La televisione italiana si sta avviando verso un'altra rivoluzione che ne cambierà per sempre il volto e le tecniche. Si tratta di una rivoluzione che, di fatto, si inserisce in quella già in corso, e che si chiama «tv digitale», solo che le passa davanti e la supera di molte lunghezze.
La notizia dell'inzio di questa rivoluzione è contenuta in un comunicato di poche righe (passato quasi inosservato) nel quale si dice che la Rai ha dato incarico alla Cisco di mettere a punta un set-top-box (per la tv digitale) che consenta di «fare» anche la lptv (leggi il comunicato pubblicato su Digital-Sat). Come si vede un bel miscuglio di sigle, quasi da mal di testa. Allora bisogna cercare di fare luce.
La Rai è la Rai, e qui non c'è problema perché la conoscono tutti. La Cisco, invece, è meno nota al grande pubblico, anche se poi tutti la «usano» ogni giorno. Cisco è infatti l'azienda americana che produce moltissime cose, ma sopratutto i famosi «router», le macchine che consentono a Internet di essere quello che è. Spesso si dice, come battuta, che senza Cisco Internet non esisterebbe e in parte è vero. Quelli di Cisco sono, insomma, i maghi di Internet, i più bravi a far girare i segnali lungo la Rete delle reti.
La tv digitale terrestre e in parte già in funzione e molti la conoscono. Per chi la riceve in casa non c'è molta differenza rispetto alla tv tradizionale (che è di tipo analogico). Ma la differenza è enorme. In sostanza, nella tv digitale terrestre il segnale che dall'antenna centrale arriva sul nostro televisore è trasformato in sequenze di numeri. Questo consente (nello stesso spazio di frequenze) di trasmettere molti più canali tv. E questo spiega perché si tratta di una tecnologia vincente e perché entro una certa data tutta la tv sarà digitale, mentre quella analogica andrà in soffitta.
La tv digitale terrestre, però, per essere ricevuta ha bisogno che nel televisore sia inserito (o applicato di fuori) un decoder (se è esterno, si chiama appunto set-top-box), che ha la funzione di trasformare le stupide e incomprensibili sequenze di numeri in arrivo dall'antenna centrale in quello che invece dovrebbero essere, e cioè spettacoli tv, film, telegiornali, partite di calcio.
Il set-top-box (o decoder) è quindi un oggetto fondamentale: senza di esso la tv digitale non può essere ricevuta. Al punto che nei nuovi televisori il decoder è addirittura già inserito dentro dal fabbricante, e l'utente non ha bisogno di fare niente. Questi decoder sono anche stati incentivati (abusivamente, distorcendo il mercato) per spingere la gente a passare in fretta dal sistema analogico a quello digitale.
Quest'ultimo è infatti nettamente superiore al primo, e un po' tutti cercano di far passare il pubblico sulla tv digitale terrestre. Fra i molti vantaggi c'è quello che la tv digitale consente (come già detto) di aver molti più canali: centinaia invece di una decina.
Accanto alla tv digitale, però, in questi ultimi anni è cresciuta un'altra tv (anch'essa digitale, peraltro), e cioè la Iptv. La Iptv (Internet Protocol Television) non viaggia nell'etere e non ha bisogno di alcuna antenna per essere ricevuta: viaggia infatti sui fili del telefono. E si passa da una televisione all'altra esattamente come oggi si passa da un portale di Internet all'altro. E quindi le tv che girano sulla Iptv possono essere anche diecimila, non ci sono limiti. E, soprattutto, sono raggiungibili da qualunque parte del mondo. Esattamente come capita con Internet: se io voglio vedere il sito dell' americana Cnn non devo essere in America, posso essere anche sulle colline dell'astigiano, mi coIlego e vedo tutto.
La Iptv, in sostanza, è un'immensa cable-tv, è una cable-tv planetaria. E quindi è infinitamente più «potente» (e più interessante) della tv digitale terrestre, che invece trasmette da antenna a antenna, e che può essere vista solo in un certo territorio (quello servito dall'antenna centrale emittente). Quando, però, si è cominciato a pensare alla tv digitale terrestre, la Iptv era ancora cosa per pochissimi iniziati. E poi la tv digitale terrestre aveva il vantaggio di essere (come tecnica) molto simile a quella attuale (analogica), bastava aggiungere un decoder e tutto filava liscio come prima. Insomma, anche la zia o la nonna avrebbe saputo districarsi mentre con la Iptv forse le cose sono un po' più complicate.
