Chi conosce bene Vincent Bollorè dice che difficilmente arretrera' rispetto all'obiettivo dichiarato di creare un forte polo televisivo e di comunicazione nel Sud Europa e di proporsi come major europea anti-Netflix. Per riuscirci ha bisogno di un forte presidio in Spagna, che con Telecinco si è dimostrata peraltro la gallina dalle uova d'oro anche per Mediaset che la controlla. Di fronte alla mossa repentina di Vivendi, sempre piu' vicina alla soglia dell'Opa al 25,75 (26,7% con i diritti di voto), l'azionista Fininvest si è arroccato in difesa, confermando tutte le azioni legali annunciate e rilanciando con un esposto all'Agcom per chiedere interventi d'urgenza.
Intanto, con il titolo in crescita del 23% e scambi pari al 10% del capitale, scende in campo la Consob, che ha convocato 'esponenti aziendali' per una audizione prima di Natale: nei prossimi giorni, secondo quanto si apprende, dovrebbe arrivare il ceo Arnaud de Puyfontaine ad argomentare le mosse del gruppo. Ma resta da vedere se in prospettiva non si studi anche un piano B, fanno notare all'Adnkronos alcune fonti industriali, quello che in estrema sintesi potrebbe portare al dialogo con il gruppo d'Oltralpe.
Del resto, «business is business». A fronte di una difficolta' oggettiva di difesa 'di sistema' e esperite le altre possibilita' di iniziative legali e finanziarie, non è detto insomma che italiani e francesi non si siedano intorno a un tavolo e discutano del futuro. Ad oggi, certo, parlano le reazioni e i comunicati dell'azionista Fininvest e dello stesso Silvio Berlusconi che aveva chiuso all'ipotesi di intesa: era il 14 dicembre e Vivendi aveva appena comunicato l'acquisizione del 12,3% di Mediaset. Ancora ieri la holding spiegava che «nessun profilo di intervento verra' trascurato» lasciando intendere che altre azioni potrebbero seguire a quelle gia' annunciate, la denuncia alla Procura della Repubblica di Milano lo scorso 13 dicembre e l'esposto alla Consob per manipolazione del mercato e abuso di informazioni privilegiate. E anche le dichiarazioni da parte dell'Autorita' del settore (Agcom) e del governo fanno pensare che è alto il livello di attenzione in funzione 'difensiva' di Mediaset da parte del 'sistema Italia'; tuttavia è difficile pensare che, al di la' della 'moral suasion', ci siano azioni concrete che possono essere intraprese. L'azienda di Cologno non opera in un campo strategico e anche se con la controllata Ei Towers possiede reti di trasmissione sarebbe complicato per il governo dire 'no' a un imprenditore europeo in base ai poteri della 'golden power'.
C'è anche chi a tale proposito ricorda come nell'ambito della privatizzazione di Eutelsat, il primo operatore satellitare europeo nato come consorzio (allora per l'Italia c'era Telespazio), la proprieta' della societa' sia ora per un quarto in mano alla banca pubblica francese d'investimenti Bpifrance, ad altri enti e per circa il 60% ad azionisti privati. Per quanto riguarda poi l'Antitrust europeo, che è l'Autorita' che sarebbe chiamata in campo per un'operazione di questo tipo, resta da vedere quale sara' l'atteggiamento che l'organismo assumera' nei confronti dell'acquisizione da parte della Fox del magnate Rupert Murdoch di Sky Europe di cui gia' possiede il 39%. Certo se ci fosse il disco verde al gigante dei contenuti e della distribuzione che nascerebbe con l'operazione, non sarebbe facile per la Dg europea negare il via libera alla creazione di un soggetto europeo in grado di competere con i colossi Usa.
Se da un punto di vista di regole, a meno che non sia provato che Vivendi abbia agito in modo irregolare e violando le norme (di fatto macchiandosi del reato di aggiotaggio), sembra che non ci sia un baluardo difensivo che possa funzionare contro l'avanzata di Vivendi, resta da vedere se il pragmatismo del Cavaliere non vada oltre. La compattezza della famiglia che ha fatto quadrato di fronte a quello che lo stesso Silvio Berlusconi ha definito un possibile 'ridimensionamento' del ruolo da imprenditori puo' essere intaccata da ragionamenti di tipo industriale? Il futuro delle televisioni, osservano le stesse fonti, ridimensionera' il valore della trasmissione sul digitale (e relative frequenze) a favore del satellite e, in prospettiva, della banda ultralarga. Assumeranno sempre piu' valenza i distributori ma soprattutto i produttori di contenuti che saranno sempre piu' ambiti: nel risiko globale dei media è destinato a vincere chi sara' in grado di produrli, distribuirli e venderli.