
Per questo l'ex direttore di Italia1, La Cinq e Raidue, s'è inventato uno spot provocatorio ed autoironico per lanciare uno dei programmi di Rai4: Sugo, 60 minuti di gusto e disgusto in onda ogni martedì in seconda serata. Così in uno spot andato in onda in questi giorni (e mostrato in anteprima sul web da Digital-Sat), il direttore stesso di Rai4 appare in un video che ha per protagonisti due trans.
Ambientato in un bagno, il filmato mostra i due trans che parlano di un loro cliente ossessionato così tanto dal digitale terrestre da rinunciare persino al sesso. Alla fine del dialogo, dopo diversi doppi sensi, dalla stessa toilette da cui è uscito uno dei due, appare Freccero che si avvicina allo specchio e si ricompone dopo l'incontro forse osé.
«Grande eh?», si autocomplimenta al telefono il direttore di Rai4.
Di sicuro provocatorio. Forse poco istituzionale per un'azienda come la Rai. Anzi ricorda di più il Freccero di Italia1.
«È chiaro. Rai4 è una rete digitale, si muove nel nuovo, nel mondo del web. Siamo il fuoricampo della tv pubblica. Per di più io non ho i mezzi per pagare la pubblicità. Così sono io stesso che faccio il brand : il marchio «Rai4» devo pubblicizzarlo anche attraverso la mia persona».
Però ci sono diverse battute tipo «ha voluto fare quello...», oppure «il quarto canale...»
«Ormai qualunque discorso, anche politico, passa attraverso il sesso, il trans, le escort. Il mio era un altro modo per vampirizzare quello che succede nel circuito mediatico. E ne ho approfittato per lanciare il magazine Sugo».
E Sugo cos'è dunque?
«Sugo è il sangue dei media, citazione alla Hitchcock se vuole, per definire un magazine sul consumo mediatico. È un viaggio ironico e provocatorio nella terra di mezzo tra internet e tv con il quale sono presi in giro tutti i programmi che hanno parlato di politica e trans. Lo spot è stato un gioco che ho voluto fare io. Così anche lei ha conosciuto Sugo. Vede? Questa è la prova che ho avuto ragione a fare quello spot!».
Adesso con l'estensione del digitale terrestre può dimostrare il valore della sua rete. Cominciano a vedersi i risultati...
«Abbiamo stracciato Sky. Anche dal sottoscala del digitale, dove hanno messo me che ho un curriculum da direttore generale, sono riuscito a mettere la mia firma. Ne sono orgoglioso. Ricordo che quando ero a Rai Sat dissi che è come se Kakà giocasse nell'Avellino. Ma accetto comunque di dirigere questa rete perché sono un professionista. Spero tanto però di avere altre opportunità di lavoro», afferma sospirando.
Ma in questo giro di valzer di nomine l'hanno lasciato tranquillo...
«Che tranquillo? Sa dove sono io adesso? A Rai4. Per uno che ha il curriculum come il mio è il minimo che si possa aspettare. Per me è come niente. Anche lì faccio risultati e riesco a far parlare di Rai4, senza avere mezzi».
Ma perché uno come lei deve stare parcheggiato lì, come lei dice, nel sottoscala?
«Eh, eh..., sono un tipo scomodo io. Ho fatto 30 anni di televisione... e poi in Italia non c'è mica un mercato».
E la guerra tra Sky e Rai-Mediaset?
«No guardi, la guerra è tra Sky e Mediaset. Speriamo solo che la partita si giochi rispettando le regole così da creare mercato, concorrenza e posti di lavoro. Il momento è storico, importante quanto quello degli anni Ottanta quando arrivò la tv commerciale. Purtroppo mancano le risorse pubblicitarie perché siamo in tempo di crisi. Ma superata questa credo che il mercato mediatico potrà creare condizioni di lavoro interessanti per tutti».
Il futuro della televisione? Quale apparecchio ci sarà?
«Beh' il futuro è l'IpTv (sistema usato per diffondere contenuti televisivi attraverso connessioni ad Internet a banda larga, ndr). È chiaro che sarà cruciale il momento in cui la tv s'incrocerà con internet».
Su questo Mediaset ha presentato progetti già per il 2010...
«Dopo questo passaggio ne vedremo delle belle. Il fenomeno della "coda lunga", per il momento riservato a Internet, diventa invece un fenomeno per tutti i media. Per cui diremo basta a tutta questa audience indifferenziata e indistinta della tv generalista e ci sarà spazio per audience più qualificate e precise».
Lei cosa si augura?
«Mi auguro che un giorno ci sia un vero mercato. Quando vedo ragazzi preparatissimi che non riescono a trovare una posizione dentro la Rai resto stupefatto. C'è una creatività in giro straordinaria. Un'azienda pubblica dovrebbe prendere il meglio del meglio dal mercato. Le assunzioni si fanno per cooptazione non per merito. La vita è dura ma non credo che si possa andare avanti così...». E per il momento prepara Sugo, a modo suo.
Nino Luca
per "Corriere.it"