Torino, l'antennista Rai ammette: 'Sul digitale sarebbe stato meglio aspettare'
News inserita da: Giorgio Scorsone (Giosco)
Fonte: La Stampa
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Digitale Terrestre
mercoledì, 14 ottobre 2009 | Ore: 00:00

E’ ormai chiaro, dai messaggi non solo al nostro sito, che le difficoltà e i problemi sono molti. Qual è il suo parere sul passaggio al digitale?
«Lei mi chiede un giudizio “politico”, io sono un tecnico. Diciamo che, da utente, sono perplesso».
Parliamo da tecnico, allora. Perché così tanti problemi sulla ricezione dei canali?
«I segnali digitali, rispetto a quelli analogici, hanno una potenza inferiore e hanno bisogno di ripetitori e trasmettitori più vicini. Le antenne devono essere il più allineate possibile; bastano pochi gradi perché il segnale si perda. Ecco il motivo per cui sia il presidente del consorzio Dgtvi sia il viceministro Romani ripetono che occorre intervenire sulle antenne».
Questo non giustifica il fatto che, nell’arco di una stessa giornata, un segnale arrivi, poi si perda, poi torni. Qual è la causa?
«Onestamente questo non mi risulta. Diciamo però che il maltempo o le variazioni del clima possono interferire».
Scusi? Vuol dire che se piove il segnale digitale così tanto decantato si perde per strada?
«Il vecchio segnale analogico, avendo più potenza, resisteva meglio agli “ostacoli”. Il digitale è una sequenza di bit: se oltre un certo numero di questi bit si perde s’interrompe totalmente il segnale. Il problema, perché tutto funzioni, è che la qualità in partenza dev’essere uguale a quella del segnale di trasmissione e in arrivo».
Il viceministro alle Comunicazioni Romani ha dichiarato ieri a «La Stampa» che è questione di ore, al massimo di pochi giorni. Che tutto si sistemerà molto presto. Lei che è ogni giorno in prima linea, che cosa pensa? Conferma l’ottimismo del viceministro?
«Non ho la sfera magica, ma credo che ci siano ancora tanti problemi davanti a noi».
Altri problemi?
«Credo che sarà necessario aumentare la quantità di punti di trasmissione, ad esempio».
Per ora sono aumentati solo telecomandi, cavi e libretti di istruzioni.
«E la spesa, benché si fosse detto che il passaggio al digitale terrestre sarebbe stato gratuito. Sa che cosa accadrà?»
«E la spesa, benché si fosse detto che il passaggio al digitale terrestre sarebbe stato gratuito. Sa che cosa accadrà?»
Che cosa?
«Diranno che è colpa della Rai se le cose non funzionano, e quello che sta accadendo sarà un nuovo pretesto per una campagna denigratoria contro il canone. La verità è che se avessimo aspettato avremmo avuto meno problemi, aspettare ci avrebbe permesso un maggior coordinamento anche con il territorio».
Così si ostacola il progresso, le direbbe qualcuno.
«Il progresso? L’interattività, ad esempio? Di interattivo, oggi, non c’è nulla. Doveva nascere l’e-governament di gaspariana memoria. Invece, l’unica cosa interattiva a pagamento, oggi, sono gli spettacoli per adulti. Il servizio pubblico dovrebbe fare sperimentazione, ma sperimentazione di idee, di programmi istruttivi, non sperimentazione tecnologica. Mio padre, alle prese col digitale terrestre, mi dice che andiamo sempre più verso la complicazione».
Un esempio?
«Non c’è uniformità di standard, e questo è un problema».Marco Accossato
per "La Stampa"
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