Subito prima di Natale in Gran Bretagna Bt ha lanciato Vision, un servizio di tv via Internet ma non solo. E’ una notizia molto importante. Ma non tanto perché il management delle telecom britannica guidata da Ben Verwaayen si aspetti da subito una folla di abbonati al nuovo servizio. Le stime annunciate parlano di 23 milioni di utenti nel medio periodo, il che significa, ad essere ottimisti, tra due o tre anni. Nel frattempo il servizio assorbirà 150 milioni di euro di investimenti l’anno. Il fatto è che questa notizia è il segnale di una partita complessa che si è avviata sul mercato inglese che, per quanto riguarda banda larga e servizi video avanzati è quello più all’avanguardia in Europa e forse nel mondo. Più della Francia, che è oggi il mercato con il maggior numero di utenti Iptv; più dell’Italia, di cui si dice sempre che ha una infrastruttura di rete (il sistema di cavi ottici e in rame e di centrali) migliore di quella britannica e forse anche francese.
Questa vicenda vede Bt incrociare le armi con due concorrenti non tradizionali per una telecom, come Rupert Murdoch e Richard Branson. Ma come tutte le storie che di questi tempi toccano Internet non si può non partire, anche stavolta, da Google.
Il perché il mercato britannico dell’Iptv sia oggi il più dinamico è nei numeri non degli abbonati agli accessi superveloci, ma di quelli del mercato della pubblicità online.
«Le ultime stime dicono che sul solo mercato britannico Google ha raccolto nel 2006 pubblicità online per 900 milioni di sterline, oltre 1,4 miliardi di euro - enumera Augusto Preta, direttore generale del centro studi ItMedia Consulting - Vuol dire che raccoglie più pubblicità di un canale tv tradizionale, come Channel 4, e che il suo fatturato pubblicitario in Gran Bretagna è comparabile da solo al fatturato della pubblicità online in tutto il resto d’Europa».
Questo vuol dire insomma che qui c’è un mercato vero, non più solo potenziale. Con questi numeri gli investitori pubblicitari perderanno rapidamente le residue diffidenze verso il nuovo mezzo di comunicazione e l’attacco alle quote di mercato della tv entrerà nel vivo.
Finora ci sono state mosse preparatorie. Un anno fa la BskyB di Murdoch ha comprato Easynet, un Isp con una sua infrastruttura di rete non molto estesa, con una copertura inferiore al 30%. Dopo pochi mesi, lo scorso luglio, BskyB ha rivelato i contorni della sua iniziativa: offrire gratis connessioni base a banda larga base (fino a 2 mega e con un tetto di 2 giga di download, oppure pagando 5 sterline al mese per un tetto più ampio o 10 per un uso illimitato). Finora BSkyB ha raccolto in questo modo, tra i suoi 8 e passa milioni di utenti satellitari, 204 mila abbonati e dichiarazioni di interesse da un totale di un milione di potenziali nuovi utenti. Parallelamente ha portato la copertura della rete ex EasyNet al 51% della popolazione britannica, con l’obiettivo di arrivare al 70% tra un anno. Murdoch sta investendo 250 milioni di sterline (poco meno di 400 milioni di euro) di qui ai prossimi due anni su questa iniziativa denominata Sky Broadband. Agli utenti viene consegnato un router gratuito per la connessione, la possibilità di fare telefonate Voip e l’accesso a programmi on demand.
Ma non si è mosso solo Murdoch. Anche il piccolo ma dinamico Channel 4 (canale pubblico ma interamente finanziato dal mercato), ha deciso di mettere tutti i suoi canali in Rete. E soprattutto l’altro grande gruppo tv, la Ntl, ormai guidata nelle sue strategie di fondo dal nuovo maggior azionista, Richard Branson, cerca di farsi largo. Branson ha provato a lanciare un’opa nelle scorse settimane sull’altro network tv privato, Itv, ma è stato stoppato dallo stesso Rupert Murdoch.