E così è partito in Italia (come altrove) un mega piano per portare entro un certo numero di anni tutta la tv sulla piattaforma del digitale terrestre (con il finanziamento, contestato, dei decoder relativi). Questa scelta ha avuto due nemici giurati, in Italia, e cioè il professor Maurizio Decina e Renato Soru. Il primo è il nostro più grande esperto di reti di telecomunicazioni e ha intuito da subito le potenzialità della Iptv. Soru è il geniale inventore e fondatore di Tiscali (oggi è presidente della Regione Sardegna), ed era e rimane uno dei migliori conoscitori di tutto quello che avviene sulla Rete delle reti, cioè su Internet. I due hanno sempre sostenuto che erano soldi buttati quelli messi sul digitale terrestre e che meglio sarebbe stato andare sulla Iptv o, almeno, su una soluzione ibrida.
II breve comunicato della Rai a cui ho accennato all'inizio, accoglie finalmente la loro tesi. Infatti, il set-top-box commissionato alla Cisco è appunto mi oggetto ibrido. E' uno scatolotto che da una parte si collega al televisore attraverso una normalissima presa Scart. Dall'altra ha due uscite: una va all'antenna di casa (per ricevere il segnale digitale proveniente dall'etere), mentre la seconda uscita va a un modem che immette sulla rete Internet. [Per la verità il primo operatore a puntare su un'idea del genere fu Fastweb, ndr] Non solo: questo set-top-box è in realtà una specie di mini-computer (ha dentro anche un browser) e consente quindi la navigazione su Internet fesattarnente come uno fa con il suo computer). E, naturalmente, consente di ricevere tutta la Iptv del mondo.
Insomma, con la tv digitale terrestre semplice, lo spettatore sta in casa e vede quello che gli emittenti gli mandano (esattamente come accade oggi con la tv analogica). Con il set-top-box di Cisco, invece, uno può vedere la stessa tv digitale terrestre, ma può anche andare su Internet e vedersi YouTube o Babelgum o qualunque altra cosa gli venga in mente. Più tutta la Iptv che vuole. La Telecom, con Alice, e Fastweb.hanno già in proposito dei «cataloghi» ricchissimi.
Ma la cosa importante è che con il set-top-box di Cisco lo spettatore non è più un semplice soggetto passivo affondato nella sua poltrona. Se vuole, può diventare all' istante un navigatore di Internet e collegarsi quindi al mondo intero.
Ecco perché questa è una rivoluzione, ecco perché Decina e Soni (i due pionieri) hanno fatto festa. In un certo senso, grazie alle immense possibilità offerte dalla Iptv, comincia la stagione in cui sarà lo spettatore a «farsi la sua tv» invece di essere un semplice consumatore passivo della tv fatta dagli altri (Rai, Mediaset, ecc.). E' interessante che la Rai abbia imboccato questa strada (mentre sembrava assente e un po' assonnata). Nel giro di pochi anni potrebbe cambiare tutto.
Mediaset sta in silenzio, ma si sa che sta lavorando molto intensamente allo stesso progetto. Anche lì hanno capito che il futuro si chiama Iptv e quindi, senza uscire dai vecchi redditizi business televisivi, stanno trafficando per afferrare anche il nuovo.
Tutto questo movimento, però, apre un'altra questione. La Iptv per essere vista richiede che l'utente disponga di un collegamento Internet attraverso uno dei vari provider. Insomma, ritorna centrale la questione della rete di telecomunicazioni. Forse non sarebbe male organizzare una conferenza fra «televisionari» e possessori delle reti (soprattutto Telecom e Fastweb) ai fine di coordinare un po' il tutto e di non creare una giungla inefficiente.
Insomma, davanti a noi c'è una bella rivoluzione multimediale da vivere.
Cerchiamo di farlo bene e con un certo stile.