Appuntamento intorno alle 14.00.
James Murdoch, il figlio designato da Rupert Murdoch alla successione dell'impero, lascia il quartier generale di Sky Italia a Milano e si dirige verso Cologno Monzese. Nello stesso momento,
Pier Silvio Berlusconi, il figlio di Silvio Berlusconi, il giovane manager sempre più al comando di Mediaset, esce dal suo ufficio sotto la torre del Biscione di Cologno. Il pranzo di lavoro tra i due vede sul tavolo numerose questioni aperte tra NewsCorp e il gruppo televisivo italiano: la possibilità che
la nuova offerta pay di Mediaset (cinema e telefilm sul digitale terrestre)
trovi spazio anche sul satellite di Sky; la necessità di rinnovare gli accordi sui
diritti del calcio dei grandi club. Ma anche temi di maggiore respiro: l'evoluzione delle diverse piattaforme tecnologiche, compresi IpTv e videofonini; il passaggio politico del Paese con le ripercussioni sul sistema dei media; e l'azione della Ue, tra richiami e limiti con i quali entrambi i gruppi devono fare i conti.
Quello avvenuto ieri è il
primo incontro tra Pier Silvio e James da quando quest'ultimo, già amministratore delegato di BskyB, è stato incaricato all'inizio di dicembre di guidare tutte le attività del gruppo in Europa e Asia. Pier Silvio, da maggio del 2000 vicepresidente di Mediaset, ha organizzato con cura il vertice invitando il collega-rivale nella villa di Arcore: quella dei grandi patti (non solo tra tycoon). I due
si sono incontrati da soli, faccia a faccia, e pare «
anche in amicizia» sancendo il passaggio generazionale che li vede protagonisti.
James Murdoch, 34 anni, è «un giovane manager pieno di talento, che sa combinare prospettiva internazionale e risultati», secondo la definizione del padre. E forse per questo è sopravvissuto alla selezione di famiglia per la successione ai vertici di un business che fattura 30 miliardi di dollari all'anno: i fratelli Elisabeth e Lachlan hanno infatti lasciato uno dopo l'altro le cariche operative sbattendo la porta, cercando fortuna altrove. Pier Silvio Berlusconi, 38 anni, è entrato in Mediaset, un gruppo che fattura più di 4 miliardi di euro all'anno, in punta di piedi e si è sempre mosso con massimo rispetto nei confronti del presidente Fedele Confalonieri e dell'amministratore delegato, Giuliano Adreani. Conquistando negli anni piena autonomia decisionale, grazie ai risultati ottenuti e ad alcune operazioni innovative: prima fra tutte quella sul calcio in pay per view con scheda ricaricabile. Per lui nessuna concorrenza con la sorella Marina, presidente di Fininvest e di Mondadori.
Firme durante il pranzo non ce ne sono state, e nemmeno dopo il caffè. Ma l'incontro è stato «
molto cordiale» e
ha sbloccato la trattativa sui contenuti: «
Mancano solo alcuni dettagli», fanno sapere fonti vicine a entrambe le parti. Mediaset e Sky da mesi discutono sulla possibilità che i film e i telefilm acquistati dal Biscione dalle major Universal e Warner (titoli come Doctor House, Friends, E.R. e grandi pellicole per contratti di tre anni e 450 milioni di euro) possano andare anche sul satellite di Sky oltre che sulla pay tv light appena lanciata da Mediaset sul digitale terrestre. Per Mediaset
non è solo una questione di prezzo ma anche di visibilità del pacchetto che «
non deve mescolarsi con le altre offerte commerciali del satellite». Allo stesso tempo un'intesa di massima (che replica quella oggi in vigore) è stata trovata sul calcio:
Sky acquisterà da Mediaset i diritti sui grandi club per i quali la stessa Mediaset ha cominciato (dalla Juve) a esercitare le opzioni fino al campionato 2009-2010.
Una stretta di mano tra nuove generazioni di manager che avvia nei fatti una fase di non belligeranza tra Sky e Mediaset:
Mediaset rinuncia ai progetti (che aveva con Rai)
per una piattaforma satellitare alternativa a Sky. Murdoch ospita i contenuti di Mediaset, avrà il grande calcio, e dal 2011 potrà (a termine di legge) operare anche sulle frequenze terrestri. Per un po' nessuno dei due pesterà i piedi all'altro.
Luca Veronese
per "Il Sole 24 Ore"