Per Ntl la partita è essenziale: ha poco più di 2 milioni di abbonati alla sua tv via cavo, ha digitalizzato ormai al 90% la sua rete e iniziato a vendere anche accessi al Web. In più ora, con i telefonini di Virgin portati da Branson, è l’unico operatore che possa formulare offerte «quadruple play», ossia voce, Internet, tv e mobile. Ma ha bisogno di incrementare le sue potenzialiltà . Poteva farlo sul versante dei contenuti, e ci ha provato con il tentativo di acquisire Itv. Ora dovrà muoversi di più sul versante Internet e sul campo d’azione proprio delle telecom. Qui incontrerà una concorrenza agguerrita.
C’è anche Tiscali Uk, che ha da poco acquisito una società specializzata in Iptv, HomeChoice, che le ha portato in dote i suoi primi 45 mila utenti di tv via Internet. Ma troverà soprattutto Bt e la sua Vision.
Vision, nei fatti, è un sistema ibrido. Digitale terrestre più banda larga. Agli utenti di Bt che si abboneranno al nuovo servizio verrà chiesto un contributo una tantum di 90 sterline (135 euro), ma riceveranno un decoder del valore di 190 sterline. Questo verrà collegato da una parte alla vecchia antenna tv terrestre, dall’altra alla linea telefonica. Con questo sistema gli utenti potranno vedere gratis i 40 canali in digitale terrestre già messi in onda da Bbc, Sky, Itv. E, attraverso la linea telefonica a banda larga, potranno invece accedere ad una serie di contenuti a pagamento. E qui Bt ha fatto le cose in grande. Ha stretto accordi diretti con molte major hollywoodiane (Disney, Viacom, Paramount), per portare contenuti delle più diverse tipologie, dai film alle fiction tv, dalle news alla musica di Emi e Mtv. Ma ci sono anche nuovi servizi, legati alle potenzialità del decoder, che è per ora prodotto in esclusiva dalla Philips.
Il decoder è infatti dotato di una memoria con una capacità di 80 ore di trasmissione e può fungere quindi da videoregistratore, sia per i contenuti trasmessi in digitale terrestre, sia per quelli che possono essere scaricati on demand attraverso la banda larga.
La partenza di Vision è stata in qualche modo affrettata. I primi abbonati vedranno arrivarsi in casa un addetto di Bt ad installare il tutto perché la versione «plug and play», autoinstallante, arriverà solo nel corso del 2007. In compenso dalla prossima estate arriveranno su Vision anche gran parte delle partite del campionato di calcio inglese.
La vera sfida, in sintesi, è oggi a piazzare settopbox nel maggior numero possibile case dei sudditi di sua Maestà . I britannici sono grandi consumatori di media di tutti i generi. Guardano anche più tv degli italiani, leggono di più, vanno di più su Internet. E il boom di pubblicità online raccolta da Google ne è una prova. Ma adesso, per fare il salto definitivo nell’era dell’Iptv, per far decollare il video on demand e per far nascere un vero mercato dai cosiddetti contenuti autoprodotti, i videoblog, bisogna superare il collo di bottiglia della rete fisica.
Oggi la Gran Bretagna è coperta al 90% da una rete con una capacità media di 2 mega. E così non si va lontano. Occorre passare al cosiddetto Next Generation Network, le reti di nuova generazione. Che comportano forti immobilizzazione di risorse per portare la fibra ottica almeno fino alla base degli edifici ma possibilmente fino alle abitazioni. E per fare questo la Gran Bretagna ha abbandonato il modello che ha seguito per venti anni, quello «facility based», basato cioè sulla concorrenza tra reti diverse. Da due anni sono passati al modello adottato nel resto dell’Europa continentale: quello della rete unica con la concorrenza spostata sui servizi. E’ da qui che è nata l’operazione OpenReach, la rete di accesso scorporata da Bt.
Servirà ancora un po’ di tempo a fare le nuove reti, ma adesso che non c’è più il rischio di disperdere risorse sull’infrastruttura tutti si possono concentrare esclusivamente sui servizi. E quelli di queste settimane sono i primi risultati.