C'è una logica abbastanza chiara dietro le maggiori acquisizioni operate dalla Cisco negli ultimi due anni.
Le regina dell'infrastruttura internet vuole salire di livello, e non essere più costretta a competere su prodotti, ormai commodity, come i router standard (anche grandi), quei computer dedicati che fanno lo smistamento di internet e che per decenni sono stati il suo: quasi esclusivo, cavallo di battaglia.
Oggi, su questo fronte, deve competere nella fascia alta del mercato con cinesi del calibro di Huawei (in cinque anni cresciuta al seconde posto al mondo), ma anche con piccole aziende asiatiche dai prezzi stracciati, sui prodotti più piccolie correnti.
«Meglio salire â dice Stefano Venturi amministratore delegato della Cisco italiana âe usare la nostra tecnologia, che ormai sviluppa reti ottico-intemet a velocità di centinaia di gigabit al secondo, per saldarvi dentro le applicazioni del prossimo futuro: videoconferenze ad alta qualità , accesso istantaneo alle applicazioni professionali sofisticati software di filtro e di sicurezza media di nuova generazione, comunità online». Il tutto dentro super-router che ormai assomigliano a computer tuttofare di rete.
E si colloca qui, forse, la più originale delle nuove strategie della Cisco.
Maggior banco di prova europeo, ancora una volta, l'Italia (com'è stato per la rete Fastweb, antesignana mondiale, su standard Cisco, della telefonia su internet di massa e della larga banda condivisa).
Lo scorso 5 febbraio, (leggi il comunicato pubblicato su Digital-Sat)., è stato infatti annunciato un accordo tra la Cisco e la Rai.
Obiettivo dichiarato lo sviluppo di un set-top box (uno scato-lotto sul televisore digitale) in grado contemporaneamente, di ricevere il segnale digitale terrestre e di fare della cosiddetta Iptv, della televisione via internet.
In realtà l'accordo non si limita affatto alla fornitura, da parte di Cisco, di qualche migliaio di scatoloni prodotti dalla Scientific Atlanta, l'azienda specializzata in tv digitale acquisita nel 2005 (una delle maggiori operazioni di quell'anno).
In pratica Cisco sta lavorando con la Rai su un concetto ben più ampio: una sorta di «rete privata virtuale» a larga banda televisiva (e oltre) ritagliata dentro internet semplicemente via software.
Se ti sintonizzi, con il set-top box, su quella sorta di "super-canale" Rai ottieni tutti i servizi della rete Iptv in modo esclusivo e protetto.
Altrimenti schiacci un altro bottone e ne esci, magari per andare su un altro "super-canale" di una diversa emittente, oppure sull'internet "pubblica", per entrare da Google e vederti un video di Youtube.
Però il "super-canale" che Cisto sta creandò con la Rai avrà alcune interessanti proprietà .
Primo: può offrire film ad alta definizione, anche in presenza di Adsl non iper veloci (semplicemente caricandoli negli hard disk, piuttosto capaci, degli scatolotti).
Può associare ad ogni programma anche servizi di comunicazione (come linee di chat, forum e sondaggi istantanei) o all'inverso può proporre agli appassionati del Web 2.0 servizi di comunità integrati a video, che gli stessi partecipanti possono produrre e caricare (modello YouTube) oppure possono essere di provenienza Rai, magari messi a disposizione degli abbonati dalla stessa perché loro li modifichino, li integrino, vi aggiungano creatività (modello Bbc).
«L'Iptv come supercanale protetto dentro internet ha infine un grande vantaggio per l'emittente â spiega Venturi â Il controllo sui servizi e sui loro diritti d'uso, sulla loro redditività , lapossibilità dimirare, utente per utente, i messaggi pubblicitari Una tv capace di parlarti delle tue passioni, dei tuoi interessi, delle conoscenze che ti servono».
Una rivoluzione per il vecchio schema televisivo. E da questo punto di vista diviene chiaro perché Cisco abbia associato a Scientific Atlanta, alla Arroyo Video e alla danese Kiss technology (specialisti di entertainment digitale) sconosciute startup come Five Across, minuscoli produttori di software per creare comunità di consumatori.
La televisione secondo Cisco sarà piuttosto diversa da quella di oggi. Con la disponibilità di canali fino alle case di potenza bidirezionale superiore ai 10 megabit al secondo sarà forse una sorta di mondo virtuale comunitario come è oggi, per alcuni aspetti, quello di Second Life.
Ma potrà essere nutrito di video ad alta definizione, di videoconferenze altrettanto realistiche, di fruizioni passive interrelate a azioni attive, dal commento vocale all'autoproduzione in casa di video aggiuntivi o di modifiche creative (mashups) ai materali digitali che la rete via via offre. Il tutto all'interno di un ambiente protetto, sia per chi fornisce il servizio che per chi vi partecipa.
Giuseppe Caravito
per "Il Sole 24 Ore"