II digitale terrestre si diffonde rapidamente nelle famiglie degli italiani. È da verificare, però, cosa produrrà tale affermazione in termini di qualità dei programmi, di maggiore concorrenza e di maggior pluralismo. Lo slogan del
Prix Italia, per la quarta volta ospitato da
Torino, culla della televisione italiana, è "
Il futuro è in onda".
Per tre milioni di cittadini di 900 comuni delle province di Torino e Cuneo il futuro dovrebbe cominciare da domani, quando, sino al nove ottobre, la televisione terrestre si convertirà tutta al digitale. «Il digitale porta quattro novità - sottolinea Paolo Romani, viceministro delle Comunicazioni - i nuovi contenuti, l'interattività, l'Alta Definizione e la tv sul mobile. Sul digitale terrestre il sistema Paese si è mosso come tale, dalla legge 66 in poi, insieme alle Regioni e il modello italiano ha raggiunto risultati straordinari. A fine 2010 il 70% degli italiani avrà la tv tutta digitale». Andrea Ambrogetti,presidente dell'associazione Dgtvi, che raccoglie gran parte degli operatori, aggiunge: «L'Italia sta conquistando la leadership del digitale terrestre, che ha raggiunto una penetrazione pari al 45% delle famiglie».
Negli ultimi tre mesi si sono venduti un milione e mezzo di apparati riceventi, tra decoder e televisori con decoder integrato. L'utilizzo della tv attraverso il decoder digitale terrestre è salito al 16% ad agosto rispetto al 16,6% del satellite, a pagamento e gratuito. Un anno fa i punti di differenza a favore del satellite erano una decina. Solo
Boing e
Rai4, però, a livello nazionale, hanno ascolti significativi.
Nell'area Torino-Cuneo l'80% delle famiglie ha un ricevitore digitale terrestre, con il satellite si arriva al 90% (ma alcuni programmi Rai non si vedono più su Sky). Avvio discreto anche per TivùSat: «L'obiettivo è avere 300mila carte con il decoder nei negozi entro la fine dell'anno - spiega Luca Balestrieri, presidente di TivùSat - per ora abbiamo quasi 25mila attivazioni».
In Europa e in Canada c'è chi si chiede se l'aumento dei canali e l'investimento richiesto per la conversione degli impianti (1.400 a Torino-Cuneo) produrrà automaticamente più qualità. La loro risposta è piuttosto negativa. Giacomo Mazzone, direttore audit strategico dell'European Broadcasting Union, segnala la diversità delle politiche nazionali per arrivare alla tv digitale e il forte ritardo dell'Europa orientale rispetto a quella occidentale.
Tornando in Italia le comunità montane e i comuni interessati protestano per la non estensione ai propri impianti del segnale digitale Rai. «Sono solo 120-130 impianti, stiamo attivandoci» commenta Romani. Sul decoder unico, fortemente appoggiato dalla Rai, invece, il viceministro delle Comunicazioni frena: «Se ne parlerà quando tutte le piattaforme, compresa la IpTv via cavo, avranno una diffusione equivalente».
Marco Mele
per "Il Sole 24 Ore"