Lunedì scade il termine entro il quale Vivendi deve comunicare all'Agcom il metodo con il quale allentare la presa su Mediaset: la via confermata è quella del 'congelamentò della quota di voto sotto il 10%, anche se per la risposta i francesi si prenderanno tutto il tempo disponibile. Anche perché in parallelo si studia il ricorso al Tar contro la decisione dell'Authority, che ha le stesse scadenze. Tempi molto più lunghi invece per la cessione, promessa alla Ue, della quota del 70% in Persidera: il dossier non è ancora passato nemmeno per il Comitato controllo e rischi di Tim. Tecnicamente la soluzione individuata per la partecipazione in Mediaset è quella di conferire a un 'trust' quasi il 20% del capitale, con circa un anno a disposizione per vendere. Più o meno lo stesso tempo che darà il ricorso al Tar, mesi sufficienti per trovare un accordo con Mediaset per uscire dal vicolo nel quale si trovano entrambi. A partire dal fatto che le parti, con Tim nel mezzo, non possono fare molto su mercati apparentemente minori come quello dei diritti televisivi del calcio: il rischio che scatti il 'concertò è troppo elevato e nessuno intende accollarsi il costo di un'Opa sul Biscione. Trattative reali non sono ancora iniziate e potranno mettersi in moto solo dopo l'assemblea di Mediaset del 28 giugno, che appare avviata in un clima non di guerra. Anzi.
Vivendi non ha presentato liste per i sindaci né richieste di integrazione all'ordine del giorno, che invece comprende la delega al Cda per l'acquisto di azioni proprie fino al 10%, una mossa che accrescerebbe il controllo di Fininvest. È di fatto escluso, specie dopo la risposta all'Agcom, che Vivendi depositi in assemblea più del 9,9% dei diritti di voto, anche se spetterà al presidente dell'assise, Fedele Confalonieri, accettare o meno la presenza dei francesi in una situazione comunque inedita. Ma il clima appare sereno, con nessuno che sembra volere fare sgarbi all'avversario di oggi che poteva e potrà ancora essere il partner del futuro. E la Borsa attende: Mediaset e Telecom hanno concluso la settimana sostanzialmente piatte mentre Vivendi ha corso a Parigi sui massimi da un anno mezzo, guardando però a un'altra partita. Quella per il controllo del gruppo dei videogiochi Ubisoft, nel quale Bolloré ha investito molto senza finora averne il controllo: presto potrebbe lanciare l'attacco decisivo, mossa che sta scaldando i mercati.
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