Il 15 maggio 2025 il Tribunale giudiziario di Parigi ha emesso una sentenza senza precedenti ordinando a cinque tra i principali servizi VPN — NORDVPN, CYBERGHOST, SURFSHARK, EXPRESSVPN e PROTON — il blocco di 203 nomi di dominio legati alla trasmissione illecita di eventi sportivi. Per la prima volta, le VPN vengono ufficialmente riconosciute come intermediari tecnici e quindi direttamente responsabili nel contrasto alla diffusione illegale di contenuti online.
La decisione, accolta con favore da CANAL+, riguarda siti che trasmettevano in modo non autorizzato partite di UEFA Champions League, Premier League e TOP 14 di Rugby, tre competizioni su cui il gruppo detiene diritti esclusivi di trasmissione in Francia. Il colosso francese ha definito la pronuncia una svolta legale che rafforza il principio di responsabilità degli intermediari nella filiera tecnologica legata allo streaming, sottolineando di aver promosso direttamente questa azione per difendere i propri contenuti e creare un precedente che avrà impatto ben oltre i confini francesi.
Il provvedimento si inserisce in una strategia giuridica avviata già dal 2022, quando CANAL+ ottenne i primi blocchi mirati tramite gli Internet Service Provider, proseguita nel 2024 con interventi contro i DNS alternativi, e nel 2025 con azioni legali verso CDN e servizi di reverse proxy. Ora, con l’estensione del blocco alle VPN, si completa un quadro coerente di contrasto a tutti i soggetti tecnici in grado di veicolare l’accesso a contenuti pirata. Un disegno che si rifà esplicitamente all’Article L333-10 del Code du Sport, secondo cui i titolari dei diritti possono agire legalmente per ottenere misure proporzionate a impedire la diffusione illecita dei propri contenuti.
Il riferimento normativo è del tutto allineato alla legge antipirateria francese del 14 luglio 2023, che prevede l’obbligo per le VPN di disabilitare l’accesso ai siti pirata entro 30 minuti in caso di contenuti live, sportivi o meno. Un’impostazione che segue le linee guida europee del Digital Services Act, adottata anche da paesi come Italia e Spagna, dove la responsabilità degli intermediari viene letta in chiave attiva e funzionale al blocco tempestivo delle trasmissioni illecite.
Non si tratta di una limitazione della libertà di navigazione o della privacy, ma di un intervento mirato e giustificato contro un fenomeno che continua a generare danni ingenti. In Italia, ad esempio, la recente indagine della Guardia di Finanza ha portato alla sanzione di 2.266 utenti per un totale di 349mila euro. Il nostro Paese si conferma all’avanguardia nel settore, grazie al sistema di blocchi in tempo reale gestito da AGCOM tramite la piattaforma Piracy Shield. E proprio in queste settimane, l’Autorità sta valutando i risultati della consultazione pubblica avviata con la Delibera 47/25/CONS, che punta ad ampliare il perimetro d’intervento e la rapidità d’azione.
Nel solo 2024, CANAL+ ha ottenuto il blocco di oltre 1.300 domini pirata in Francia, dimostrando una determinazione crescente nel tutelare i propri diritti e nel colpire ogni forma di violazione, anche attraverso strumenti tecnologici avanzati. La sentenza del 15 maggio rappresenta un precedente giudiziario fondamentale per il futuro dell’antipirateria in Europa.