non conviene a nessuno e che sicuramente nessuno dei due vuole.
Mediaset ha un problema: ha acquisito in autunno un pacchetto di diritti di alcune importanti serie tv da Universal e Time Warner, tra le quali ci sono titoli che vanno dal Doctor House a Law and Order.
Sono episodi che già vanno in onda su Gallery, i tre canali di pay tv di Mediaset sul digitale terrestre. Il prezzo pagato per questi diritti per tre anni, anche qui la scadenza è il fatidico 2011, è sui 450 milioni. In casa Mediaset si dicono sicuri di riuscire a portare l’investimento a break even con il solo digitale terrestre, ma sono in molti a dubitare che questo sia possibile.
Il digitale terrestre ha 5 milioni di decoder in circolazione. Di questi, quelli effettivamente usati sono circa 3 milioni e mezzo. Mediaset dichiara, per bocca di Piersilvio, di aver distribuito 2,6 milioni di carte prepagate per accedere ai canali Premium del calcio ed ai tre nuovi canali dedicati a film, fiction e serie tv.
Nel piano industriale l’obiettivo dichiarato è di arrivare al 2010 con 3 milioni di utenti, ognuno dei quali assicuri una spesa annua di 100 euro, poco più di 8 euro al mese e a Mediaset sono convinti che questo basti a coprire l’investimento. Tra gli addetti ai lavori circola invece qualche dubbio. Ancora a fine 2008 tutto il comparto del digitale terrestre dovrebbe chiudere in perdita per una settantina di milioni (anche se vanno scontati 1,5 miliardi di investimento, tra diritti e infrastrutture).
Il dubbio, tra gli analisti, è che la pay tv sul Dtt possa portare aumento di ricavi ma non redditività. Per la verifica si dovrà attendere la fine dell’anno.
Nel frattempo è però un dato di fatto che Mediaset sta trattando con Sky per portare questi stessi contenuti sul satellite. Il vantaggio sarebbe di accedere in un sol colpo ai 4,5 milioni di abbonati Sky, quelli che ogni mese versano nelle case del braccio italiano di Rupert Murdoch non gli 8 euro del Dtt, ma cinque volte tanto, 40 euro.
E’ qui che il dilemma di Mediaset viene fuori con più evidenza. Andare su Sky (prima ancora di ragionare sui termini economici e su chi ha il contatto diretto con gli utenti) porta vantaggi in termini di margini e rende redditizio l’investimento. Ma al tempo stesso rafforza Sky e ne consolida il ruolo di prima piattaforma pay in Italia, a danno proprio del digitale terrestre.
A Sky l’accordo farebbe indubbiamente comodo. Ha ovviamente una posizione di forza: gestire bouquet di canali, sistemi di codifica, payperview, servizi innovativi, costruire pacchetti su centinaia di canali e, tanto per fare un esempio, un call center da 1.600 addetti non è un mestiere che si può improvvisare. Ma ha anche un fattore di debolezza.
Nella trattativa in corso tra Sky e Mediaset, quest’ultima mette sul tavolo un pacchetto composto dai canali di fiction insieme con i diritti del calcio per il campionato 20092010, che per Sky sono importantissimi. Quei diritti, per il triennio 20072010, erano stati acquistati da Mediaset e poi rivenduti a Sky, ma solo per i primi due anni (Sky non aveva potuto rilevare l’intero triennio per i vincoli imposti dalla Ue).
E’ pressoché certo che Sky e Mediaset arriveranno ad un accordo. Ma si tratterà di un tregua armata. Mediaset non può certo pensare di fare la guerra a Sky, valutazioni vicine al Biscione fanno circolare la convinzione che una quota di mercato pay tra il 15 e il 20% (oggi è al 12%) sarebbe una meta apprezzabile e non darebbe troppo fastidio al gruppo di Murdoch. Ma sarà vero o è solo tattica?
Ed è qui che si inserisce un ulteriore elemento, che al momento sa parecchio di fantatv, ma parte da un dato di fatto. Mediaset e Rai stanno lavorando ad una piattaforma satellitare in chiaro ma codificata.
Con il passaggio al digitale e lo spegnimento della rete analogica resteranno angoli del paese che non conviene raggiungere con i ponti radio terrestri. Zone di montagna soprattutto, che dovrebbero corrispondere al 6% della popolazione. Il modo più economico è raggiungerle con il satellite. Rai e Mediaset sono già trasmesse via satellite con una copertura che va dall’Europa meridionale al Nord Africa.
Quando mandano in onda contenuti premium, come la Formula Uno o gli Europei di calcio per Rai, o il MotoGp per Mediaset, programmi per i quali non hanno i diritti per l’estero, devono però oscurare i canali penalizzando anche quel 6% di utenti italiani.
La soluzione è trasmettere tutti i canali con una codifica, ma distribuendo gratuitamente la tessera da inserire nel decoder satellitare, in modo da assicurare che la loro visione sia possibile esclusivamente in Italia.
Le trattative per far decollare questo progetto vanno al momento un po’ a rilento (e questo è uno degli aspetti che crea qualche sospetto) ma va anche detto che il problema non è urgentissimo e che, volendo, il tutto potrebbe essere risolto in pochi mesi, sicuramente entro la fine di quest’anno.
La fantatv inizia qui, perché si può ipotizzare che su questa piattaforma, ancora senza un nome ufficiale ma conosciuta come FreeSat, Mediaset potrebbe far viaggiare i suoi canali pay in modo del tutto indipendente da Sky. Che questo sia tecnicamente possibile è da vedere e in effetti i più ne dubitano. Che sia economicamente sostenibile è ancora più dubbio. Ma resta il fatto che è comunque un argomento che un po’ infastidisce Sky.
I due, Sky e Mediaset, sono comunque destinati, quasi condannati, a trovare un punto di incontro per i prossimi tre anni almeno. E Mediaset deve accelerare la diversificazione rispetto a un modello di business ancora troppo dipendente dalla pubblicità analogica. L’operazione Endemol va esattamente in questo senso, e tra l’altro spinge in una direzione che è proprio l’opposto della conflittualità con Sky. Insomma se non sarà una rotta di collisione, almeno il tasso di competizione tra i due è destinato ad aumentare. Non è quel tipo di problemi su cui da Palazzo Chigi si possa influire più di tanto. E i mercati lo sanno.
Stefano Carli
per "La Repubblica Affari e Finanza"