Lombardia, gi scontro sull'assegnazione delle frequenze digitali tv locali
News inserita da: Giorgio Scorsone (Giosco)
Fonte: La Repubblica - Milano
D
Digitale Terrestre
sabato, 12 settembre 2009 | Ore: 00:00

Le frequenze digitali disponibili saranno al massimo 55: di queste, 25 saranno assegnate agli operatori nazionali (Rai, Mediaset, Telecom, Gruppo Espresso, D-free, H3g, Tele Capri e Europa 7, più 5 frequenze messe a bando) e le restanti se le dovranno spartire le emittenti locali. Che in Lombardia però sono circa 40. Ma non si diceva che con il digitale ci sarebbero stati più canali televisivi? Sì, ma quello che cambierà non è il numero delle frequenze, bensì la capacità trasmissiva di queste: a una frequenza analogica (che trasmetteva un solo canale), adesso corrisponde una frequenza digitale - un multiplex- in grado di ospitare fino a sei canali (a seconda della qualità video).
Gli accordi nazionali prevedono che ciascuna tv locale possa trasformare la propria frequenza analogica in digitale e possa quindi diventare "operatore di rete". Ma è proprio qui che nascono i problemi. «A tutti quelli che avevano una frequenza analogica ne è stata promessa una digitale - spiega il professor Francesco Siliato, ricercatore al Politecnico di Milano - ma se nessuno farà un passo indietro, non ci sarà posto per tutti».
Nel frattempo, molte delle emittenti locali si sono preparate per effettuare il grande salto. «Abbiamo già deciso e faremo domanda per diventare operatori di rete - afferma Fioravante Cavarretta, direttore generale di Telenova - adesso siamo già sul digitale, per noi avere la disponibilità di più canali è fondamentale». Stessa posizione per Maurizio Giunco, di Espansione Tv: «Anche noi cercheremo di avere un intero multiplex a disposizione: si tratterà di capire quali sono le frequenze utilizzabili». E c'è anche chi è pronto a vendere cara la pelle, come Davide Gardini di Telesettelaghi, che ha deciso anche lui di passare in digitale: «La tv è un'impresa. Non si può chiedere a chi lavora da vent'anni di chiudere all'improvviso. Tutti dovranno avere la frequenza garantita».
Marco Rossignoli, presidente dell'Aeranti Corallo, l'associazione che riunisce le emittenti locali italiane, per il momento è guardingo anche se su un principio non è disposto a retrocedere: «Noi sosteniamo da sempre che nei futuri scenari digitali le tv locali dovranno essere operatori di rete al pari degli altri. Si tratta di principi normativi scritti nero su bianco che dovranno essere applicati, nei limiti delle risorse tecniche».

Ma per la Lombardia questo è un po' meno vero che per altre regioni. «È una questione di orografia - continua Rossignoli - Nella Pianura padana non ci sono schermature fisiche, si tratta di un'area molto ampia dove il segnale si estende bene». Perciò i bacini di utenza di ciascuna delle frequenze sono larghi e coprono zone molto estese, aumentando il rischio affollamento.
Due sono le soluzioni che si profilano all'orizzonte. La prima riguarda la possibilità che gli operatori nazionali facciano un passo indietro e lascino, almeno in alcune zone, alcune frequenze libere a disposizione delle tv locali. La seconda, più realistica, riguarda la possibilità che le emittenti minori si consorzino per sfruttare insieme le potenzialità delle frequenze. «In questo modo - spiega Sandro Parenzo di Telelombardia - più tv potranno convivere sullo stesso multiplex, che è in grado di trasmettere fino a sei canali».
II prossimo appuntamento sarà un tavolo tecnico in cui verrà illustrata la situazione delle frequenze lombarde e a cui parteciperanno le parti interessate. Nel tentativo di scongiurare barricate e ricorsi al Tar.
Luca De Vito
per "La Repubblica - Milano"
per "La Repubblica - Milano"