Dopo una proroga di quasi un anno della precedente convenzione, il Consiglio dei ministri approva - su proposta del ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda - lo schema del provvedimento che affida il servizio pubblico alla Rai. Con il testo, che è diventato decennale, e il successivo contratto di servizio, che sarà quinquennale, il governo punta a un'accelerazione verso quella rivoluzione a più riprese chiesta al dg Antonio Campo Dall'Orto.
«Dopo 22 anni approvata la nuova concessione Stato-Rai. Una occasione per rilanciare il servizio pubblico», scrive su Twitter il presidente del consiglio Paolo Gentiloni. «Spero davvero che ora ci sia la spinta decisiva per il cambiamento di Rai che tutti aspettano, ma che stenta a prendere forma», commenta il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli. Il messaggio ai vertici di Viale Mazzini è chiaro: il tempo è scaduto, ora le riforme, previste già nelle linee guida approvate nel 2015 dal governo, diventano obbligatorie e non possono più essere rimandate o eluse.
«Alla Rai - spiega Giacomelli - è chiesto un nuovo piano editoriale con la riforma dell'informazione, più sostegno alle produzioni italiane e alla loro valorizzazione internazionale, una razionalizzazione necessaria di reti e canali, produzioni e programmi in lingua inglese e per tutte le piattaforme. Non meno importanti i precisi richiami ad un più attento efficientamento dei costi, alla valorizzazione delle professionalità e delle risorse interne, ad un uso leale e corretto della pubblicità». «Su questi punti - aggiunge - deve finalmente prender corpo un nuovo progetto editoriale che punti ad un servizio pubblico innovativo e universale».
Di testo innovativo parla Calenda:
«Il nuovo modello concessorio - sottolinea - permetterà di realizzare un uso più efficiente delle risorse, un miglioramento del servizio e la razionalizzazione degli assetti industriali e finanziari».
Lo schema di concessione, che entrerà in vigore il primo maggio prossimo, viene ora trasmesso alla Commissione di Vigilanza, che deve fornire un parere entro trenta giorni, decorsi i quali il decreto potrà comunque essere adottato. In base alla concessione la Rai dovrà predisporre un piano editoriale, che può prevedere la rimodulazione del numero dei canali tematici, e mettere a punto la riforma dell'informazione, con la possibilità di ridefinire il numero delle testate. La riforma delle news è uno dei punti dolenti dell'azione del dg, che, dopo le dimissioni del direttore editoriale Carlo Verdelli, sta elaborando un nuovo progetto che parte dal rilancio del digitale.
Dal punto di vista finanziario, alla Rai è consentito lo svolgimento di attività commerciali ed editoriali non rientranti nel servizio pubblico, purché non risultino di pregiudizio al migliore svolgimento dei servizi pubblici concessi. Tali attività non possono essere prevalenti rispetto a quelle oggetto di concessione e devono essere remunerate da ricavi diversi dal canone. Il costo del servizio pubblico è coperto da una quota del canone e, ai fini di una corretta individuazione dei costi per la determinazione del suo ammontare, Agcom e Mise verificano annualmente la realizzazione degli obiettivi di efficientamento e razionalizzazione indicati nel contratto di servizio.